MIO FRATELLO E' FIGLIO UNICO ( I, 2007)
DI DANIELE LUCHETTI
Con ELIO GERMANO, Riccardo Scamarcio, Diane Fleri, Angela Finocchiaro.
COMMEDIA/DRAMMATICO
In anni di ruggenti passioni politiche, dalla fine degli anni Cinquanta a quella dei Settanta, la storia di due fratelli, Accio e Manrico, da una famiglia proletaria in quel di Latina, divisi dal credo politico e dal modo di essere: se Manrico, il più grande, è dotato di un fascino naturale e di un carisma che gliela fa sempre passar liscia, ad Accio, che approda dal seminario all'adesione all'ideologia della Giovane Italia, fino a interessarsi dei testi di Lenin e provare a passare all'azione di gruppi estremisti ed extraparlamentari, sempre senza trovarsi a proprio agio. Il film, che prende spunto da "Il fasciocomunista" di Pennacchi, ma appunto tenendo poco conto del testo, riporta Daniele Luchetti a un cinema italiano di qualità, a mio parere apprezzabile anche all'estero, pur raccontando questioni molto nostrane. Forte di un cast intonato bene, e dell'apporto degli sceneggiatori più bravi su scala nazionale degli ultimi vent'anni, Rulli & Petraglia, il regista de "La scuola" abbozza un affresco in chiave minore di una certa Italia, con l'impeto e la faciloneria di una ricerca di appartenenza , anche , talvolta, senza conoscere bene i radicamenti e le nozioni di una data ideologia, ma che , a conti fatti, con tutti i difetti riconoscibili, può sembrare in un certo senso più vera della vacuità anestetizzata di oggi; e se i centri di potere tradiscono il popolo, come sembra alludere il film nel finale, con una mossa che a qualcuno potrà sembrare qualunquistica, ma che in nome di un tentativo di cercare una dignità maggiore per la propria condizione, ha una logica inoppugnabile.
DI DANIELE LUCHETTI
Con ELIO GERMANO, Riccardo Scamarcio, Diane Fleri, Angela Finocchiaro.
COMMEDIA/DRAMMATICO
In anni di ruggenti passioni politiche, dalla fine degli anni Cinquanta a quella dei Settanta, la storia di due fratelli, Accio e Manrico, da una famiglia proletaria in quel di Latina, divisi dal credo politico e dal modo di essere: se Manrico, il più grande, è dotato di un fascino naturale e di un carisma che gliela fa sempre passar liscia, ad Accio, che approda dal seminario all'adesione all'ideologia della Giovane Italia, fino a interessarsi dei testi di Lenin e provare a passare all'azione di gruppi estremisti ed extraparlamentari, sempre senza trovarsi a proprio agio. Il film, che prende spunto da "Il fasciocomunista" di Pennacchi, ma appunto tenendo poco conto del testo, riporta Daniele Luchetti a un cinema italiano di qualità, a mio parere apprezzabile anche all'estero, pur raccontando questioni molto nostrane. Forte di un cast intonato bene, e dell'apporto degli sceneggiatori più bravi su scala nazionale degli ultimi vent'anni, Rulli & Petraglia, il regista de "La scuola" abbozza un affresco in chiave minore di una certa Italia, con l'impeto e la faciloneria di una ricerca di appartenenza , anche , talvolta, senza conoscere bene i radicamenti e le nozioni di una data ideologia, ma che , a conti fatti, con tutti i difetti riconoscibili, può sembrare in un certo senso più vera della vacuità anestetizzata di oggi; e se i centri di potere tradiscono il popolo, come sembra alludere il film nel finale, con una mossa che a qualcuno potrà sembrare qualunquistica, ma che in nome di un tentativo di cercare una dignità maggiore per la propria condizione, ha una logica inoppugnabile.
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