lunedì 28 maggio 2012


THE AVENGERS ( The Avengers,USA 2012)
DI JOSS WHEDON
Con ROBERT DOWNEY JR.,CHRIS EVANS,CHRIS HEMSWORTH,ERIC BANA.
FANTASTICO
I preparativi erano cominciati da qualche anno,e da qualche titolo a sfondo,ma anche a sostanza,supereroistici,l'assemblaggio del gruppo de "I Vendicatori",come da sempre sono battezzati in casa Marvel, "Il gruppo degli eroi più potenti della Terra" era quasi un atto dovuto al pubblico pagante e sempre numeroso,considerati anche i numeri degli ultimi lungometraggi con protagonisti Thor e Capitan America.Da par suo,la Marvel ha avuto coraggio nell'affidare un kolossal di questo genere ad uno sceneggiatore che fino ad ora aveva diretto solo un film,e tuttavia Joss Whedon ha saputo fare il salto dalla pagina scritta alle immagini in movimento:"The Avengers" è un film fantastico e d'azione,con una forte connotazione umoristica che a tratti rammenta certe invenzioni dei Looney Tunes.Ad ogni personaggio è riservato spazio per il movimento e per evidenziare le proprie caratteristiche e non è perso neanche qualche tratteggio psicologico interessante.Poteva risolversi in una baracconata rumorosa e poco più,mentre invece va dato atto a Whedon e tutti i suoi collaboratori di aver tratto il meglio dalle strisce a fumetti,con accenni alla fuga della retorica patriottistica latente in alcuni personaggi (Cap,Iron Man) e alla necessità di sfruttare il meglio di elementi diversissimi tra loro ma estremamente funzionali se capaci di coordinarsi. L'umorismo di Iron Man,la sensualità della Vedova Nera,il carisma di Capitan America,la furia belluina di Hulk,la ribellione innata di Hawkeye e la forza di Thor sono ben resi da un cast ben assortito che scavalca la potenziale pericolosità di frasi che potrebbero risultare anche ridicole,in altro contesto e ambientazione.Divertimento assicurato,tensione ben sviluppata ed un sequel già in cantiere,con il malvagio dio Thanos che conclude la pellicola promettendo nuovi disastri.A un film di supereroi che chiedere di più?


QUELLA CASA NEL BOSCO (Cabin in the woods,USA 2012)
DI DREW GODDARD
Con KRISTEN CONNOLLY,CHRIS HEMSWORTH,FRAN KRANZ,Richard Jenkins.
HORROR
La firma è quella dell'esordiente Drew Goddard,ma alla scrittura ed alla supervisione si staglia il nome di Joss Whedon,appena celebrato come nuovo regista da centinaia di milioni di dollari per il riuscitissimo exploit di "The Avengers":lo sceneggiatore e regista sa rivisitare i generi,svuotandoli e citandone caratteristiche e temi portanti,affrontandoli con perizia da conoscitore appassionato,e rivolgendoli al pubblico confezionando lavori di grossa presa con un rivestimento cinefilo-intellettuale assolutamente non previsto,con ampio spirito citazionistico. Ed è forse questo il freno che impedisce a "Quella casa nel bosco" di aspirare ad essere un horror-cult alla stregua di "Hostel","Nightmare","Non aprite quella porta",eccetera. Perchè il finale,per quanto intelligente,si ammanta fin troppo di una consapevolezza di sè un bel pò narcisa,che ne raffredda l'effetto sul pubblico.Per il resto,il film è scandito bene,giocando sull'attesa degli orrori che verranno per tre quinti di proiezione,giocando a carte scoperte da subito,rivelando la voyeuristica crudeltà di scommettitori e tecnici che regolano il flusso del sanguinario reality-trappola in cui cadono i cinque protagonisti.Ed il macello che si scatena nel pre-finale è una vera e propria fantasia gore che sembra estrapolata dai migliori albi di "Dylan Dog",fino a far riflettere lo spettatore su una questione.Sì,è una cosa portata all'estremo,con brindisi e festeggiamenti scatenati da chi ha azzeccato chi muore e come in sala regìa,quindi roba oltre l'horror,quasi da fantascienza:ma  questa gente quanto somiglierà,a livello umano,a coloro che creano virus letali in laboratorio,armi chimiche devastanti,armi che spazzano via loro simili lasciando solo qualche brandello di carne bruciata?Siamo davvero così lontani?

I GIOVANI ARRABBIATI(Look back in anger,GB 1959)
DI TONY RICHARDSON
Con RICHARD BURTON,Claire Bloom,Mary Ure,Edith Evans.
DRAMMATICO
Da un testo che autenticamente costituì uno strappo nella storia del dramma teatrale britannico,"Look back in anger",Tony Richardson realizzò una pellicola che avviò,di fatto,il "Free Cinema",movimento che per il mondo della celluloide d'Albione,ebbe un impatto non minore del neorealismo da noi.Qui è un film ricordato da pochi,ma ebbe un'importanza notevole all'epoca della sua uscita.Via dai formalismi di molto cinema coevo e connazionale,la trasposizione cinematografica,in un bianco e nero livido ed ombroso,ma che rende bene i chiaroscuri del personaggio principale,la regia sta addosso ai caratteri,li rende simili alle persone reali,e soprattutto dà l'occasione a Richard Burton di tratteggiare con gran temperamento d'attore una figura che può essere meschina,quanto capace di gesti toccanti.Umanissimo,vive intriso di furore,la rabbia che gli sgorga dalle corde vocali,nei movimenti,negli sguardi ribollenti è inestinguibile,e lo tiene al mondo,che suoni la tromba con talento o si perda in avviluppanti contatti fisici con una donna o l'altra.La sensualità dei rapporti umani è evidente,i sobborghi non sembrano invitanti,le luci anche fastidiose.E il film è urticante quanto avvincente,fino alla presa di coscienza finale,che ad un certo punto si deve crescere,o non resta altro che affogare in se stessi.

lunedì 7 maggio 2012


PIEDONE A HONG KONG (I,1975)
DI STENO
Con BUD SPENCER,Al Lettieri,Enzo Cannavale,Robert Webber.
COMMEDIA/AZIONE
Seconda avventura del commissario Rizzo,detto "Piedone",che si sposta,dalla natìa Napoli,in Oriente,passando dall'allora Siam (oggi Malesia) e da Hong Kong sulle tracce di una talpa di un'Organizzazione (la Mafia,si suppone...) nella polizia.Al gigantesco Bud Spencer viene affiancato un buon caratterista come Al Lettieri,venuto da "Getaway" e "Il padrino",e pure un ragazzino cinese,che fa tanto strizzata d'occhio al pubblico delle famiglie,rendendo più blanda la traccia gialla vista nel primo film di Piedone.Steno confeziona una commedia poliziesca con diverse facilonerie,ammiccante ma tutto sommato non spiacevole,che alterna scazzottate e momenti ironici tipici del cinema con il barbuto ex-nuotatore (che,tra l'altro,ingaggia anche uno scontro acquatico con degli inseguitori asiatici) ad altri in cui lascia intravedere di riferirsi maggiormente al poliziottesco all'italiana,piuttosto in voga nelle seconde e terze visioni del tempo.Alla fine Piedone e l'inaspettato alleato che si ritrova hanno l'appoggio della gente della strada contro gli sgherri,molti,che li hanno circondati,e prima che un funzionario troppo zelante e con meno intuito del protagonista piombi a fare un disastro:del resto,già nel primo film il poliziottone indulgeva alla microcriminalità dei quartieri popolari,chiudendo un occhio su contrabbando e su piccoli furtarelli,quindi,logico che anche qua si tenga un atteggiamento "soft" circa chi si arrangia magari non in maniera proprio lecita. Fu tra i campioni d'incasso italiani della stagione '74/75,battendo anche "Emmanuelle" e "Il giustiziere della notte" che campeggia sui manifesti di un cinema mentre infuria la rissa finale.



URBAN LEGEND (Urban legend,USA 1998)
DI JAMIE BLANKS
Con JARED LETO,ALICIA WITT,Rebecca Gayheart,Robert Englund.
THRILLER

Le "leggende metropolitane",che ad esempio fioccano nella canzone di "Elio e le Storie Tese" sono da sempre cosa che viene diffusa soprattutto tra i giovanissimi e hanno preso il posto delle dicerie di paese che inventavano,oppure ingigantivano,cose destinate a inquietare,quando non addirittura ad impaurire la gente più credulona.Lo spunto di questo thriller che ottenne un discreto successo alla sua uscita,nel filone del "new slasher" inaugurata dai risultati di "Scream" non è affatto male,ha una sequenza iniziale ben congegnata,che scuote lo spettatore iniettandogli una bella dose di suspence,poi il film procede scontatissimo per una prevedibile catena di delitti che potrebbero parere anche suicidi,fino al terzo commesso dal misterioso killer incappucciato,fino ad una soluzione piuttosto improbabile.Inoltre,non si sa come,l'assassino fa ritrovare nella sequenza cruciale i cadaveri di tutte le sue vittime in una stanza,senza spiegazione alcuna di come sia riuscito a portarcele:cinema fast-food,che conta solo nell'immediatezza della fruizione,viaggiando sulla sensazione punto e basta,perchè se chi guarda il film si ferma un attimo a ragionare,non torna quasi niente.E sull'identità dell'omicida,oltre la naturale disposizione di flebilissimi indizi su chi potrebbe celare il cappuccio da eskimo che maschera chi compie certe atrocità,ad uno spettatore appena smaliziato basterà notare chi dei personaggi sparisce sempre al momento giusto.Ha avuto anche un seguito,con minor riscontro commerciale.

giovedì 3 maggio 2012


MONSTERS (Monsters,GB 2010)
DI GARETH EDWARDS
Con WHITNEY ABLE,SCOTT MCNAIRY,Kevin Kane.
FANTASCIENZA
Il titolo è sfruttatissimo,ma vedendo il film se ne realizza il senso a visione compiuta:è uno di quei lungometraggi in cui non mancano pecche,ha qualche momento in cui perde abbondantemente d'interesse,ma quando arrivi alla conclusione giunge addirittura a colpirti a fondo,quasi commuovendo.I soldi per realizzarlo sono stati evidentemente pochi,perchè le "creature" sono tenute per quasi tutto il tempo fuori dalla visuale dello spettatore,per ovvi motivi,ma servendosi della cosa come fosse un espediente narrativo,volti sconosciuti,musica centellinata,ma interessante:Gareth Edwards si occupa di scrivere,dirigere,fotografare (la qualità delle immagini è notevole davvero,anche per la forza dei colori) il suo lavoro d'esordio,e probabilmente è un autore che meriterà seguire,se si affina ed elimina certe ingenuità,"Monsters" è un trattato di umanità in film,che depreca la nostra natura,sottolineando la tendenza distruttiva della specie umana,ed al contempo ammirandone la capacità ancora di meravigliarsi e capire quando sia il caso di affacciarsi agli eventi naturali,smettendo di temerli.Un film di fantascienza piccolo,che potrebbe divenire cult:i cinque minuti finali sono splendidi,sia per come monta la tensione nello spettatore,oltre che nei personaggi,che per come si decide di rivelare infine la vera essenza della storia.



YES MAN ( Yes man,USA 2008)
DI PEYTON REED
Con JIM CARREY,Zooey Deschanel,Sasha Alexander,Terence Stamp.
COMMEDIA
Un pò come gli accadeva in "Bugiardo bugiardo",a Jim Carrey capita di interpretare un personaggio la cui vita sta andando nel senso sbagliato,e reimpostandola daccapo si accorge di viverla meglio;sempre che imboccando in maniera assoluta una rotta non si colgano rischi grossi che rischiano di creare una catastrofe..."Yes man" è diretto dal regista di "Down with love",e si nota che l'intento è quello di approcciarsi alla commedia hollywoodiana più classica,con ovvi adeguamenti in termini di parolacce e qualche battuta più pruriginosa.Il messaggio del film non è nuovo,ma è positivo,visto che sottolinea l'importanza di uscire dal guscio che non consente di assumersi qualche rischio,ma porta allo spegnimento:inoltre,si deridono le sette che pretendono di insegnare a adepti che si consegnano mani e piedi a "nuove" filosofie illuminanti concetti sul come prendere l'esistenza,si sbeffeggiano le istituzioni USA come Cia et simili,e il film si traduce in un gradevole intrattenimento,che poteva anche risultare meglio.Perchè infine il lieto fine è un pò forzato,anche se quanto mai prevedibile,Jim Carrey prova a fare personaggi diversi,ma ogni tanto rischia di fare la caricatura a se stesso,eppure talento attoriale ce n'è nel canadese che ormai da quasi vent'anni appare in grande nei manifesti di commedie spesso di successo,e la regia non coglie ogni occasione sfruttabile per fare di "Yes man" una commedia davvero riuscita.



TO ROME WITH LOVE ( To Rome with love,USA 2012)
DI WOODY ALLEN
Con ALEC BALDWIN,ROBERTO BENIGNI,WOODY ALLEN,PENELOPE CRUZ.
COMMEDIA

Il sospetto era già venuto visionando il trailer,ma guardando il film si constata che non si era arrivati a tanto immaginando cosa sarebbe stato il progetto dapprima intitolato "Bop Decameron",poi "Nero fiddles" e infine "To Rome with love".Ma se intende questo per "amore" con cui guardare Roma e gli italiani (a parte che sull'onda berlusconiana,siamo piuttosto screditati all'estero,non è una novità,e un pò ce lo meritiamo,ammettiamolo),che ne avrebbe detto Tullio Kezich,che considerò,recensendo "Il padrino",la parte in Sicilia addirittura offensiva? Al di là delle scelte musicali,che se non sguazzano nella lirica,e fin lì possiamo essere anche d'accordo,ma non si va su niente di più moderno di "Nel blu dipinto di blu" e "Arrivederci Roma",Roma è presentata con un alone in cui lo spettatore viene inzuppato fino alla testa nell'amatissimo dagli americani "cappuccino",strabordante di luoghi comuni,tanto da portare chi guarda a chiedersi quando sbucherà qualcuno che per strada si mangia un bel piatto di bucatini all'amatriciana camminando (e ci andiamo vicinissimi quando nel finale uno in canottiera ,rozzo e folkloristico si rivolge al pubblico da una finestra nel pieno centro della metropoli...).Ma ad Allen,oltre che una evidentemente dannosa iperattività,che è successo?Negli ultimi cinque anni,rigorosamente punteggiati da una pellicola a stagione cinematografica (stavolta due) l'unico film veramente riuscito è stato "Basta che funzioni",e si basava su una vecchia sceneggiatura,appunto.Qui non c'è pochade,non c'è farsa,battute memorabili da cercare con un bastoncino tipo rabdomante tanto sono difficili da trovare,quasi tutti gli interpreti sono presi da un accesso di "overacting" e imitano la balbettante mimica alleniana infarcita di nevrosi,forse per darsi un tono,forse per omaggio all'immenso Vate,visto che i peggiori sono i più giovani (la peggiore Ellen Page,infatti i migliori sono i misurati Judy Davis e Alec Baldwin,Benigni è totalmente incolore qua).Dispiace e irrita che un intellettuale come Woody dispensi banalità con mano generosa,abbia un'idea dell'Italia molto superficiale e deludente,e che comunque sia un anziano che vive in un mondo fatto di salotti,sedute dall'analista,dialoghi ormai vetusti impregnati di un intellettualismo un pò "fracico",per dirlo alla romana,è cosa chiara.C'è una crisi di ordine mondiale,nei film di Allen se n'è mai fatto accenno,vi sembra che i personaggi dei suoi copioni ne siano al corrente?A titolo personale,l'ho trovato uno dei punti più bassi di una grande carriera:le cose migliori sono,a parte le prove dei due attori di cui sopra,il nuovo doppiatore Leo Gullotta che rimpiazza bene Oreste Lionello (curioso,due star del Bagaglino...) ed il decolletè di Penelope Cruz.Un pò poco,visto di chi si parla.