martedì 26 giugno 2012


LE PALUDI DELLA MORTE (Texas Killing Fields,USA 2011)
DI AMI CANAAN MANN
Con SAM WORTHINGTON,JEFFREY DEAN MORGAN,Jessica Chastain,Chloe Moretz.
THRILLER
Pare che lo spunto venga da fatti realmente accaduti,e "Le paludi della morte",opera seconda della figlia di un grandissimo del cinema d'azione e non solo degli ultimi trent'anni quale Michael Mann,Amy Canaan Mann.Due poliziotti dissimili per metodo e carattere,ma anche reazione di fronte agli orrori con cui vengono a contatto,un'indagine faticosa e contrastata su alcuni omicidi di donne nel profondo Sud,dove caldo,razzismo e violenza sia domestica che urbana non latitano:forse le fin troppe analogie dei due personaggi principali con il personaggio di "L.A.Confidential" interpretato da Russell Crowe,Bud White,scisso in entrambi i caratteri,è il freno tirato che un pò guasta questo thriller,che tuttavia presenta motivi di interesse.Con squarci di inquadrature liriche,ampi spazi per l'occhio,qualche incertezza di troppo nello sciogliere il plot,ed una spiegazione biforcata che diviene non chiarissima nel lasciare in sospeso una delle due derivazioni del nodo centrale del racconto,"Le paludi della morte" si avvale di un buon confronto attoriale tra Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan,con una resa dei conti non scontatissima,la presentazione di un ambiente degradato in cui la violenza è mezzo di comunicazione e regola inscindibile del vivere.La Mann sembra avere dei numeri,forse con una sceneggiatura più solida o meno dispersiva sarebbe più a suo agio.

lunedì 25 giugno 2012


L'ORRIBILE SEGRETO DEL DR.HICHCOCK
( I,1962)
DI RICCARDO FREDA
Con ROBERT FLEMYNG,BARBARA STEELE, Maria Teresa Vianello,Silvano Tranquilli.
HORROR
Classico della programmazione notturna televisiva da anni,"L'orribile segreto del dottor Hichcock" è uno dei film più celebri di Riccardo Freda,per l'occasione ribattezzato Robert Hampton,com'era uso per il cinema di genere negli anni 60:la citazione per il maestro britannico del brivido,nel titolo e nel nome del personaggio principale,un medico che in pieno Ottocento coltiva una poco sana passione necrofila,e ha scoperto un ritrovato che induce al limite di una morte apparente,e con questo fa strani giochi con la moglie,ma per errore ne somministra troppo,uccidendola.Da quel momento,l'uomo coltiva un atteggiamento chiuso e misterioso,e forse può essere anche pericoloso.In una chiave narrativa che può ricordare le atmosfere horror-erotiche di molte pubblicazioni a fumetti per adulti di poco successive,il film non è fatto male,è ben recitato sia dal protagonista Robert Flemyng,attore non di primissima categoria e fama,che dalla diva del cinema d'orrore Barbara Steele,e se non paura,è comprensibile che potesse suscitare qualche inquietudine al tempo della sua uscita.Il suo maggior limite sono i non pochi buchi di sceneggiatura,come nel finale ed in altri passaggi narrativi che lasciano il racconto qua e là nebuloso,troppo ellittico e lasciato a se stesso.Piuttosto audaci per l'epoca in cui venne concepito e realizzato le scene con implicazioni erotiche,con il dottore che indugia sul corpo della moglie in stato di morte apparente,giocato molto su musiche e inquadrature ,forse anche per sopperire ad un budget limitato.Risultato a metà strada tra il riuscito e l'approssimativo,ma a Freda il talento non mancava.

lunedì 18 giugno 2012


I DUE VOLTI DELLA VENDETTA ( One-eyed Jacks,USA 1961)
DI MARLON BRANDO
Con MARLON BRANDO,KARL MALDEN, Pina Pellicer,Ben Johnson.
WESTERN
Peccato che Stanley Kubrick,dopo aver preso parte alla fase iniziale del progetto,si sia allontanato,o lo sia stato dalla star protagonista,perchè il western kubrickiano sarebbe stato interessante."I due volti della vendetta" è,come risaputo,l'unica regia di Marlon Brando,che coinvolse Karl Malden come nemesi del proprio personaggio,facendolo diventare un vero e proprio coprotagonista:"One-eyed jacks" (nelle carte francesi lo sono il fante di cuori e di picche,lasciano vedere solo un lato di sè) è un western bizzarro,con l'oceano spesso sullo sfondo,e si narra che Brando passò ore ad aspettare la giusta agitazione marina per far da cornice all'importante scena ove Rio confessa alla figliastra del suo ex-amico che non le ha raccontato molto di vero,e conferire alla sequenza la giusta drammaticità.Le sparatorie,considerata anche la lunghezza del lungometraggio,sono ridotte al minimo,i confronti tra personaggi prendono maggiormente campo,la leggendaria furia cui si lasciano andare i personaggi di Marlon esplode un paio di volte,come sempre in maniera fragorosa:non velocissimo,ma affascinante,attento ad esplorare ogni rapporto tra i caratteri,disegna un cattivo difficile da dimenticare,il vile bandito   divenuto sceriffo di Malden è reso splendidamente dal bravissimo attore,vedi la scena in cui frusta l'antico compagno di scorribande,e gli si dipinge sul volto un'espressione di sadico trionfo.Il tema della vendetta fa posto alla difficoltà di definizione dei rapporti umani quando sono profondi e segnano l'esistenza,il film era lungo,nelle intenzioni del protagonista e regista,quasi cinque ore,con un finale molto più amaro,si avverte qualche cambio in corsa,ma tuttavia il film si fa apprezzare e gustare pienamente.

IN VIAGGIO CON UNA ROCKSTAR
(Get him to the Greek.USA 2010)
DI NICHOLAS STOLLER
Con JONAH HILL,RUSSELL BRAND, Rose Byrne,Colm Meaney.
COMMEDIA
Considerato il nuovo guru delle commedie americane giovanili e sboccate,Judd Apatow scrive,produce,dirige una schiera di comici sulla trentina,con un umorismo che si vorrebbe imparentato con lo stile dissacrante del "National Lampoon's" di John Landis & C.:ma,pur trovando dei limiti pure a quel fenomeno che a fine anni Settanta colse il cinema americano,questa comicità spesso a base di cessi,dileggi sessuali e situazioni oltre l'imbarazzante appare molto fine a se stessa,vuota,e onestamente non così divertente come qualcuno si ostina a voler trovare,nella nostra stampa di settore.A livello commerciale,i risultati ottenuti da queste commedie fuori dagli States sono poca cosa,ma è una fase abbastanza consolidata,essendo ormai da qualche anno in auge nei cinema americani.Qua c'è il rotondo Jonah Hill che si ritrova a dover gestire un divo rock in declino,con tutti gli eccessi e le esagerazioni del caso,per riportarlo ad un'esibizione che lo rilanci.Non originalissima,la storia potrebbe anche reggere,Hill ha comunque qualche buon momento attoriale,ma il film,lungo oltre misura,scarso nel ritmo e avvezzo a sprecare ogni potenziale occasione comica,si perde in un accumulo di volgarità più fastidiose che buffe,come un rampollo viziato che si appassiona al turpiloquio più per provocare che per divertire,più per esaltarsi narcisisticamente che per natura.L'Apatow.-touch,se mai esistesse,rischia di bruciarsi in un'immaturità sempiterna,e non fare mai il salto di qualità,benchè,paradossalmente,gli spunti spesso siano giusti:è lo sviluppo che manca...

venerdì 15 giugno 2012


IL GRANDE RACKET (I,1976)
DI ENZO G.CASTELLARI
Con FABIO TESTI,Vincent Gardenia,Orso Maria Guerrini,Renzo Palmer.
AZIONE
Negli anni Settanta,molto del cinema d'azione all'italiana (ma anche estero)veniva etichettato come reazionario:abbastanza pertinente,perchè di solito,in una chiave individualista fino al parossismo,i protagonisti,legati da troppi vincoli,dopo provocazioni e vessazioni allucinanti,impugnavano le armi,o mollavano il distintivo,e scatenavano una reazione finalmente all'altezza della violenza criminale. Se a livello morale spesso è giusto trovare perlomeno discutibile tali logiche,riguardando oggi il filone poliziottesco,dopo gli sdoganamenti tarantiniani,è giusto anche rivalutare a livello cinematografico le cose valide che contenevano.Intendiamoci,siamo nel B-Movie più manifesto,le trame spesso sono similari (banda di cattivissimi protetti da intrallazzori insospettabili,poliziotti isolati o cittadini che divengono giustizieri),però a livello di ritmo,di montaggio delle sequenze,di scene d'inseguimento e creazione della tensione,registi come Castellari,Di Leo,ma anche Stelvio Massi   
sapevano il fatto loro,gestendo budget relativamente bassi,i soliti interpreti,e in tempi brevi,realizzando pellicole che di solito regnavano nelle seconde visioni. Qui il maresciallo di Polizia Fabio Testi si ritrova contro una gang ben organizzata,capace di violenze oltre ogni limite,e dopo aver constatato la propria impotenza come uomo di legge,sospeso dal servizio,mette su un'improbabile assemblaggio di persone che hanno subito gravi danni o perdite ad opera del racket,per affrontare i nemici in uno scontro all'ultimo sangue.Violento,eccessivo,con un discreto lavoro d'attori (viene affidata una parte anche a Sal Borgese,solitamente avvezzo a prendere ceffoni da Spencer/Hill),in cui perfino un più bello che bravo come Fabio Testi risulta abbastanza convincente,"Il grande racket" è uno dei prodotti più cinematograficamente riusciti della stagione del poliziottesco,che per una manciata di anni occupò le sale cinematografiche italiche.

COLOMBIANA ( Colombiana,F/USA 2011)
DI OLIVIER MEGATON
Con ZOE SALDANA, Michael Vartan,Jordi Mollà,Cliff Curtis.
AZIONE

Dirige Olivier Megaton,ma scrive e produce (e assai probabilmente supervisiona) Luc Besson, e la cosa è piuttosto evidente."Colombiana" è,a grandi linee,una specie di remake di "Nikita" con adeguati cambiamenti al plot originale ed un'ambientazione ovviamente sudamericana.La vicenda della killer Cataleya,che ha visto i genitori essere uccisi da un boss del narcotraffico,e da adulta pratica una tortuosa vendetta firmando i delitti con il fiore di cui porta il nome (è una specie di orchidea),sembra venire da un giallo Mondadori d'antan,e a dirla tutta si conclude la visione con una spiccata perplessità:il film è ben fatto a livello tecnico,montaggio,fotografia e confezione generale sono curate benissimo.Ma la sceneggiatura intenderebbe commuoverci sulle sorti di personaggi che entrano in scena torturando e uccidendo,il padre della protagonista è un narcotrafficante che ha fatto male i suoi conti,non un cittadino comune,il ritratto che viene fuori della Colombia è un inferno in terra,con una legge del più forte applicata ad libitum,e soprattutto i personaggi sono bidimensionali,nella riproposizione,vent'anni e passa dopo,della storia della killer ex-tossica,divenuta agente senza identità che sbriga il lavoro sporco.Qui compie una sanguinaria vendetta,ma il succo,alla fine è il medesimo.Molto bella Zoe Saldana,che dà un apporto atletico alla sua assassina dallo sguardo seducente,ma "Colombiana" non è altro che un thriller di serie B tirato a lucido,con molto sangue sparso sullo schermo,ma con vitalità non trascinante.


MOSTRI CONTRO ALIENI (Monsters Vs.Aliens,USA 2009)
DI ROB LETTERMAN,CONRAD VERNON
ANIMAZIONE
COMMEDIA/FANTASCIENZA

Una gigantessa,una larva alta una sessantina di metri,una sorta di fantasmino gelatinoso,un ibrido tra anfibio e creatura terrestre,uno scarafaggio bipede,sono gli eroi di questo cartoon ovviamente nato per essere 3D,che prendono le difese della Terra contro gli ennesimi invasori provenienti dallo spazio:diretto a quattro mani,come spesso capita a molti film d'animazione,"Mostri contro alieni" è una scherzosa parodia della fantascienza più schietta,che schierava Godzilla contro altri mostri,parteggiando per la meno pericolosa,e forse gestibile,delle creature mostruose.Non è graffiante come altri titoli contemporanei o appena precedenti,non è un gioiello nel disegno,perchè si è visto ben di meglio,ma la pellicola raggiunge tuttavia l'obiettivo divertimento,grazie a battute azzeccate,un umorismo vagamente surreale,adatto sia ai piccoli che ne apprezzeranno la spettacolarità delle sequenze d'azione,che agli adulti che sorrideranno con i dialoghi abbastanza efficaci.Un pò prevedibile,tutto sommato,nello svolgersi della trama,tentenna e non arriva a lasciare tracce memorabili nella memoria dello spettatore,che lo prende per un oggetto di puro consumo,senza doppie letture,e se ne congeda con un gran sorriso,ma poco di più.

martedì 12 giugno 2012


VIAGGIO IN PARADISO (How I spent my summer vacation/Get the Gringo,USA 2012)
DI ADRIAN GRUNBERG
Con MEL GIBSON, Dolores Heredia,Kevin Hernandez,Peter Stormare.
AZIONE

"Gringo";per chi è stato più di una volta in Centro o Sud America,è la definizione non solo di "straniero";ma anche del "pollo straniero",da spennare o sfruttare.Il primo titolo di questo film che celebra il ritorno di Mel Gibson al cinema d'azione era appunto "Get the Gringo",per diventare poi,al momento dell'uscita nelle sale "How I spent my summer vacation",con ironico riferimento al classico tema assegnato ai ragazzi all'inizio della nuova stagione scolastica.Il rapinatore Driver (nickname assai in voga ultimamente nel cinema action hollywoodiano),vestito da clown,in fuga dalla polizia,con un complice ferito a morte in macchina,viene bloccato sul confine tra USA e Messico,un pò troppo spostato a Sud,e preso in consegna dalla polizia dello stato in cui si parla spagnolo:viene portato in una prigione anomala chiamata El Pueblito,in cui praticamente c'è una comunità ovviamente presidiata da boss e scagnozzi di vario livello,ove bisogna sapersi giostrare e tirar fuori ogni sagacia,per campare.Finchè l'incontro con un ragazzino e sua madre,che vengono stranamente protetti da chi comanda dentro il carcere/quartiere non cambia le sorti del protagonista.Il film ha il pregio di un tono ironico,che compensa certe pecche di sceneggiatura:benchè originale e interessante nelle premesse,ad un certo punto sembra che chi ha scritto il film abbia voluto tirare le somme in maniera un pò precipitosa,dando per scontate troppe cose.Però c'è ritmo,Gibson a livello attoriale è sempre una sicurezza,ed invecchiando,le profonde rughe che gli attraversano il volto,gli danno un carisma da duro alla Lee Marvin che ne aumentano la credibilità,e soprattutto è un film un pò fuori dagli schemi del cinema d'azione preconfezionato e digitale che stucca e non coinvolge emotivamente lo spettatore.

lunedì 11 giugno 2012


IL DUBBIO ( Doubt,USA 2008)
DI JOHN PATRICK SHANLEY
Con PHILIP SEYMOUR HOFFMAN,MERYL STREEP,Amy Adams,Viola Davis.
DRAMMATICO
Muoversi tra abiti talari non è cosa semplice sul grande schermo,specie se si vanno a toccare tasti scottanti:gli scandali inerenti al tristo fenomeno della pedofilia cresciuta negli ambienti clericali è una delle grandi vergogne di sempre,e colgo l'occasione per spezzare una lancia per Ratzinger,perchè non so se sotto altri papi certe cose sarebbero emerse.Da una pièce teatrale dello stesso Shanley,che si aggiudicò il Pulitzer,un testo per niente semplice,perchè viaggia su una totale ambiguità circa i personaggi,senza salvare del tutto nessuno dei personaggi principali,ammantandoli di dubbio,verso la loro sincerità di intenti.Che rapporti ha davvero il prete Philip Seymour Hoffman con l'unico ragazzino nero della scuola ove insegna?E una sensazione,da parte della suorina Amy Adams,autorizza una grave accusa,non può essere un fraintendimento?E la radicale protervia della madre superiora Meryl Streep viene da un'indignazione reale,o,più probabilmente,da un'ambizione che è divenuta accanimento contro colui che considera un ostacolo al proprio potere?E infine,esiste davvero qualcosa di assolutamente dogmatico?La sceneggiatura,la regia di Shanley e le prove degli interpreti autorizzano ogni decifrazione da parte dello spettatore,senza definire chiaramente come stiano le cose,tratteggiando personaggi complessi,compresa la madre del ragazzo Viola Davis,anch'essa immersa fino al collo in una pericolosa ambiguità,e passando appunto a chi assiste alla pellicola difficili domande,ponendolo a confronto con i propri metri di giudizio morale e intellettuale.Purtroppo negli ultimi anni si è persa la capacità di indirizzare verso il pubblico film che si chiudono lasciando che il pubblico si interroghi su quel che ha visto e quel che gli è stato suggerito,ed in questo senso "Il dubbio" acquista ancor maggiore interesse.Tra gli interpreti,molto bravi,forse leggermente meno incisiva,ma anche perchè ha il personaggio meno flessibile per chi recita,Meryl Streep,curiosamente,ma è strano come un lungometraggio affatto banale abbia incontrato una sostanziale freddezza da parte della critica.

giovedì 7 giugno 2012


THE HUNGER GAMES ( The hunger games,USA 2012)
DI GARY ROSS
Con JENNIFER LAWRENCE,Josh Hutcherson,Woody Harrelson,Wes Bentley.
FANTASTICO/AZIONE

Se "Harry Potter" ha chiuso i battenti la scorsa Estate,e "Twilight" si appresta a farlo entro l'anno,per il pubblico dei giovanissimi è logico approntare una nuova saga che possa far sì che il martellamento mediatico non smonti:come appunto le due citate,anche questa proviene dal mondo dei best-seller cartacei,e in America ha fatto un vero e proprio botto,viaggiando oltre i 350 milioni di dollari di incassi.Meno ha raccolto fuori,soprattutto qui in Italia,dove è stato,si può dire,un mezzo flop,ma comunque sono già annunciati,anche per chiudere la serie,i prossimi due capitoli.Siamo in un mondo in cui non ci sono più Stati,o perlomeno come noi li conosciamo,c'è un sistema di potere quasi feudale,e vengono scelti da dei "distretti" due giovani ogni anno per essere inviati a svolgere gli "Hunger Games",praticamente un reality a diffusione mondiale,ove i ragazzi devono uccidere gli altri partecipanti,finchè non ne resti uno solo,con regole in mutazione progressiva,per accontentare l'audience.Diretto da Gary Ross,che ha fortemente voluto fare personalmente il film,una volta letto il romanzo originario di Suzanne Collins,ha il suo maggior problema proprio nella regia:Ross,che ci aveva assai più convinto ormai diverso tempo fa con "Pleasantville",non pare adatto a realizzare scene d'azione,che risultano confusissime,tirate via,maldestre,e stendiamo un velo pietoso sulla sequenza in cui la protagonista,l'interessante Jennifer Lawrence(la cosa migliore del film) viene punta da vespe mutanti e vive un'inquietante allucinazione,girata in maniera men che amatoriale,con effetti quasi ridicoli.Lasciamo stare poi l'accenno fantascientifico,con un'incredibile scarsa cura nei dettagli,curioso che una produzione volta a totalizzare incassi miliardari abbia un impianto così pressapochistico e quasi dilettantesco,anche se ricordando il primo "Twiligth",una comparazione tra allestimenti mediocri è abbastanza facile.Partecipano,con un'evidente aria di far poco sul serio,Donald Sutherland e Stanley Tucci.Il film ha una prima parte introduttiva francamente prolissa,e discretamente noiosa,meglio va nella seconda,in cui diventa una pellicola avventurosa,e tutto sommato scorre,ma non vale un terzo di un lungometraggio non perfetto,ma similare per certi versi,e ben più efficacemente fatto e diretto come "Apocalypto".


DARK SHADOWS (Dark Shadows,USA 2012)
DI TIM BURTON
Con JOHNNY DEPP,MICHELLE PFEIFFER,EVA GREEN, Jackie Earle Haley.
FANTASTICO/COMMEDIA

Welcome back Tim Burton! Dopo qualche anno in cui,nonostante il successo di pubblico gli fosse comunque arriso,il regista di "Batman" aveva segnato un pò il passo,sebbene i risultati,soprattutto commerciali di "Alice in Wonderland" siano stati straordinari.A ventidue anni dalla loro prima collaborazione,ritrova Johnny Depp come protagonista,e dopo averlo tramutato in un robot senza mani,regista di serie Z,investigatore fellone,barbiere vendicativo,cappellaio matto, lo fa essere questa volta il vampiro suo malgrado Barnabas Collins,colpito dalla maledizione di una strega cui non rivolse il proprio amore,precipitato dal Settecento al 1972,tra i propri discendenti nell'antica magione di famiglia avviata alla malora. Lo spunto viene dalla serie "Dark Shadows",e al box-office,in generale,il film sta conoscendo una discreta affermazione,ma senza strabiliare,come invece è accaduto altre volte al duo:ed è un peccato,perchè pur con qualche lungaggine,soprattutto nella resa dei conti finale,il film è divertente,e tra un prologo ed un epilogo corollati da un acceso romanticismo,mette su un pastiche di commedia,cinema fantastico,horror e quadro d'ambiente vintage di buon livello.Depp si ritrova interprete congeniale al cinema immaginifico di Burton,che dona tratti da cartoon a diverse inquadrature,con il trucco ed il volto ricoperto di biacca,Michelle Pfeiffer impersona una coraggiosa matriarca con sprazzi di salace ironia,Eva Green sta in perfetto bilico tra seduzione e ripulsa.Il film suscita spesso convinti sorrisi e apre a incursioni orrorifiche spettacolari ,citando molto del precedente cinema burtoniano (su tutti "Batman-Il ritorno",con i genitori impietosi che allontanano la discendenza non all'altezza delle aspettative,e "La sposa cadavere" nel finale) e pure "La morte ti fa bella" nello scontro tra il vampiro e la strega.Inaspettatamente,ha modo di offrire un confronto funereo-sentimentale nell'addio tra i due nemici,che dopo un congresso carnale devastante accompagnato dalle note di Barry White,si chiude su una nota malinconica che può rammentare la scena finale di "Duello al sole".