giovedì 31 ottobre 2013


MAGNIFICA PRESENZA (I,2012)
DI FERZAN OZPETEK
Con ELIO GERMANO,Giuseppe Fiorello,Margherita Buy,Paola Minaccioni.
COMMEDIA/FANTASTICO
Le disgressioni nel fantastico piacciono il giusto al pubblico di casa nostra.Tanto per fare qualche esempio,vedi "Io e Marylin",al di là della scarsa qualità della pellicola,il protagonista che dialoga per tutta la pellicola con una presenza impalpabile ha caratterizzato il peggior risultato pieraccioniano ,e neanche a Ferzan Ozpetek,per i due film che hanno una parte che riguarda apparizioni di fantasmi,è andata bene:"Magnifica presenza",che si basa sulla convivenza,dapprima faticosa,poi più morbida,del protagonista,un ragazzo di Sicilia venuto a tentare la carta della recitazione,e nel frattempo lavora in una pasticceria (ma fa "solo i cornetti",specifica),con una compagnia teatrale che ha un look d'antan,e gli chiede continuamente se qualcosa sia cambiato fuori.Le spiegazioni,ovviamente,giungono nel corso della pellicola,e c'è una colpa all'origine,per quanto concerne gli attori-fantasmi,da attribuire.Il film è piacevole,anche se troppo incerto tra commedia fantastica e altro,come ci ha abituato un pò il regista turco,che cita molto se stesso,tra la pasticceria e le tavole imbandite,le colpe sotterrate malamente nel passato che tornano inevitabilmente a galla,e la sessualità omo del personaggio principale,non del tutto dichiarata,con tanto di cose segrete sotto il tessuto di Roma (qua una specie di laboratorio dove le lavoranti sono tutte trans,presieduto da Platinette in versione senza trucco e parrucco).Ozpetek,come sempre,si dimostra ottimo direttore d'attori e tira fuori interpretazioni apprezzabili da tutto il cast,da un duttilissimo Elio Germano,ad una fragile e buffa Paola Minaccioni:ma il pezzo di bravura,è nella manciata di minuti in prefinale di Anna Proclemer.Un canto del cigno,vista la dipartita della grande attrice,che passa dal malinconico al malvagio nella frazione di pochi fotogrammi,e inquieta.

mercoledì 30 ottobre 2013


COME UN TUONO (The place beyond the pines,USA 2012)
DI DEREK CIANFRANCE
Con RYAN GOSLING,BRADLEY COOPER,Eva Mendes,Rose Byrne.
DRAMMATICO
Di Derek Cianfrance,che diversi critici cominciano a ritenere un potenziale autore interessante,è la prima pellicola che giunge da noi,e difatti a ruota ha avuto distribuzione il titolo precedente,"Blue Valentine",sempre con Ryan Gosling nel cast.Qui si consuma,in tre atti come si conviene alle tragedie classiche,una storia di paternità rifuggite o arrogate,e di figli che continuano i conflitti avviati dai padri,negli anni e nelle stagioni della vita.Il motociclista-saltatore ipertatuato e fisicamente pompatissimo Gosling fa parte di una sorta di circo itinerante,e scopre che la ragazza bazzicata in una tappa del tour ha avuto un figlio da lui,ma ora vive con un uomo,e ha messo su famiglia:per improvviso scrupolo,si mette in testa di rivendicare il difficile esercizio di genitore,e provvedere anche economicamente alla gestione del bambino,ma i soldi corrono via,ed allora si mette a fare rapine,in società con un altro mezzo balordo.Come avviene spesso in questi casi,la violenza si affaccia presto e cambia il corso delle cose:interviene un poliziotto giovane e ambizioso,che ha in mente di far carriera come procuratore,e lo scontro inevitabile tra i due uomini,avrà risonanza anni dopo,tra i loro figli,come un'eredità di sangue ed un retaggio di aggressività ineludibile."Come un tuono" si svolge in un arco di tempo di quasi vent'anni,fa finta per un terzo di film di essere un crime movie,e sfocia senza riguardi nel melò,virato al maschile:un pò troppo lungo per quel che racconta,ma non disdegna ritratti dei personaggi accurati,e sottolinea come la fuga dalle responsabilità possa portare a scelte scellerate che poi si pagano,e quindi in dirittura d'arrivo,si può parlare di racconto morale.Gosling dona la sua noncurante apparente flemma,che prontamente si traduce in scatti d'ira,come gli abbiamo visto fare in altri film,Cooper si addossa la parte più scavata,e sospesa tra egoismo e ideali,ambizione e inquietudine:Cianfrance deve limare qua e là,non lascia che l'emotività sia ridondante,dirige bene gli attori,e lascia spesso presagire,nel corso del racconto,che le cose possono andare a peggiorare.Nota a margine:tempo fa,ai tempi dell'uscita di "John Rambo",notai che alcune recensioni lette sul film non riportassero granchè bene la trama,ed è successo anche per questa pellicola,in cui si parla di un conflitto tra i due personaggi principali (che nell'ultimo segmento di storia lasciano spazio per motivi abbastanza ovvi ai due ragazzi che interpretano i figli),mentre in realtà i due si incontrano per caso,e l'attrito tra loro,benchè decisivo,dura lo spazio di una scena.Domanda:ma li vedono,i film,i recensori,o qualcuno approfitta delle agevolazioni della Rete per saltare il turno e dedicarsi ad altro,tirando le somme su una media di giudizi?

CINQUE BAMBOLE PER LA LUNA D'AGOSTO
(I,1970)
DI MARIO BAVA
Con IRA FURSTENBERG,WILLIAM BERGER,EDWIGE FENECH,HOWARD ROSS.
THRILLER
Sulla falsariga,un pò consunta,di "E poi non ne rimase nessuno",o "Dieci piccoli indiani",che dir si voglia,un gruppo di annoiati benestanti,alla moda e ben vestiti o fisicamente assai piacenti,le donne soprattutto,si sollazzano tra giochetti perversi (una finta uccisione,con tanto di coltelli veri in mano a tutti) e intrallazzi carnali vari,finchè non si comincia a morire sul serio,e i cadaveri da mettere in ghiacciaia fino al ritorno della barca di uno dei partecipanti alla vacanza non fa ritorno:titolo oggi considerato sicuramente più importante di quando è uscito,per il riflusso delle rivalutazioni,spesso anche eccessive,di molta serie B e C del cinema del passato,"5 bambole per la luna d'agosto" è uno dei peggiori lavori,meno ispirati,del cinema di un artigiano che aveva trovato una sua umile dimensione autoriale:la mano del regista de "La maschera del demonio" si riscontra solo nei controcampi del prefinale,in cui viene chiarito chi è l'assassino,anche se la spiegazione non è completa,e si prolunga nel finale che vorrebbe essere beffardo,e invece è solo un ulteriore,fiacco,inciampo.La Fenech viene indicata come protagonista,perchè è l'unico nome che sia stato riconoscibile a posteriori dal grande pubblico,ma è una comprimaria,qui:le grazie femminili,tra fugaci apparizioni di seni e accenni lesbo,servivano ad attirare spettatori,ma la storia non gira manco a spingerla.Recitazione non pervenuta,dialoghi che fanno quasi pensare a un nonsense non voluto,delitti scoperti senza provocare alcuna suspence,e una sensazione di noia che cresce con lo scorrere dei minuti.

martedì 29 ottobre 2013


MI FACCIA CAUSA ( I,1985)
DI STENO
Con CHRISTIAN DE SICA,Enrico Montesano,Gigi Proietti,Stefania Sandrelli.
COMMEDIA
Con oltre trent'anni di carriera,a volte ricca di soddisfazioni,perlomeno di consenso popolare,Steno,padre di Carlo e Enrico Vanzina,girò una sorta di rifacimento di uno dei suoi titoli più amati,e celeberrimi,"Un giorno in pretura",nel quale,attorno al magistrato Peppino De Filippo ruotavano tipi e personaggi strampalati e comici,e dove esordì,tra l'altro,il leggendario Nando Mericoni,ovverosia l' "americano a Roma".Qua la figura centrale è il pretore Christian De Sica,e in aula gli capitano iettatori,assurdi maestri musicali che spacciano per proprie arie celebri,tifosi romanisti che hanno fatto pipì addosso ad un tifoso rivale,sospetti mafiosi,impiegate che fanno lavori extra non canonici,pugili suonati,e ladri di professione.Per accattivarsi l'interesse del pubblico,nel film sono presenti nomi di risonanza e di peso al botteghino come Montesano e la Sandrelli,ma "Mi faccia causa" non ripetè l'exploit del lungometraggio cui fa riferimento.In una cornice rappresentata da una Corte burlesca,si susseguono storielle fessacchiotte,con sketch di poco sapore,ravvivate fiocamente da qualche strizzata d'occhio di scafati attori e caratteristi,ma niente più.Si tocca l'assurdo in una versione di "O sole mio",ove De Sica si produce in una convintissima performance canora e danzante,e ancor più al momento in cui ogni personaggio proclama la propria fede calcistica (e Jimmy il Fenomeno che grida eccitato "Forza Foggia",con una decina di "A" finali,è un gioiellino di nonsense...):impietoso il confronto con il vecchio lavoro di Steno,ma anche con diverse commedie che furono premiate dal box-office in quella stagione.

lunedì 28 ottobre 2013


LA NOTTE DEL GIUDIZIO (The purge,USA 2012)
DI JAMES DEMONACO
Con ETHAN HAWKE,LENA HEADEY, Rhys Wakefield,Edwin Hodge.
THRILLER
"Dio benedica l'America.Una nazione risorta." In un immaginario 2022 (che ci si augura non arrivi così),la società USA ha conosciuto un crack economico ed è rifiorita con più benessere di prima,garantito quasi per tutti,una Costituzione e leggi nuove imposte dai nuovi Padri Fondatori,con la violenza e la delinquenza praticamente estirpata,ad una condizione:in una notte all'anno,ognuno può perpetrare qualsiasi delitto,dal furto all'aggressione,dallo stupro all'omicidio,senza essere incriminato,in un contesto spettacolarizzato anche dai mass media,e sotto l'occhio indifferente delle telecamere dei circuiti di sicurezza.La famiglia di un ingegnere che ha creato un sistema di protezione quasi impenetrabile (ma mezzi e capacità organizzative faranno appunto valere il "quasi") si rinchiude per la notte fatidica,senza partecipare ai preparativi di mattanza che i buoni vicini borghesi invece sembrano allestire con cura:ma il figlio più piccolo non resterà indifferente alla richiesta d'aiuto di un senzatetto braccato da uno stuolo di feroci ragazzi "perbene" mascherati,e lo farà entrare nell'abitazione,con conseguenze tremende.Uscito alla chetichella,"The purge" (da noi l'hanno ribattezzato "Lo sfogo",nei dialoghi) ha guadagnato un'ampia attenzione sulla Rete,e su "Rottentomatoes" è divenuto in breve tempo un lungometraggio quotatissimo,riuscendo a incassare oltre 60 milioni di dollari negli USA:la pellicola di DeMonaco è un film a tesi mascherato,a proposito,da slasher movie.E' vero che ci sono chiarissime reminiscenze di altro cinema classico,da "Rollerball",a "Cane di paglia",per continuare con "Distretto 13" e "Funny Games",e via enumerando,e che non tutti gli sviluppi di sceneggiatura sono ben gestiti:ma la tensione non molla mai,fino alle ultimissime inquadrature,e si vede che il regista cerca di concedere il meno possibile agli effettacci di macelleria ,per non distrarre lo spettatore dal messaggio,aspramente sarcastico e agguerrito contro il culto tutto americano delle armi e della protezione ad ogni costo e senza dubbio alcuno della proprietà privata,di un perbenismo che maschera zanne sanguinarie dietro una compostezza formale,vedi certe frange del "Tea Party",perfettamente incarnato nel quasi efebico e compunto leader degli incursori.E' un film che deve necessariamente lasciar masticare amaro lo spettatore,anche oltre la conclusione della proiezione,e può aspirare,pur notando i difetti di cui sopra,ad essere un cult movie già da ora.

domenica 27 ottobre 2013


IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE 
(The reluctant fundamentalist,USA 2012)
DI MIRA NAIR
Con RIZ AHMED,Liev Schreiber,Kate Hudson,Kiefer Sutherland.
DRAMMATICO
Dal libro di Mohsin Ahmid,con un titolo che cattura l'attenzione quasi come un ossimoro,l'adattamento cinematografico a firma Mira Nair,che diventa una produzione USA con nomi di un certo peso nel cast,non star assolute,ma attori conosciuti,in ruoli chiave,con protagonista,naturalmente,un attore che fosse credibile nel ruolo principale.La vicenda del giovane e appassionato professore pakistano che si scontra con la realtà dell'America post-11 Settembre,con l'incitamento a considerare la situazione storica come un conflitto tra mondi e religioni,da parte dell'amministrazione al potere,quella Bush II,l'idealismo che si infrange con la chiusura e l'esclusione riguardo all'ambiente circostante,si screzia di thriller nella sceneggiatura approntata per la versione filmica.Si sa,quando si tratta di temi così importanti,e ancora molto attuali,sebbene siano stati compiuti passi in avanti dai primi anni Duemila sotto la presidenza Obama (e,non dimentichiamo,di certo,le primavere arabe e la recentissima apertura dell'Iran verso l'Occidente),non è semplice condensare in due ore di proiezione un argomento così vasto e complicato:viene scelta così,appunto,la linea guida di un thriller politico,in una narrazione fatta di flashbacks,confronti,ed una suspence sul come andrà a finire,avendo l'impianto della pellicola un duello verbale tra potenziali amici/nemici,e sullo sfondo una rivolta di studenti probabile miccia per fatti di sangue.Il film,accolto con tepore da molta critica,tuttavia,non perde di vista la chiave dello spettacolo per tutti,senza tralasciare di invogliare alla riflessione sui temi principali lo spettatore:e spiega lucidamente come il personaggio principale passi varie fasi,rimanendo permanentemente interrogativo circa il suo coinvolgimento,o meno,in una trama terroristica,senza perdersi in grossolanità fuori luogo.E bene hanno fatto i produttori a scegliere Mira Nair,che viene da una certa realtà,come regista dell'operazione.Nel cast fa buona figura Liev Schreiber occidentale ambiguo e forse in buona fede,per quanto può esserlo un uomo coinvolto negli intrighi spionistici,ma resta impressa maggiormente la tensione sbigottita di Riz Ahmed.

sabato 26 ottobre 2013


GAMBIT (Gambit,USA 2013)
DI MICHAEL HOFFMAN
Con COLIN FIRTH,CAMERON DIAZ,Alan Rickman,Tom Courtenay.
COMMEDIA
Il remake della black comedy anni Sessanta ai fratelli Coen non dispiace affatto,come ricordiamo la versione anni 2000 de "La signora Omicidi":questa volta non dirigono,ma hanno scritto la sceneggiatura del rifacimento di "Gambit",giallo rosa con Shirley MacLaine e Michael Caine,uscito nel 1967.In questo,l'esperto d'arte Colin Firth escogita una truffa laboriosa da perpetrare al suo principale,il ricchissimo,cialtrone ed eccentrico uomo d'affari Alan Rickman,che colleziona opere con nonchalance:l'esperto,alleato con il falsario cui dà volto Tom Courtenay,ingaggia una bella texana che prende cavalli al lazo nei rodei,e la fa passare come proprietaria di un capolavoro di Monet,che deve essere acquistato dal magnate.Ovviamente,il piano non andrà come previsto,anche se le sorprese non mancheranno.Sulla carta,buoni interpreti,un soggetto già noto (anche se il film del '67 è oggi pressochè dimenticato),e una discreta produzione per allestire questa commedia.Ma il ritmo,che in un film del genere,può rappresentare un'arma in più,non è mai sostenuto,i personaggi chiacchierano anche troppo,e situazioni che fanno esprimere allo spettatore più di un sorriso moderatamente divertito sono troppo rade.Nonostante la Diaz abbia tempi da attrice brillante di gran scuola,e,oltrepassata la quarantina,si mostra ancora più affascinante di prima,Rickman ci sguazzi in una parte da sciroccato e sprezzante,e Firth,in un ruolo impersonato con uno stile che lo fa sembrare una versione moderna di Jack Lemmon,siano attori di razza, (sul tedesco impersonato da Stanley Tucci,altro carattere da includere nella galleria di un interprete bravissimo,ma da un pò troppo incline alla macchietta,meno l'entusiasmo),la regia di Hoffman è appena diligente,e la sceneggiatura difficilmente trova il verso di appassionare il pubblico.Appena gradevole,ma con un retrogusto di stantìo,che non gli dà smalto.

venerdì 25 ottobre 2013



ESCAPE PLAN-Fuga dall'inferno (Escape plan,USA 2013)
DI MIKAEL HAFSTROM
Con SYLVESTER STALLONE,ARNOLD SCHWARZENEGGER,Jim Caviezel,Faran Tahir.
AZIONE 
Riuscire a mettere insieme due grandi nomi di un genere non è semplice per una casa di produzione,e giocare i due assi che si spartiscano manifesto,storia e film senza sgomitare,per attrarre i fans che da anni magari aspettano l'abbinamento,non sempre rende:Al Pacino e Robert De Niro,che apparivano insieme nel cast del secondo "Padrino",si fronteggiavano,ma apparivano insieme in due sole scene in "Heat",quando hanno condiviso un lungometraggio è accaduto nel peggiore dei modi,in "Sfida senza regole".Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger,paladini dell'action duro e violento dagli anni 80 in poi,dopo esser brevemente apparsi fianco a fianco nei due "Expendables",sono finalmente in cartellone con la stessa importanza (anche se,va detto,il protagonista vero è Sly):Ray Breslin è un muscoloso signore attempato che guadagna bene facendo un mestiere redditizio quanto rischioso.Evade da carceri di massima sicurezza,pagato dagli enti che lo ospitano,per mostrare quali falle potrebbero esserci nei sistemi antifuga:viene mandato in un penitenziario,ma qualcosa va storto,e si ritrova in una prigione ultramoderna,dalla quale andarsene sembra molto difficile anche per lui.Troverà un inaspettato alleato in un altro detenuto,non meno imponente,Emil Rottmayer,e insieme proveranno a sovvertire i piani del crudele direttore dell'istituto di pena,tra l'altro,privato.Fino ad un certo punto,"Escape plan",pur concedendo ai due spaccatutto di un tempo qualche momento in cui mostrano di che tempra son fatti i loro eroi,appare come un action movie discretamente fatto,con un ritmo non sempre impeccabile,e un'attenzione maggiore alla definizione dei personaggi,di come non accadeva un tempo alle due star:poi,negli ultimi venti minuti,le inverosimiglianze si accavallano,la logica della riscossa dei due eroi si fa strada a suon di esplosioni,e la sceneggiatura procede per troppe omissioni.C'è da dire,però,che per essere un film con due fieri sostenitori di Reagan prima e i Bush poi,emerge un riconoscimento rispettoso ad un personaggio islamico,e che la sequenza in cui Schwarzie finge di essere terrorizzato dall'isolamento in una cella è quella meglio recitata in carriera ,assieme a quelle che lo vedevano come "Terminator",dal colosso austriaco.Lui e Stallone sembrano non voler fare tanto sul serio,ed è un bene,perchè l'ironia di fondo,senza sopraffare il resto,è la chiave giusta per questa operazione.

lunedì 21 ottobre 2013


DIO LI FA,E POI LI ACCOPPIA (I,1982)
DI STENO
Con JOHNNY DORELLI,Marina Suma,Lino Banfi,Giuliana Calandra.
COMMEDIA
Che succede se la vittima di una violenza carnale è un uomo,e per di più un prete,in un paesino di provincia,in cui imperversano malelingue e ottusità?Il sacerdote Johnny Dorelli viene fermato in una strada di campagna da un gruppetto di ragazze mascherate,ed una consuma,sempre camuffata,un rapporto sessuale.Al di là dello sgomento,per l'uomo,c'è la confusione tra le scelte religiose e la scoperta della donna,e la curiosità di capire chi possa aver realizzato la cosa:sullo sfondo,un negoziante gay querulo e irrefrenabile,una ragazza avvenente che lavora dal meccanico,e diversi personaggini di contorno.Steno diresse questa commedia con uno spunto abbastanza originale,e la tentazione di fare un discorso più serio del solito su religiosi,omosessuali,vita di provincia,gioventù dell'epoca,riportando Johnny Dorelli in abiti talari,che aveva vestito in uno dei più grossi successi della sua carriera,con "Aggiungi un posto a tavola",sia in teatro che in tv,Marina Suma che era al momento una bellezza rampante e scontrosa,veniva da "Le occasioni di Rosa" di Piscicelli,e Lino Banfi che voleva sfilarsi dai soliti ruoli di "arrapeto" delle commediole con Bouchet,Fenech e compagnia nuda.Però,se da un lato si apprezza lo sforzo di concedere il meno possibile all'umorismo becero,e a gestire gli interpreti al meglio,oltretutto abbozzando un discorso sulla libertà di scelte sia di credo che sessuali,la sceneggiatura si inceppa spesso,le occasioni di divertimento sono rade,e il film si risolve in un'entusiastico elogio filocattolico,che manda a monte molti dei buoni propositi precedenti.

SQUADRA ANTISCIPPO (I,1976)
DI BRUNO CORBUCCI,Maria 
Con TOMAS MILIAN,Jack Palance,Maria Rosaria Omaggio,Guido Mannari.
AZIONE/COMMEDIA
E',praticamente,il vero esordio di Nico Giraldi,detto poi "Er Monnezza",anche se tale appellativo era già toccato in sorte ad un altro personaggio interpretato da Tomas Milian:sbirro sui generis,avvezzo a infiltrarsi nella mala romana,vestendo come la manovalanza della criminalità,e parlando sboccato,ma mostrando un intuito di prima categoria,ed una disinvoltura nell'applicare la legge che spesso imbarazza i superiori.Un pò come capitava a molti "colleghi" di quegli anni,vedi per tutti l'Harry Callahan (da noi con la G) di Clint Eastwood,ma il punto di riferimento di Giraldi è l'agente Frank Serpico,sul quale era uscito da poco il film di Sidney Lumet,con un Al Pacino in gran spolvero.Qua Giraldi combatte contro una gang abile a portar via borse,valige e altro alle proprie vittime,ma la connessione è con un giro grosso con traffici molto più pericolosi e redditizi,oltretutto manovrati da un insospettabile con la faccia poco edificante di Jack Palance.Al solito,Corbucci pilota bene le sequenze d'azione,con buon uso di controfigure,montaggio e ritmo narrativo,e il film,della serie interpretata da Milian,è uno dei risultati più decorosi,non ancora spinto più di tanto sul versante commedia di grana grossa,con Bombolo-Venticello a spalleggiare il piedipiatti,prendendo la sua bella dose di ceffoni rumorosi.Milian è vivace,Palance sembra che giri le proprie scene negli intervalli tra una ripresa ed un'altra di un film parallelo,e Maria Rosaria Omaggio era un bel vedere:certo,per beccare la refurtiva di uno degli scippatori,in una scena,Nico Giraldi sfascia mezzo mercato ortofrutticolo,ma son dettagli,al cinema....

giovedì 17 ottobre 2013


CI VEDIAMO DOMANI (I,2013)
DI ANDREA ZACCARIELLO
Con ENRICO BRIGNANO,Burt Young,Francesca Inaudi,Ricky Tognazzi.
COMMEDIA
La svolta,per un uomo che sui quarant'anni ancora non ha trovato una sua via professionale,può venire anche da un'intuizione:a Marcello,che appunto ne ha inventate mille e ne ha sbagliate milleuna,ha praticamente perso già la moglie,è indebitato con un erogatore di leasing,e la figlia lo guarda con occhi più che perplessi, viene in mente di aprire un'agenzia funebre in un paese della Puglia abitato perlopiù da persone anziane.Ma si dà il caso che gli abitanti del piccolo centro siano tra i più longevi in circolazione,e,addirittura,non muoia nessuno da decenni... Enrico Brignano bazzica gli schermi cinematografici da una quindicina d'anni,e ha colto qualche successo,minore tuttavia di quanto ottenga in tv e a teatro,solo aggregato ad altri comici o interpreti brillanti:gli cuciono addosso un film con un personaggio entro il quale l'attore romano sta a pennello,un timido ma incosciente,goffo e alla fine sensibile,semplicione e bonario,che ha la faccia simpatica dell'uomo comune.Peccato che il regista esordiente al cinema Andrea Zaccariello,che viene dallo stilizzato mondo degli spot,non si scosti dalle tonalità di molta commedia all'italiana odierna,fin troppo infiocchettata,con musichette accattivanti,una dimensione sognante non stop,e un ottimismo fin troppo ostentato,che spesso fa apparire queste commedie attuali quasi tutte uguali.Non si graffia,si riscuote qualche flebile sorriso,si abbozza ma non si stringe granchè.E c'è da dire che tra i pregi della comicità di Brignano è che difficilmente è volgare,ma "Ci vediamo domani",che coinvolge anche un caratterista ogni tanto attivo qua da noi come Burt Young,non è un film brillante che si farà ricordare più di tanto.

mercoledì 16 ottobre 2013


R.I.P.D.-Poliziotti dall'aldilà(R.I.P.D.,USA 2013)
DI ROBERT SCHWENTKE
Con RYAN REYNOLDS,JEFF BRIDGES,Mary-Louise Parker,Kevin Bacon.
COMMEDIA/FANTASTICO/AZIONE
Da un fumetto Dark Horse,casa meno commerciale e più dedita a sarcasmi e intrecci fantastici/horror di Marvel e DC Comics,è stato tratto un kolossal sospeso tra cinema fantastico,film d'azione,e commedia demenziale,diretto dal tedesco Robert Schwentke,forte del risultato del suo "RED",successo a sorpresa un paio di stagioni fa.I due tutori della legge morti ma in servizio,nonostante il decesso,che operano a caccia di demoni nascosti tra la popolazione "normale",sono Ryan Reynolds e Jeff Bridges,uno ucciso da un collega corrotto cui stava per complicare assai carriera e vita,l'altro uno sceriffo ottocentesco esperto di come si esercita la legge anche in un limbo tra vita e morte:intreccio condotto tra inseguimenti,arrivo di creature mostruose,sparatorie al fulmicotone e un finale ove fermare i cattivi prima che spalanchino portali di altre dimensioni che poi sarebbe impossibile richiudere,"R.I.P.D." è un mescolone tra "Men In Black",di cui riprende sia vari schemi,compreso il rapporto tra il novellino e il più ruvido e vissuto,oltre che il Quartier Generale degli sbirri fantasma,uguale a quello degli Uomini In Nero,"Il quinto elemento" (già questo era un rimpasto di altri film),"Grosso guaio a Chinatown",e chi più ne trova più ne metta.Non è catastroficamente brutto come sancito da alcuni critici,a parte l'ampia prevedibilità il filmetto si può guardare,senza troppo divertirsene,ma la robusta spesa per produrlo sembra quanto mai esagerata,considerando i risultati.Ryan Reynolds è al minimo storico della sua espressività,Jeff Bridges,nella versione nostrana non aiutato da un doppiaggio berciante anche quando non serve,sembra presente più per incassare il cachet che per convinzione sia pur relativa,e Kevin Bacon aggiunge un altro mefistofelico ghigno alla sua collezione già numerosa di personaggi molto poco raccomandabili.In USA è stato uno dei grandi tonfi dell'anno,e probabilmente non riprenderà le cifre spese,a meno che le vendite per i canali televisivi non risolvano in positivo per i produttori lo smacco.

GRAVITY (Gravity,USA 2013)
DI ALFONSO CUARON
Con SANDRA BULLOCK,GEORGE CLOONEY.
FANTASCIENZA/DRAMMATICO
Un'azzurro familiare e l'immensità buia del resto dell'universo:in mezzo,tre astronauti coinvolti in un incidente causato da errore umano,che divengono due al momento dell'arrivo dei detriti:interpretati da Sandra Bullock e George Clooney,l'ufficiale NASA prossimo alla pensione e la tecnica al primo volo nel cosmo cercheranno di salvare la vita,con poche possibilità e senza più contatti con la Terra.Il ritorno alla regia di Alfonso Cuàron dopo aver diretto uno dei più bei film di fantascienza degli ultimi anni,come "I figli degli uomini",prevede praticamente due attori in scena,una tensione che agguanta spettatore e film dopo pochi minuti e allenta la presa solo negli ultimissimi istanti di proiezione,e una delle non troppe volte in cui le 3 dimensioni sono ampiamente giustificate,e parte del fascino della pellicola.La liquida odissea in un mondo cui la fisicità è determinata dal pericolo,da quello che potrebbe distruggerti,ridimensiona l'umano,padrone sul suo pianeta,ma ancora (per fortuna?) non in condizione di poter gestire più di tanto situazioni estreme come quella descritta nella pellicola,si dipana per un'ora e mezza abbondante,e,oltre alla suspence ben sviluppata,sottolinea come l'umana sagacia sia da sempre il motore di meraviglie e progresso:la capacità di non darsi per vinti neanche quando tutto gioca a sfavore,di conoscere,certo,attimi di abbandono delle speranze,per poi impugnarle ancora con una forza inusitata,rende "Gravity" un inno alla Vita.Cuàron magnetizza l'interesse dello spettatore facendogli seguire passo passo la vicenda,tra l'altro permettendosi uno "sgambetto" narrativo dopo una ventina di minuti che diviene doppio in un punto cruciale della storia,confermandosi un director che maneggia cinema popolare rilegandolo con cornice autoriale.Clooney inietta nel suo personaggio la disinvolta classe che gli conosciamo,ma è una Sandra Bullock da Oscar quella che strega il pubblico,conquistandone il plauso con una prova d'attrice maiuscolacon un impeto ed una fragilità che arrivano ad essere commoventi.Il cinema di Alfonso Cuàron amalgama spettacolo e poesia,leggerezza e magniloquenza,portando a riflettere su temi universali.Non a caso,il più riuscito episodio della serie di Harry Potter porta la sua firma.

venerdì 11 ottobre 2013


IL CACCIATORE DI DONNE (The frozen ground,USA 2013)
DI SCOTT WALKER
Con NICOLAS CAGE,JOHN CUSACK,Vanessa Hudgens,Radha Mitchell.
THRILLER 
Una scia di sangue e dolore inflitta da un maniaco,per tredici anni,a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta,che sequestrava,violentava e uccideva ragazze sbandate,spesso raccogliendole dalla strada,finchè un detective dalla tempra volitiva non si decise a giocarsi il tutto per tutto per inchiodare l'apparentemente "normale" imprenditore e padre di famiglia che era lo psicopatico crudele assassino:in "Il cacciatore di donne" fino dalle prime sequenze ci viene mostrata la quotidianità del serial killer Robert Hansen,la suspence non è da cercare nello scoprire chi sia l'omicida,ma come il poliziotto riesca ad incastrare il folle distruttore di giovani vite.L'esordiente Scott Walker,che viene dal mondo dei documentari,e lo fa sentire in parte nel taglio dato alla narrazione,forse qua e là leggermente didascalica,ma che ha il sapore dei fatti realmente accaduti,mette in scena un confronto a distanza tra due figure paterne,una compresa eccome del proprio ruolo,che rischia di mandare all'aria la propria famiglia per fermare i delitti,l'altro con una facciata da bravo cittadino,ma che cova una pazzia efferata,affidando i personaggi a due attori che si erano già incontrati su un altro set,quello di "Con Air" (ma anche lì si vedevano insieme solo nel finale),Nicolas Cage e John Cusack.Se il secondo fa emergere la crudeltà del suo assassino a tratti,nell'eccessiva e sproporzionata determinazione che questo sfoggia in alcuni momenti con i familiari,c'è da dire che dopo molte prove sconsiderate,finalmente anche Cage torna a recitare,dando spessore ad un carattere che,in un panorama di uomini sovente meschini,sessualmente frustrati o violenti,non teme di associare alla tenacia un'evidente sensibilità.E la migliore del cast risulta essere Vanessa Hudgens,che interpreta la giovanissima,confusa prostituta che è scampata al pazzo e giocherà un ruolo decisivo:sa esprimere le ambiguità,le fragilità e i dualismi di una persona che ha subito abusi con padronanza da attrice esperta,e non stupirebbe se tra qualche anno fosse uno dei nomi di serie A di Hollywood.

giovedì 10 ottobre 2013


IL POTERE DEI SOLDI (Paranoia,USA 2013)
DI ROBERT LUKETIC
Con LIAM HEMSWORTH,Harrison Ford,Gary Oldman,Amber Heard.
THRILLER
L'ambizione è un cavallo fascinoso,soprattutto se,nel mondo dell'informatica e della telefonia moderna,ove le possibilità di farsi ampia strada,occupare posti di potere e firmare contratti milionari esistono ancora:il giovane rampantissimo Adam ha le carte in regola per farcela,e nonostante uno smacco iniziale,in realtà ha assi nella manica,e naturalmente i grandi predatori del ramo gli buttano ben più di un occhio addosso.Arrivano così privilegi,denaro,occasioni di divertimento tra le lenzuola,ma si sa,per ogni scalino verso il Potere ci sono anche rischi e pericoli.Un thriller fin troppo patinato,diretto da Robert Luketic,che colse qualche anno fa un buon successo con un film in qualche modo collegabile a questo,"21",che coinvolge due nomi di alta caratura come comprimari di lusso quali Harrison Ford e Gary Oldman,affida al più giovane degli Hemsworth il ruolo del protagonista,e come bella di turno la più che notevole Amber Heard.Sulla carta tutto bene,il titolo originale suggerisce suspence (quello italiano lasciamo stare,è uno dei peggiori della stagione già da ora,anche se è appena agli inizi),sembrerebbe interessante la tematica dei conflitti segreti attorno alle faraoniche cifre dell'hi-tech attuale e proiettato in avanti.Però non si rimane praticamente mai compresi del grado di tensione cui è sottoposto il personaggio principale,che tra gli squali di finanza e affari non si sappia determinare quale sia il peggiore lo sappiamo tutti,e la pellicola spreca molte delle sue potenzialità in uno svolgimento a corto di emozioni e sorprese,compreso il finale moralista.Nel cast decorosi i due già nemici in "Air Force One" Ford e Oldman,mentre i due giovani paiono ancora un pò acerbi.

martedì 8 ottobre 2013


L'EVOCAZIONE-The conjuring (The conjuring,USA 2013)
DI JAMES WAN
Con PATRICK WILSON,VERA FARMIGA,Lili Taylor,Ron Livingston.
HORROR
I risultati parlano chiaro:dopo aver girato il primo "Saw",James Wan si è ripetuto con "Insidious",e se "L'evocazione" ha incassato oltre 120 milioni di dollari in USA,anche l'arrivo del secondo "Insidious" ha totalizzato cifre sonore al box-office,e il regista ha già firmato il contratto per girare il settimo capitolo della saga in ascesa "Fast & Furious",pur di tutt'altro genere rispetto agli horror che gli hanno dato il successo.Qua è di scena una vicenda che si svolse all'inizio degli anni Settanta,con tanto di nomi e cognomi riportati,e forse è la cosa che maggiormente inquieta:la coppia protagonista rintraccia,analizza e cerca di debellare possessioni demoniache,con tanto di ritrovati tecnologici,finchè non si ritrova coinvolta nel caso riguardante una famiglia numerosa che va a vivere in una casa nella quale accadono strane cose,finchè i componenti non vengono proprio aggrediti da un'entità che infligge loro sofferenze e spaventi,fino ad entrare dentro uno di loro,rivoltandolo contro gli altri.Wan ci sa fare,con punti di vista anomali,riciclando clichès visti e stravisti senza risparmiarsi,e gioca con un'ambientazione ben gestita a spaventare,per tappe,il pubblico.Wilson e la Farmiga non sono nuovi a pellicole basate sul terrore,lui addirittura è un attore feticcio per il regista d'origine asiatica,come non lo è Lili Taylor,che rammentiamo tra gli interpreti del remake de "Gli invasati","Haunting".Certo,non è facile suscitare negli spettatori brividi e sobbalzi,e c'è da dire che il film si mantiene maggiormente sui binari della suspence che su effetti rivoltanti,e infatti la critica ha generalmente accolto abbastanza bene questa pellicola,che tuttavia non dice granchè di nuovo sul tema delle case infestate,sottogenere vero e proprio dell'horror,che ha i suoi schemi e regole.

lunedì 7 ottobre 2013


IL DIAVOLO (I,1963)
DI GIAN LUIGI POLIDORO
Con ALBERTO SORDI,Gunila Elf-Tornqvist,Ulf Palme,Anne Charlotte Sjoberg.
COMMEDIA
Nell'abbondante sequela di film con protagonista Alberto Sordi,in giro per il mondo,dagli USA all'Australia,si passò anche per la Svezia:nel rappresentare un maschio italico che sfrutta l'occasione di passare un periodo nel paese scandinavo per lavoro,per verificare se davvero le donne locali hanno costumi sessuali e sentimentali molto più corrivi,come si vocifera,delle italiane.Naturalmente le sue convinzioni e tentativi andranno deluse.La commedia,diretta da Gian Luigi Polidoro,come altri film interpretati da Sordi,ha fin troppi scorci "turistici",e difficilmente centra l'obiettivo divertimento,anche se è vero che Albertone girava pellicole una dietro l'altra,e come si sa,è difficile che qualità e quantità vadano a braccetto:addirittura premiato con l'Orso d'Oro,è un film senza guizzi,prolisso e nonostante abbia un campione di recitazione e inventiva attoriale come protagonista assoluto,sfila via poco convincente e con un pò di noia.Spesso trasmesso in tv,soprattutto in passato,non figura tra i titoli con Sordi tra i più rappresentativi,o degni di nota:nè l'apporto di Sonego in sceneggiatura,questa volta dà garanzie,e soprattutto Polidoro fa capire come mai oggi sia un regista quasi dimenticato.

DREAM TEAM (Les seigneurs,F 2012)
DI OLIVIER DAHAN
Con JOSE' GARCIA, Jean-Pierre Marielle,Patrick Dubosc,Omar Sy.
COMMEDIA
Difficile rimembrare film che parlano di calcio che siano diventati memorabili,o apprezzati dagli eppure tantissimi che seguono con ansia e passione le partite dello sport,in Italia,ma non solo,amatissimo:"Dream Team" è una commedia francese che in patria ha realizzato cifre di tutto riguardo,ed è stata distribuita,da noi,non splendidamente.Nella quale si immagina come un ex-campione giunto fino a giocarsi il mondiale per nazionali con la Francia è precipitato in un vortice in cui ha perso sia la dignità,essendo ricorso troppo spesso all'alcool,che la tranquillità,dato che rischia di vedersi diffidare dal tribunale e non poter così più vedere la figlioletta avuta da un matrimonio andato male.La donna magistrato che lo indirizza su un'isola bretone gli assegna la responsabilità di guidare la squadra locale,composta perlopiù da pescatori e operai,come allenatore,e riuscire in contemporanea a centrare l'obbiettivo di una qualificazione ai quarti della Coppa di Francia:impresa improba,ma al protagonista viene in mente di andare a cercare gli antichi compagni delle passate glorie per poter giocarsela...Commedia sportiva per famiglie,anche se fanno capolino la cocaina e un nightclub (ma è tutto molto edulcorato),"Dream Team" è scorrevole,facilona in certi passaggi,e abbastanza prevedibile,se si vuole,ma ha il merito di un buon cast,in cui spiccano il barbuto Josè Garcia,e uno stagionato ma ancora gradevolissimo Jean-Pierre Marielle,e un altro difetto del film è che lascia fin troppo in secondo piano,senza dar loro reale dimensione,certi personaggi,come quelli femminili e gli altri componenti la squadra del Molène.Si sorride abbastanza,ogni tanto scappa una risata,e la commediola non dispiace,a patto di non aspettarsi niente più di quel che promette,nonostante una sequenza d'avvio interessante che sintetizza il passaggio dai fasti del campo alla solitudine della realtà "normale".

venerdì 4 ottobre 2013




FANTASMA D'AMORE (I/F/D,1981)
DI DINO RISI
Con MARCELLO MASTROIANNI,ROMY SCHNEIDER,Eva Marie Meineke,Wolfgang Preiss.
DRAMMATICO/FANTASTICO
Su un autobus un professionista sulla cinquantina,sposato con una donna che non ama,incontra una donna sciupata,dall'aspetto malandato e macilento,che gli ricorda qualcuno,e una telefonata lo inquieterà e insieme lo riporterà in uno stato quasi estatico:la donna vista era il vero grande amore della sua vita,incontrata per sbaglio (o forse no?) che gli chiede di rivedersi,e di lì un tuffo in antiche sensazioni,la possibilità di riprendere le redini dei propri sentimenti e l'occasione di continuare un discorso interrotto anni prima che ha dato una svolta non felice all'esistenza.Ma all'uomo,conversando con alcuni amici,viene riferito che lei sarebbe morta per una grave malattia tre anni prima, e sorgono dubbi forti e inquietanti ipotesi....Coproduzione italo-franco-tedesca girata da Dino Risi,che in età avanzata rivelò un lato sentimentale che nel sarcasmo dei suoi anni migliori,da regista aveva avuto ben cura di tenere celato,sceneggiata dall'autore assieme ad un appassionato di cose macabre e sinistre come Bernardino Zapponi,tratta da un romanzo di uno scrittore oggi pochissimo ricordato come Mino Milani,e ambientata in una città cinematograficamente insolita quale Pavia,è un dramma con divagazioni orrorifiche,fortemente screziato di una malinconia autunnale e non sempre a buona tenuta di ritmo.Però il lavoro dei due protagonisti è di quelli che si ricordano:Marcello,in un ruolo a mezze tinte,si lascia andare a radi scoppi di tenera passione,dipingendo un personaggio di natura mesta ma che sogna ancora le emozioni,Romy,a poco dalla tragica fine cui andò incontro,alterna momenti in cui offre un maturo fascino in cui emette ancora tutta la sua seduttiva femminilità ad altri in cui è fisicamente provata e afflitta dai segni del tempo,parte ancora più complessa da sostenere rispetto al collega.Un film con motivi d'interesse di prima qualità,non sempre ben gestito da sceneggiatura e regia,ma c'è da dire che nella fase avanzata della carriera del regista milanese,è stato tra quelli più riusciti.

ELYSIUM (Elysium,USA 2013)
DI NEILL BLOMKAMP
Con MATT DAMON,Jodie Foster.Sharlto Copley,Alice Braga.
FANTASCIENZA
"Vaffanculo!Io non ce li ho cinque giorni!!",replica tra il disperato e l'inferocito il protagonista di "Elysium",il proletario Max,infettato da radiazioni sul posto di lavoro,e deciso a curarsi sulla stazione orbitante chiamata appunto come il film,sulla quale soggiorna l'èlite dell'umanità,lasciando una Terra sovrappopolata,sporca e divenuta un enorme Terzo Mondo.Su Elysium,appunto,si vive splendidamente,c'è verde dappertutto ed in ogni villa-abitazione è presente una cabina curante che riesce addirittura a debellare il cancro.Neill Blomkamp,dopo l'affermazione di "District 9" approda a Hollywood e prende in gestione due star come Matt Damon e Jodie Foster,spartendo tra i due i ruoli di eroe e antagonista,con in mezzo una scheggia impazzita ancora più terribile della donna,la quale è un potente ministro del satellite del benessere,che è un ex-militare psicopatico particolarmente violento,che compie i lavori ufficiosi per conto della politica,killer compiaciuto con parti meccaniche.Anche Max,per riuscire a compiere la propria missione,dovrà affidarsi alla biotecnologia,con una sorta di esoscheletro.La fantascienza di Blomkamp è sociologica,intrisa di metafore sul divario tra reietti che vivono un inferno quotidiano e ultrabenestanti quasi ai livelli di dei dell'Olimpo,che mostra una tecnologia già vissuta,logora,per quanto remota in avanti:per il cinema americano dai grandi numeri le tendenze alquanto progressiste del regista sudafricano forse non saranno del tutto digeribili,ed infatti,dopo una buona prima parte,in cui la tensione è ben gestita,si approda ad un finale quasi lieto,o perlomeno utopistico,in cui si segue la tendenza attuale (vedi Batman,"Oblivion" e per certi versi l'ultimo Iron Man),in cui l'eroe,per riuscire nell'intento di salvare la comunità deve andare incontro al martirio.Però l'esortazione a schiodarsi dall'egoismo cui la crisi mondiale sembra aver spinto molte persone,fa simpatia,il film è spettacolare e curato nell'alternanza tra un mondo futuristico e la fantascienza post-atomica alla "Mad Max",e se Jodie Foster è forse fin troppo condizionata da un personaggio senza sfaccettature,Damon tira fuori una fisicità nuova e impersona un guerriero con varie zone fragili:poteva risultare migliore,certo,ma in un'annata che promette diversi nuovi titoli fantascientifici,questo può fare la sua degna figura.