giovedì 16 febbraio 2012


HUGO CABRET 3D ( Hugo Cabret 3D,USA 2011)
DI MARTIN SCORSESE
Con ASA BUTTERFIELD,Ben Kingsley,Chloe Moretz,Sacha Baron Coen.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Il favoritissimo agli Oscar 2012 pare proprio essere,nuovamente,sei anni dopo il trionfo di "The departed",un film di Martin Scorsese,dopo anni di dichiarato ostracismo al suo cinema eppure così importante.E' il primo lavoro del cineasta di "Toro scatenato" in 3D,ed è il suo primo film esplicitamente per ragazzi:tratto da un romanzo di Brian Selznick,ambientato in una Parigi che,specialmente in questa stagione,è felice teatro per registi importanti (anche Woody Allen,come ben sappiamo),racconta l'incontro tra un piccolo orfano che vive clandestinamente nella stazione della Ville Lumière e Georges Meliès,ridotto in miseria dopo i fasti del pionierismo cinematografico,che possiede un piccolo negozio di giocattoli spesso deserto.Aprendosi su un carrello in discesa mozzafiato,che esalta le proprietà delle tre dimensioni,il film si situa tra dramma e commedia,con l'avventura di un ragazzino coraggioso che grazie ad un automa lasciatogli dal padre trova il sistema di comunicare con l'anziano maestro che dapprima si risente,e per via anche della figlioccia dell'artista decaduto,riesce a far breccia nel cuore suo e della moglie,sempre che la furibonda guardia della stazione,con dobermann annesso,non riesca a mettergli le zampe addosso... L'effetto tridimensionale è qui sfruttato benissimo,e pure James Cameron,che sta al nuovo modo di fare cinema in 3D come Meliès stava ai film fantastici,l'ha elogiato:curioso che per uno degli omaggi più appassionati e colti all'artigianato del cinema che fu si sia adoperato il nuovo modo rivoluzionario di realizzare un film.E non è solo questione di Meliès,Scorsese,da cinefilo a tutto tondo,nel finale cita espressamente Vittorio De Sica,donando alla pellicola uno sguardo fanciullesco che fa volare lo spettatore e la sua partecipazione al racconto:e,può darsi,che per un regista che da sempre ha studiato e reso su celluloide la natura violenta dell'Uomo,oltre a riti e costumi di comunità che prosperano in luoghi lontani dalle origini,che con la maturazione sia giunto il momento di una riconsiderazione di sentimenti e l'apertura a compassione e tenerezza. Quella stessa che commuove nel finale,per il formarsi di nuovi nuclei ed una speranza verso il formarsi di sentimenti inespressi fino ad allora.In un quadro d'epoca che riproduce l'alba del grande schermo,"Hugo Cabret" è un bel pezzo di cinema di serie A modernissimo che si nutre delle proprie radici.

COME AMMAZZARE IL CAPO E VIVERE FELICI
( Horrible bosses,USA 2011)
DI SETH GORDON
Con CHARLIE DAY,JASON BATEMAN,JASON SUDEIKIS, Kevin Spacey.
COMMEDIA
In America è stato uno dei film brillanti dell'anno,e della decade in corso,ma qui da noi ha raccolto poco,questa rilettura in una chiave a metà tra la commedia sboccata ed il thriller rosa dell'hitchcockiano "Delitto per delitto":vessati dai principali,tre amici non vedono altra soluzione,consigliati da un ex-galeotto incarcerato per un crimine improbabile (videopirateria),che eliminare ognuno il capo dell'altro.Ovviamente,dato contesto e genere,le cose partono complicate ed arriveranno ancora più incasinate,tra un Kevin Spacey mellifluo e coinvolto nel giro della droga,una Jennifer Aniston dentista assatanata che pretende prestazioni sessuali dal suo assistente ricattandolo a tutto spiano,ed un Colin Farrell laido e scellerato che opprime uno dei tre.Cast pieno di nomi importanti che si lasciano andare ad una salutare autoironia,e partecipano al gioco di regia e sceneggiatura con professionale nonchalance.Però,così come capita ad altre pellicole ufficialmente riconosciute come commedie,si mischiano anche troppo i generi,a volte esagerando con gli innesti thriller o,ma non in questo caso,di violenza un pò gratuita.Per cui il film ha momenti divertenti,altri meno,e la sua discontinuità infine gli giova poco,con un assestamento delle cose nel finale abbastanza improbabile e contorto.

THE SOCIAL NETWORK ( The social network,USA 2010)
DI DAVID FINCHER
Con JESSE EISENBERG,Andrew Garfield,Justin Timberlake,Rashida Jones.
DRAMMATICO
Forse il film di David Fincher che ha raccolto,a livello di critica,maggiori consensi immediati e considerato da subito come uno dei migliori lungometraggi della stagione in cui è uscito,"The social network" è un dettagliato racconto sulla nascita del fenomeno Facebook,una delle icone di questi anni,esplosa con la forza di un'atomica nella comunicazione,e entrato immediatamente nel DNA delle attuali generazioni,dai 10 agli oltre 50 anni di età,importante ai tempi dell'elezione di Obama anche per la diffusione del personaggio pubblico.Come sottolinea la sceneggiatura di Aaron Sorkin,la cosa nasce da una delusione sentimentale da parte di un individuo che non parte come vincente,il classico cervello attivo ma fragile,nascosto dietro un'apparenza da nerd,e alla fine dei giochi avere centinaia di contatti sul social network può essere anche un modo di far finta di non essere fondamentalmente soli.Dialogato con veemente densità,conta su un cast giovane e di belle speranze,ben condotto da un regista via via sempre più importante nella schiera di directors di età media,il film è forse anche troppo lungo,e tempesta lo spettatore appunto con una raffica continua di discorsi per compensare la mancanza d'azione vera e propria,forse,mettendo in scena i tradimenti,gli opportunismi,le rivalità di chi ha fondato una cosa che teoricamente si rapporta ad amicizie nuove,da riscoprire o rinsaldare,anche oltre la distanza vera e propria,sia di luoghi che di anni. Interessante ma con qualche linea di pedanteria,fa parte del lato "teorico" del cinema fincheriano,come "Panic room" e "The fight club",individua problemi specifici della nostra società,in tempi di concezione globale,ma personalmente preferisco il Fincher che sa rivestire i film di genere di nuovo smalto,vedi l'ultimo "Uomini che odiano le donne","The game" e "Se7en".

lunedì 13 febbraio 2012


SOTTOZERO ( I,1987)
DI GIAN LUIGI POLIDORO
Con JERRY CALA', Angelo Infanti, Annie Papa,Antonellina Interlenghi.
COMMEDIA
Pur essendo negli anni Ottanta uno degli attori brillanti più redditizi al botteghino (ma funzionava soprattutto come protagonista in film corali),probabilmente a Jerry Calà non tornava che le sue prove da attore che tentasse altre vie alla commedia,vagamente cosparse di intimismo o più in sintonia con i "malincomici" quali Troisi,Nuti,Verdone regolarmente reggessero poco in programmazione.Provò quindi ad affidarsi ad un regista che aveva lavorato con Sordi e Tognazzi,e negli anni Sessanta realizzato qualche commedia abbastanza apprezzata come Gian Luigi Polidoro.Ed in effetti viene provata la strada dell'ambientazione internazionale,con l'operaio che sogna di comprare il bar davanti a casa e quindi va a lavorare su una piattaforma petrolifera tra i ghiacci artici,per guadagnare velocemente una bella cifra e tornare al paesello per dare una svolta alla propria vita:le cose migliori di "Sottozero" sono l'aria spersa del protagonista in giro a cercare connazionali,ed il rapporto con l'italiano che gli ha preso l'orologio regalatogli dal padre,e forse combinato anche altro.Poi ci sono dei limiti piuttosto consistenti,perchè Calà fa il possibile,ma la sua recitazione non è eccelsa,c'è una sequenza oltre l'inverosimile (due personaggi che cadono nelle acque gelidissime del mare e vengono trovati su un lastrone di ghiaccio la mattina seguente...),e come messa in scena non siamo proprio dalle parti di Billy Wylder.Però viene da rimpiangere che un attore del carisma,dell'estro e la capacità di alternare momenti istrionici a sapienti mezzi toni come Angelo Infanti non abbia avuto maggior fortuna professionale.Il suo fanfarone di buon cuore,scellerato e scapestrato,ma capace di un affetto stordente è un lavoro d'attore considerevole,che rimane nella memoria.E si mangia il film.

SUPER ( Super,USA 2010)
DI JAMES GUNN
Con RAINN WILSON,Ellen Page,Liv Tyler,Kevin Bacon.
GROTTESCO
Seconda pellicola di James Gunn,che viene dall'horror indipendente,avendo cosceneggiato film della Troma,"Super" è stato erroneamente "venduto" dai trailer come una sorta di parodia del genere supereroistico che da qualche anno viaggia alto nelle classifiche degli incassi mondiali,ma è tutt'altro.La storia del loser nato che per un capriccio del destino si ritrova sposato con una donna splendida,ma fragilissima,che gli viene portata via da un boss dello spaccio che ha spocchia e a cui manca senso del ridicolo (un Kevin Bacon di sottilissima ironia),e per prendersi una rivincita,il protagonista si mette una goffa tuta e cerca di divenire un supereroe,affiancato da una ragazza un pò tocca che lavora in un negozio di fumetti,e va incontro al nemico e alla sua gang,è in realtà un racconto con zone malinconiche,spinto a tutto spiano sul versante grottesco,e che sfocia in un'esplosione finale di sangue e uccisioni degne del più violento dei sequel di "Non aprite quella porta". Apologo sentito e rivestito di sarcasmo sulla crudeltà della vita e della sorte,"Super" ha buone caratterizzazioni,ma punta troppo sull'inevitabile effetto-shock che arriva improvvisamente sullo spettatore,quando la follia covata dal cuoco che si illuderà di diventare uno pseudo-Batman si manifesta in una sequenza che è simile a quella di "Hannibal" quando il celebre cannibale scoperchia il cervello del perfido agente FBI corrotto di Ray Liotta,e poi inscena una resa dei conti sanguinaria ed anche troppo insistita per non parere un pò compiaciuta.L'idea di fondo è buona,si percepisce una pietà sincera per i sogni dell'eroe,ma James Gunn potrà diventare un regista interessante acquisendo un maggior senso della misura.

domenica 12 febbraio 2012


MISSION:IMPOSSIBLE-Protocollo fantasma
(Mission:Impossible-Ghost protocol,USA 2011)
DI BRAD BIRD
Con TOM CRUISE,Paula Patton,Jeremy Renner,Simon Pegg.
AZIONE
Negli ultimi anni l'astro incrollabile di Tom Cruise,del quale si è sempre detto che sia stato un talentuosissimo amministratore di se stesso e dei propri impegni e progetti (cinematograficamente parlando,sono d'accordo:ha saputo alternare film a grosso budget con lavori d'autore,e si parla di una star che si è fatta dirigere da Kubrick,Scorsese,De Palma,Stone,Jordan,Coppola,per rimanere agli Autori riconosciuti,ma inserirei pure Crowe e Levinson...) è sembrato traballare,vista anche la risposta loffia alla commedia d'azione della scorsa stagione,"Innocenti bugie",con Cameron Diaz.Per essere precisi,l'incrinatura è partita dal terzo episodio di "Mission:Impossible",che andò bene,ma non raccolse gli entusiasmi e gli incassi adeguati ai primi due titoli della serie:giusto allora che il divo,giunto alle soglie della cinquantina,riparta da lì,e abbia voluto produrre ed interpretare una quarta avventura dell'agente Ethan Hunt,e che il pubblico sia tornato a premiarlo.Affidato ad un regista che viene dal mondo animato della Pixar,il Brad Bird de "Gli incredibili",il nuovo capitolo del franchise al cinema dal 1996 riparte ed allestisce attorno a Hunt una squadra composta da due uomini ed una donna (di una bellezza stordente,Paula Patton):l'azione si muove da Budapest e si conclude a Seattle,ma in mezzo ci saranno state rocambolesche avventure a Mosca,Dubai e Mumbay,con un parte centrale in Arabia tiratissima,probabilmente la migliore della pellicola,con una spettacolare arrampicata sui cristalli del Kuala Lampur.Mescolando ironia e spettacolo,il film si propone come uno dei migliori della serie,e Cruise fa un mezzo passo indietro,concedendo spazio ai co-protagonisti:se al casting si può fare un appunto,è sul villain,impersonato dal Michael Nyqvist di "Uomini che odiano le donne" versione svedese,non troppo convincente,e sulle inverosimiglianze preventivate nel racconto,d'altra parte è inutile lamentarsi se il titolo parla già di "impossibile".Ed il finale,con l'eroe che comunque sa che il suo destino è di essere fondamentalmente solo,risulta molto più apprezzabile di quello dell'episodio precedente,che lo "normalizzava" troppo:gli uomini d'azione sullo schermo non possono legarsi a niente che li renda vulnerabili.Indiana Jones,James Bond,Ethan Edwards non possono che concedersi una romantica solitudine:in fondo,è questo uno dei principali punti di differenza anche tra John Rambo e Rocky Balboa.

venerdì 10 febbraio 2012


L'ALBERO DEL MALE ( The guardian,USA 1990)
DI WILLIAM FRIEDKIN
Con JENNY SEAGROVE,DWYER BROWN,CAREY LOWELL, Brad Hall.
HORROR
L'uomo che terrorizzò buona parte della popolazione mondiale nel 1974 con "L'esorcista",torna a girare un film dell'orrore una quindicina di anni dopo aver sbandierato la furia diabolica del demone Pazuzu sulla piccola Linda Blair,e di scena,ancora una volta,è un infante,ma stavolta neonato,al quale,poverino,viene messa accanto una tata di una certa avvenenza,ma che cela un disegno malvagio e pericoloso.E probabilmente di umano ha poco. Ben recensito ai tempi dell'uscita,"L'albero del male" è un horror d'autore,perchè Friedkin,pur con tutta la sua contraddittorietà,rimane un cineasta che sa fare i film,e che sa anche far discutere,sia per i temi scelti,che per la lettura dei suoi lavori,essendo passato per provocatore ("Cruising"),abile nel coniugare spettacolarità e verosimiglianza ("Il braccio violento della legge"),innovatore di generi ("Vivere e morire a Los Angeles"),ma anche reazionario ("Regole d'onore").Peccato che il budget di questo film è stato probabilmente tendente al modesto,e che gli effetti speciali siano un pò tirati via,perchè ci sono sequenze ispirate,una suspence creata con perizia,ed un tema fiabesco-macabro di densa tensione.E un altro difetto del lungometraggio sono gli interpreti,avvenenti ma di poca personalità,soprattutto i buoni,perchè la presenza della "nanny" seducente ed ingannevole,di Jenny Seagrove,è magnetica e sufficientemente inquietante.Sul Male che aleggia sui nuovi nati Hollywood,a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta,trattò non poco,si veda anche "La mano sulla culla",thriller di Curtis Hanson in cui ancora una babysitter si rivelava un mostro dalle belle fattezze.Non tra i migliori film di Friedkin in assoluto,ma un buon film pauroso,pur con i difetti elencati sopra.

ASSASSINIO SUL TEVERE ( I,1979)
DI BRUNO CORBUCCI
Con TOMAS MILIAN, Marina Lante Della Rovere,Roberta Manfredi,Bombolo.
COMMEDIA/GIALLO
Le avventure del commissario Nico Giraldi,più conosciuto come "Monnezza",continuano sotto la direzione di Bruno Corbucci,mettendo il poliziotto sui generis dalla parlata parolacciara e dall'abbigliamento curioso,ad indagare su un assassinio commesso durante una riunione tra uomini della società tiberina,di cui è incolpato "Er Pinna",potenziale futuro suocero del protagonista.Tra un cavallo bianco,Romoletto,che tornerà utile in una scena d'inseguimento,le schermaglie con la ragazza che vorrebbe incastrarlo sentimentalmente,le seducenti grazie snob della moglie dell'ucciso,una bella razione di ceffoni elargiti a Venticello,e un paio di scazzottate che lo vede solo contro vari sgherri inviatigli contro, Monnezza arriva a scoprire la verità,per finire la storia sposandosi,con completo nero ma un cappellino sdrucito in testa.Il copione è più o meno il medesimo di tutta la serie con Tomas Milian,un giallo all'amatriciana alla buona,un pò di battute volgarotte tra giochi di parole da gita alle medie,e una forma di violenza senza sangue che richiama quella di Spencer & Hill,ma più marcata e meno buffonesca. Per molti sono film di serie B divenuti di culto,più che altro è una serie di poco conto,che ha avuto un seguito relativo di pubblico al tempo dell'uscita,riscoperta più tardi da fans in seconda battuta:schemi fissi,per Milian recita parecchio la voce di Ferruccio Amendola in sede di doppiaggio,e c'è spazio anche per l'onnipresente cameo di Jimmy il Fenomeno.

martedì 7 febbraio 2012


I MAGHI DEL TERRORE ( The Raven,USA 1963)
DI ROGER CORMAN
Con VINCENT PRICE,BORIS KARLOFF,PETER LORRE,Jack Nicholson.
FANTASTICO/COMMEDIA
Nella numerosa serie che Roger Corman trasse dall'opera di Edgar Allan Poe,ci fu il momento anche di un divertissement per quello che fu un cineasta fondamentale nel panorama del cinema americano,per aver dato lustro alla serie B ufficiale,e aver creato cinema con pochi mezzi,riciclando nomi decaduti,facendo operazioni culturali senza darne impressione (come avrebbero,molti spettatori che normalmente non l'avrebbero fatto,avvicinarsi a classici come gli scritti di Poe?)."I maghi del terrore",che drammatizza impropriamente l'originale "The raven",ispirato al poema "Il corvo",è una commedia fantastica su un conflitto tra stregoni sul cui sfondo ci sono tradimenti di ogni tipo,sia sentimentali che professionali,ed è soprattutto l'occasione di mettere insieme nomi con un glorioso passato quali Karloff,Lorre,un attore di spicco come Vincent Price,ed un giovane di belle (e mantenutissime)speranze come Jack Nicholson,aggiungendo due fulgide bellezze quali Hazel Court e Olive Sturgess.Il film,che utilizza scenografie già adoperate in altre pellicole della Factory cormaniana,scorre via con piacere,vede i marpioni della recitazione dilettarsi nel confronto-scontro,e usa effetti speciali artigianalissimi,ma non peggiori per qualità dello standard vigente all'epoca.Semmai,c'è da dire che il film non differisce molto dalle pellicole Disney live action fantastiche del periodo,sia per il clima che vi si respira,che per il tono usato,e questo smorza un pò l'entusiasmo dello spettatore,soprattutto nel duello finale tra Erasmus Craven e Scarabus.Ma l'ironia che aleggia per tutto il film è assai gradevole.

TOTO' E PEPPINO DIVISI A BERLINO ( I,1962)
DI GIORGIO BIANCHI
Con TOTO',PEPPINO DE FILIPPO, Nadine Sanders,Luigi Pavese.
COMMEDIA
Di tutte le cose buttate in parodia con Totò ed i suoi complici di mezzo (Peppino De Filippo,Vittorio De Sica,Erminio Macario...),era inevitabile che anche il muro di Berlino fungesse da motivo-catalizzatore per un'altra delle tante commedie girate dal comico napoletano.Il problema era che,soprattutto nell'ultima fase della carriera del principe De Curtis,questi doveva fare salti mortali lessicali e non per strappare risate al pubblico,perchè anche un film come "Totò e Peppino divisi a Berlino" mostra un'insulsaggine di fondo marcata,eppure ci sono anche Age e Scarpelli in sede di sceneggiatura,ma se la regia è anonima, il copione va avanti a spintoni,salvato in un paio di casi dal duo di comici che si intendevano a meraviglia sul set (e si davano del lei fuori),ma che lascia arrivare la noia spesso. Scambi di persona,equivoci tra superpotenze su due magliari scambiati per pedine importanti nel gioco di spionaggio tra NATO e Patto di Varsavia,il tutto tra qualche numero di Totò e Peppino De Filippo di puro mestiere.Ma è tra le pellicole di minor portata e divertimento di entrambi i grandi attori.

lunedì 6 febbraio 2012


MILLENNIUM-UOMINI CHE ODIANO LE DONNE
( The girl with the dragon tattoo,USA/GB/SW,2011)
DI DAVID FINCHER
Con DANIEL CRAIG,ROONEY MARA,Stellan Skarsgard,Robin Wright.
THRILLER
L'operazione "Millennium" aveva raccolto troppi proventi internazionali perchè Hollywood non vi puntasse gli occhi e l'interesse.Sia del primo romanzo,che dell'adattamento per il cinema made in Sverige,però era parso che ci fosse tutto il potenziale per un thriller d'alta scuola,ma sia l'eccessiva dilatazione della storia(del libro),che lo standard più televisivo(del film) che cinematografico ne smorzavano l'effetto,pur presentando una storia forte,che inclina a vedere il Male anche sotto la coltre del nuovo,il Nazismo come realizzazione di un istinto predatorio,feroce e disumano,e non come generatore di morte:in sostanza,invertendo la prospettiva con cui inquadrare un fenomeno di proporzioni eclatanti,e mai del tutto debellato.Dopo l'ottimo risultato di "The social network",che è stata la sua pellicola meglio recensita dai tempi di "Seven",Fincher ha preso in consegna la ri-messa in scena,a breve giro,del primo segmento della trilogia di Stieg Larsson,"Uomini che odiano le donne",ha mantenuto intelligentemente l'ambientazione svedese (anche se questi svedesi scrivono ogni cosa in inglese,che strani...ma è fisiologico per un film di matrice USA), e ha messo Daniel Craig e Rooney Mara nei panni della bizzarra coppia Mikael Holmqvist-Lisbeth Salander.Il risultato è un thriller molto lungo,che tocca le due ore e mezza di proiezione,ma tiene lo spettatore a sinapsi accese per tutta la sua durata,coinvolgendolo fino dagli straordinari,cupi,esteticamente sontuosi titoli di testa musicati da una nuova versione di "Immigrant song" di ledzeppeliniana memoria:prendendosi qualche libertà,soprattutto verso la conclusione,ma che infine giova al racconto.Una crudeltà senza freni nascosta al piano di sotto,o esercitata da chi detiene un minimo di potere sul prossimo,ed il beffardo ribaltamento di condizione che prevede la "nata vittima" chiudere la partita,in barba alle convenzioni del genere. Diretto con perizia,fotografato e montato come fosse un abito tagliato a puntino,recitato credibilmente da interpreti che sanno dare sfaccettature nuove e personali ai propri personaggi,"Uomini che odiano le donne",versione 2011,è un gran thriller,se chi,come il sottoscritto,pur dopo aver letto il romanzo e visto il primo film,arriva alla fine del film mantenendo viva la tensione della visione fino al sopraggiungere dei titoli di coda.

domenica 5 febbraio 2012


 PRIGIONIERO DELLA SECONDA STRADA ( The prisoner of Second Avenue,USA 1975)
DI MELVIN FRANK
Con JACK LEMMON,ANNE BANCROFT,Gene Saks,Elizabeth Wilson.
COMMEDIA
La nevrosi metropolitana è un leit-motiv dell'opera di Neil Simon,tra i Sessanta ed i Settanta figura di riferimento per teatro e cinema brillante ma con voglia di mordere e far riflettere.Jack Lemmon,quindi,è un interprete perfetto per impersonare i poveri cristi simoniani,sempre sull'orlo di farsi saltare i nervi,perchè non reggono le mille complicazioni quotidiane dei grandi assemblamenti di esseri umani,palazzi e frenesia varia delle grandi città,e questo accadeva più di quaranta anni or sono,quindi diciamo che l'autore aveva capito molte cose all'origine. Affidato al regista che aveva colto il suo maggior successo solo due anni prima con "Un tocco di classe",con George Segal,l'adattamento per il grande schermo della disavventura dell'impiegato che perde il lavoro alla soglia dei cinquant'anni,raggiunge un livello d'insofferenza totale a tutto ciò che lo circonda,e cade in depressione e paranoia risente tuttavia dell'origine teatrale,tramutandosi solo a tratti in un film vero e proprio:anche se il gioco di due grandi attori quali Jack Lemmon e Anne Bancroft contribuisce parecchio alla riuscita della pellicola,che si mantiene in bilico abilmente tra commedia acidula e dramma snervato.I copioni di Simon,pur presentando casi al bordo dell'esaurimento nervoso,rancori ed insicurezze,spesso si avviavano alla conclusione facendo trovare ai personaggi la forza di reagire ai problemi e spingendoli a ritrovare la voglia di far coppia o di mantenere i rapporti tra loro.Si sorride,però il film non coinvolge emotivamente:la cosa più ironica,ma esula da come il lungometraggio sia stato fatto,è vedere Sylvester Stallone nella particina del giovane che il protagonista scambia per un borseggiatore,messo in fuga tutto impaurito da Jack Lemmon.Ma è parte della magia del cinema anche questo...

giovedì 2 febbraio 2012

LA CASA DEL DIAVOLO (The devil's rejects,USA 2005)
DI ROB ZOMBIE
Con SID HAIG,BILL MOSELEY,SHERI MOON ZOMBIE,WILLIAM FORSYTHE.
HORROR
Quello che realizza Rob Zombie è un cinema horror che fa discutere,anche se pure sulla definizione che lo incanala nel genere c'è da parlarne,perchè,se "La casa dei 1000 corpi" era una sostanziale nuova versione del "Texas chainsaw massacre",senza cannibalismo,ma con elementi orrorifici,oltre,naturalmente,ad una forte dose di carica sanguinaria,in questo seguito sembra che sia salita la componente western delle nefande avventure della famiglia di assassini psicopatici capeggiati dal clown lercio Capitan Spaulding, visto che,deciso a fargliela pagare con la legge del taglione c'è uno sceriffo che ad un certo punto ribalterà i ruoli e tramuterà i mostri in vittime,torturandoli ed infierendo su di loro. Se il primo film era parso un remake non dichiarato,con un regista capace dietro e poche idee davanti,questo è più originale,e usa un sarcasmo macabro che bilancia le accelerazioni di violenza che sono presenti.Zombie si conferma director di buona mano narrativa,e che sa dare alla ripresa respiro,e nitore all'immagine,senza insistere più di tanto sui particolari truculenti,anche se il pubblico percepisce comunque una dimensione malata e senza riguardo morale.Ma,alla fine,rimane un dubbio:visto il ribaltamento dei ruoli,non è che alla fine tutto quel che di orrido viene mostrato,e dato che tutti o quasi son cattivi,tranne le vittime( ignare,che al massimo possono non essere simpaticissime,o poco intelligenti,ma certo non meritano certe fini che vengono loro inflitte),c'è una condanna di fondo sulla violenza,da qualsiasi parte la si usi?L'horror come lezione morale,non è certo il primo film a farlo,ma questo allora lo farebbe in una maniera non dichiarata e così senza filtri,da suscitare sensazione.
COME DUE COCCODRILLI ( I/F/GB 1994)
DI GIACOMO CAMPIOTTI
Con FABRIZIO BENTIVOGLIO, Giancarlo Giannini,Valeria Golino,Sandrine Dumas.
DRAMMATICO
Dantès insegna,che giunti al compimento di una vendetta si perda il senso anche della stessa,e chi pensasse di riguadagnare quel che aveva sentito leso,va incontro ad un'amara delusione.Il mercante d'arte Gabriele,italiano a Parigi,ha una vita facoltosa,va al lavoro con l'autista e vive in un appartamento hi-tech,ma si tiene a distanza dagli altri,e d'improvviso torna nei luoghi natali,sul lago di Como,per mettere in atto una macchinazione che dia il colpo di grazia a chi,via via che scorrono i flashback che punteggiano la vicenda,lo ha allontanato e gli ha reso il passato un macigno da reggere:figlio illegittimo di un ricco industriale,con madre che muore nel dare alla luce il secondo genito,viene accolto nella villa paterna con scherno,invidia e gelosia dai fratellastri,e con lo scorrere degli anni le cose non potranno che peggiorare.Campiotti gira il suo secondo lavoro,il più celebre,prima di un lungo stop, e poi intraprendere una carriera televisiva,come molti suoi colleghi della sua generazione,con una coproduzione italo-franco-inglese, con nomi importanti ed una buona mano illustrativa,fidando fin troppo nelle capacità deduttive dello spettatore,infatti insistendo fin troppo con ellissi narrative un pò azzardate,ma costruendo un melodramma degno,ben recitato soprattutto da un Bentivoglio che infonde charme e smarrimento al proprio personaggio mentre va sia alla ricerca di tracce del proprio passato,sia ordendo la trappola per coloro che non sa perdonare.Pur convincendo quasi del tutto,rimane un'opera interessante e costruita con eleganza,ma senza freddezza,trovando nella conclusione un senso dumasiano,appunto,che imprime tutt'un altro verso al film.

ACAB-All Cops Are Bastards( I/F,2011)
DI STEFANO SOLLIMA
Con PIER FRANCESCO FAVINO,MARCO GIALLINI,FILIPPO NIGRO,Domenico Diele.
DRAMMATICO
Il reparto Celere,fondato da Mario Scelba negli anni Cinquanta,è il braccio più armato della Polizia,viene tenuto pronto all'azione in stadi e piazze in cui si svolgono manifestazioni,e l'assetto di guerra,con scudo,manganello e casco è un discorso a parte,poco amato sia dagli altri poliziotti che in genere,per i metodi violenti:per il suo esordio in cinema,Stefano Sollima,dopo i molti consensi raccolti per l'adattamento televisivo di "Romanzo criminale",ha scelto un altra versione filmica di un libro,questa volta di Carlo Bonini:per contrastare la violenza con altra violenza,la regia si cala,senza commentare,ma soprattutto mostrando,nella vita privata e professionale di quattro personaggi,i veterani Cobra (Favino),Mazinga(Giallini) e Negro (Nigro),ed il nuovo Adriano (Diele).Vite solitarie,disastrate,che vengono dalla miseria,perchè scegliere una professione del genere non è per tutti,ed il ricorso a botte e insulti diviene modo di essere,è un regolamento di conti permanente,e tra colleghi ci si chiama "fratelli" e diviene quasi un legame di sangue.Sollima mostra di saperci fare,il suo esordio non perde mai tensione,si chiude su una nuova azione,considerando la vita dei "celerotti" una guerra infinita contro quelli cui vengono inviati,contro la proprio esistenza,senza pace,senza altro modo di pensare:film di polizia,ma non poliziesco,racconta piccole storie quotidiane e drammi personali,alludendo alla tragedia della Diaz,in cui il reparto agì in maniera ignominiosa,e naturalmente pagò solo la manovalanza,lasciando indenni i quadri dirigenziali ed i politici che ce li avevano mandati.Un film non semplice da valutare sia politicamente che civicamente,ma coraggioso e denso,rabbioso e mai pacificato:molto bravi gli attori,che condividono lo schermo con un affiatamento pari a quello che circola tra i loro personaggi.Se è cinema di genere,o d'autore,sarà il tempo a dirlo,ed a chiarire quella che sarà la carriera di Stefano Sollima.

mercoledì 1 febbraio 2012


MEPHISTO ( Mephisto,D/MAG 1981)
DI ITSVAN SZABO'
Con KLAUS MARIA BRANDAUER, Krystyna Janda,Ildikò Bansagi,Rolf Hoppe.
DRAMMATICO
"Caso" cinematografico dei primissimi anni Ottanta,"Mephisto" guadagnò l'Oscar come miglior film straniero,lanciò sul piano internazionale l'austriaco Klaus Maria Brandauer,che prese parte poi a grosse produzioni come "Mai dire mai" e "La mia Africa",ed altri film,e fece conoscere il regista ungherese Itsvan Szabò:da un romanzo del figlio di Thomas Mann,Klaus,il racconto di un attore teatrale nato rivoluzionario e divenuto personalità di spicco alimentata dal crescente Reich,che si vende l'anima confinando il proprio interesse allo spazio del proprio teatro ed alla carriera che a quello deve tutto.Ma il successo,così come il Potere,per quanto ubriacante,può nutrire la peggior forma di caducità,ed infatti Heinrich Hofgen,benchè si reputi influente,si ritroverà nella condizione di burattino di regime nelle mani di un alto militare,vero Belzebù che,dipenderà dalla convenienza,lo adulerà o tratterà con disprezzo,fino appunto allo sfruttamento come figura da agitare  a giustificazione "culturale".Ma la sceneggiatura fa dire al personaggio del generale la frase attribuita a Goebbels "Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola",quindi la questione viene adoperata per instillare nelle menti di un popolo pronto a recepire la strada della Forza e dell'Ordine una parvenza di conoscenza,che invece è scandita dai quadri dirigenziali. La complessità del racconto prevede i dubbi del protagonista,un narcisista di un ego smisurato e causa di disastri interpersonali,ed un rivale che fa il percorso inverso al personaggio principale,tramutandosi da infervorato pioniere del nazionalsocialismo in spirito critico destinato a cadere per aver contraddetto i dettami degli scherani del Fuhrer.Pur lungo quasi due ore e mezza,il film ha parti diseguali,ma la sua parabola sul rischio dell'Arte venduta come merce di scambio (e non solo,il film ha chiavi di lettura svariate,c'è anche un discorso sulla disponibilità delle popolazioni  a farsi inquadrare e comandare oltre ogni logica di convivenza) arriva netta,grazie anche alla prova che tocca ogni sfumatura,dall'esaltazione alla contrizione,di un attore che ha capito di avere a che fare con il ruolo della vita e non lo spreca.

CRAZY,STUPID,LOVE ( Crazy,stupid,love,USA 2011)
DI GLEN FICARRA e JOHN REQUA
Con STEVE CARELL,RYAN GOSLING,Julianne Moore,Emma Stone.
COMMEDIA
Commedia dei ruoli e della loro inversione,che però trova troppo tardi tal chiave,"Crazy,stupid,love" mette assieme due tipi di maschio diversissimi tra loro:il fedele,bravo,legatissimo all'unica donna della propria vita che d'improvviso vede crollarsi il mondo addosso quando la moglie gli assesta un uno-due disastroso con rivelazione di tradimento e richiesta di divorzio,ed il marpione da cocktail che veste giusto,usa gli argomenti adatti a conquistare in mezza serata le donne,ne cambia una per sera e pensa ad ogni dettaglio con scrupolo da sicario della seduzione.Due così si incontrano nel locale-terra di conquista per il secondo,mentre il primo ha preso a frequentarlo per ubriacarsi e lamentare le proprie disgrazie sentimentali agli astanti,finchè il playboy non decide di fare un vero e proprio corso di machologia all'altro,mentre intorno a loro due sfila una giostra di innamoramenti e trame tessute dai personaggi femminili principali,e dal figlio tredicenne del marito tradito. Tra Steve Carell e Ryan Gosling si sviluppa una bella intesa,ed infatti la parte migliore della pellicola di Ficarra e Requa è la prima,con l'incontro e la "scuola" di sopravvivenza nel difficile campo di battaglia tra uomini e donne.Viene meno l'interesse quando prevedibilmente lo sciupafemmine si innamora ed il personaggio perde l'alone misterioso che lo contraddistingueva,contemporaneamente mettendo l'altro personaggio nella posizione di accollarsi il senso un pò moralistico,sul finale,del racconto.Ed è un peccato,perchè per oltre metà film si pensa di assistere ad una commedia grintosa,ben diretta e recitata,ma un pò di perdita di ritmo,e soprattutto l'inevitabile pistolotto finale sul trionfo dei buoni sentimenti nuocciono alla riuscita del lungometraggio.Interessante il cast,dai due protagonisti ad una Julianne Moore che di buon grado si prende il rischioso ruolo della fedifraga indecisa,e bravi sia a Kevin Bacon, e a Marisa Tomei,che stanno diventando due delle migliori guest star giocabili sia in commedie che in pellicole drammatiche senza che perdano un colpo.