lunedì 23 aprile 2012


LA SCALA A CHIOCCIOLA (The spiral staircase,USA 1945)
DI ROBERT SIODMAK
Con DOROTHY MCGUIRE, George Brent,Ethel Barrymore,Kent Smith.
THRILLER
Un assassino il cui movente è sopprimere chi ha un handicap è particolarmente spietato,ed una protagonista resa muta da uno shock,che soffrirà la propria menomazione maggiormente nel momento in cui il terrore la invade,è uno dei molti colpi di genio di una sceneggiatura notevolissima,che è alla base di un thriller di culto,a pieno merito.Robert Siodmak,nello spazio esclusivo di una grande abitazione,dopo il prologo che inquadra il delitto di una ragazza claudicante sopra uno dei primi locali cinematografici (in cui si proietta "The kiss",citazione-omaggio al cinema muto già di per sè encomiabile) ambienta un giallo ricchissimo di suspence,con intuizioni visive e sonore di gran presa sullo spettatore.L'occhio del killer che si apre nel buio di un armadio (bello l'omaggio argentiano nella famosissima scena analoga di "Profondo rosso"),le mani delle vittime che lentamente si spengono della vita mentre l'esecuzione del delitto è appena fuori inquadratura,la concatenazione degli eventi che fanno il gioco della suspence,ed un crescendo di tensione che rendono il film molto "avanti",e lasciano supporre che nel 1945 potesse veramente fare paura a chi lo vedesse.Bravissima Dorothy McGuire a recitare senza parlare per quasi tutto il film,intensa,fragile e determinata allo stesso tempo,una gran prova di regia di Siodmak,e un'abile manovra a lasciar pensare allo spettatore di aver capito l'identità dell'omicida fino alla rivelazione finale probabilmente spiazzante.Venne rifatto poi,senza gran clamore,nel 1975  con Jacqueline Bisset come protagonista,"Delitto in silenzio":ma,a proposito di remake,dipende tanto da chi c'è dietro la macchina da presa la qualità del rifacimento.


IL CATTIVO TENENTE-Ultima chiamata New Orleans
(Bad Lieutenant:Port of call New Orleans,USA 2009)
DI WERNER HERZOG
Con NICOLAS CAGE,Eva Mendes,Val Kilmer,Brad Dourif.
DRAMMATICO
Quasi vent'anni dopo l'uscita di un film scandaloso,amato da molti critici,che definitivamente sdoganò un ex regista di film porno divenuto autore di cinema impegnato e specializzato in cult-movies come Abel Ferrara,ne esce un remake firmato da un altro director,che a modo suo è stato considerato importante,soprattutto nei primi anni della sua carriera,e la cosa interessante è magari notare come il tragitto autoriale di Ferrara e Werner Herzog sia inversamente proporzionale,riguardo alla considerazione critica del loro lavoro(e comunque negli ultimi anni,con l'apertura al documentario,per il regista tedesco è nato nuovo apprezzamento)."ll cattivo tenente" versione Herzog è un film che dell'originale prende più che altro lo spunto,un ufficiale di polizia corrotto nell'anima ed il suo tran-tran tra tirate di coca,abusi di potere e azzardi rischiosissimi,ma è opposto sia stilisticamente che nello svilupparsi del soggetto:se Harvey Keitel arrivava fino ad un'agnizione finale che elevava la storia come racconto di una sorta di redenzione e martirio,perchè la Bibbia abbonda in storie di anime poco buone che si salvano spendendosi per una giusta causa fino ad immolarsi,e appunto la storia raccontata da Ferrara,tra sangue che lorda personaggi e immagini,diveniva apologo spirituale,questo di Herzog è altra cosa.Ripulisce la confezione,ma ha tutto un altro senso,usa maggiormente il sarcasmo,soprattutto nel finale,la violenza è meno manifesta,e tra i due interpreti,tutti e due sopra le righe,certo,ma se Keitel rappresentava una discesa nel dolore più atroce e la sua laidezza diveniva una condizione di cui aver pietà,Nicolas Cage,meglio del solito,per carità,ma al massimo rappresenta uno schizzato a cui la sorte benignamente perdona troppe cose. Il film,in sè,non è male, ma è un rifacimento riduttivo di una storia che,invece,incideva a fondo anche in chi solitamente non è avvezzo a metafore dello Spirito.

sabato 21 aprile 2012


DIAZ (Diaz:don't clean up this blood,I/F/ROM 2012)
DI DANIELE VICARI
Con CLAUDIO SANTAMARIA,ELIO GERMANO,AYLIN PRANDI,RENATO SCARPA.
DRAMMATICO
E' facile che un film come "Diaz" divida,anzi,è probabile.Si può discettare sulla necessità,o meno,di riprodurre nella finzione cinematografica immagini drammatiche che le riprese amatoriali hanno,fortunatamente,catturato e i mezzi di comunicazione odierni hanno diffuso,se nel film c'è una matrice ideologica più o meno dichiarata,sull'urgenza di realizzare un lungometraggio su una questione che ancora brucia dentro la recente Storia d'Italia.E ben venga,la discussione:se un'opera cinematografica spinge gli spettatori a dibattere su tante cose,meno male.Al di là di queste considerazioni,lo dico:"Diaz" è un film ben fatto,senza protagonisti veri e propri,ma affidato a più personaggi,che monta e rismonta una delle giornate più nere della Storia del nostro paese,quella in cui esplose una violenza terrificante,da regime sudamericano,dopo gli scontri intorno al G8 di Genova,nel luglio 2001.Il film di Vicari apre mostrando i black block,per una parte dell'opinione pubblica infiltrati da parte dei poteri forti che "servono" a giustificare le reazioni più estreme di Stato (e personalmente,come su molti fatti terroristici,sono abbastanza d'accordo) che gratuitamente sfasciano auto,distruggono vetrine,creano caos:c'era,da parte di una Destra appena uscita vincente dalle elezioni,una gran voglia di dimostrazione di forza (e nella pellicola,senza specificare chiaramente,il Potente che giunge in aereo privato e dà l'ok alle operazioni interpretato da Mattia Sbragia,non è un rimando all'ufficiosa presenza di Fini nel Qg della Polizia?),e l'incursione notturna nella scuola "Diaz",che fu un'azione di squadrismo agghiacciante portò poi a Bolzaneto,in una spirale di degenerazione mostruosa,con feriti gravi e abusi di potere indicibili. Non è un film al quale assstere a cuor leggero,non è un film che mette voglia di rivederlo,come il pasoliniano "Salò" provoca disgusto,nausea,annichilimento,rabbia,per l'ondata di offesa verso ogni minimo diritto umano,crudeltà pura lasciata andare libera solo perchè potuta esercitare. Si esce dalla sala con disprezzo verso chi abusa del proprio Potere per godersi i peggiori istinti,a scapito di ogni rispetto per diritti,umanità,senza la più impalpabile sensibilità:è bene ricordare,anche alle generazioni nuove,che una parte (è giusto specificare che non è tutto così,anche se le risibili sentenze emesse contro chi perpetrò quelle vili nefandezze portano ad un ulteriore sconsolazione) dello Stato commise sbagli atroci,punendo in maniera arbitraria,indecente e oltre ogni limite accettabile,persone che non c'entravano nulla con i danni causati alla città di Genova,massacrate di botte mentre erano inermi e si preparavano a dormire in un posto nel corso di una manifestazione intenzionalmente pacifica.I Black Block invece erano andati mascherati con caschi e maglie attorno al volto per creare caos,colpire e fuggire,lasciando il peso della colpa a chi probabilmente aveva cantato,gridato e battuto le mani come massima espressione corporea contro la globalizzazione.O non essere d'accordo costituiva già reato?


IL GIOIELLINO ( I/F 2011)
DI ANDREA MOLAIOLI
Con TONI SERVILLO,SARAH FELBERBAUM,REMO GIRONE, Fausto Maria Sciarappa.
DRAMMATICO
Se l'intero secondo film di Andrea Molaioli fosse come la prima mezz'ora di proiezione,ci saremmo ritrovati con una pellicola degna di figurare tra le produzioni migliori di casa nostra,un'opera elegante,ben costruita,con ogni dettaglio ben calibrato,una rappresentazione di come l'Italia si sia patinata in facciata per marcire all'interno ottimamente descritta,spendendo paroloni per giustificare fregature sproporzionate ed intrallazzi ultramiliardari:ed è un vero peccato che "Il gioiellino",dopo una simile introduzione,non riesca a reggere il peso del racconto,spesso accelerando in passaggi importanti,e procedendo troppo per ellissi narrative atte a sintetizzare,e fin qui possiamo essere anche d'accordo,ma senza definire al meglio gli sviluppi tra personaggi,che sono appunto poi trasposizioni su schermo di fatti e persone reali.Il crack della Parmalat,la madornale castroneria di aver gonfiato in maniera ipertrofica un'azienda di fatto intascandosi i risparmi degli azionisti che ci avevano creduto,è materiale ancora fresco come il latte nelle bottiglie che nel lungometraggio sono migliaia,e non era certo facile stilare un resoconto,pur romanzato,che fosse ad un tempo critico e sapesse tramutarsi anche in un'illustrazione sul decadimento della grande industria nazionale.Però Molaioli qui appare come quegli atleti che spendono tutto dopo l'avvio,e riescono a giungere sì al traguardo,ma dopo che oramai molti dei rivali li hanno doppiati:nel cast,buono il gioco di tensione tra Toni Servillo e Sarah Felberbaum,e non risulta male Remo Girone,fisicamente molto simile a Callisto Tanzi,che appare molto meno. Però è il classico progetto che non mantiene ogni ambizione e si attesta su un livello medio,che ne bagna le polveri e non lo lascia colpire nel segno a dovere.

giovedì 19 aprile 2012


L'ESORCICCIO ( I,1975)
DI CICCIO INGRASSIA
Con CICCIO INGRASSIA,LINO BANFI,Didi Perego,Tano Cimarosa.
COMICO
Nato più che altro in risposta all'abbandono del sodale di una vita Franco Franchi,"L'esorciccio" fu una parodia quasi immediata de "L'esorcista", straripante successo di un anno prima.Ciccio Ingrassia scrisse,diresse ed interpretò questa sagra di humour confesso di serie B,che tuttavia non sterza verso il pecoreccio,come sarebbe stato molto facile (ma d'altra parte,pur venuto dalla miseria,e praticante una comicità assolutamente per sale da terza visione,Ingrassia era un gentleman).Assoldato l'allora rampante Lino Banfi,mette insieme un film comico che comunque,pur considerato di poco conto,non lasciò indifferenti molti spettatori (Kezich,stroncando "Frankenstein junior",lo definì " l' "Esorciccio" rilegato in pelle"),ed oggi è uno stracult celebrato da molti appassionati del trash.Quando gioca sul nonsense,come i dialoghi con Ubaldo Lay,in gentile concessione del tenente Sheridan al grande schermo,il film ha occasione di divertire senza volgarità e suscitando riso con brillante fluidità,naturalmente scadendo a tratti,con qualche passo falso:tuttavia,gli va riconosciuto un passo svelto,e qualche sequenza francamente buffa,come quella del balletto sul tavolo del municipio che coinvolge Ingrassia,Banfi,il collaboratore dell'Esorciccio Satanetto,e il barbiere del paese. A modo suo,divertente,quando sa esserlo.

LA SIGNORA DI SHANGHAI (The lady from Shanghai,USA 1948)
DI ORSON WELLES
Con ORSON WELLES,RITA HAYWORTH,Everett Sloane,Carl Frank.
NOIR
L'istinto cavalleresco può causar guai,talvolta,e ne sa qualcosa il protagonista de "La signora di Shanghai",classico cult di Orson Welles,celebratissimo dagli amanti del noir e anche dai semplici cinefili.Salvata una bionda procace da tre figuri che parevano aver cattive intenzioni in un boschetto durante una passeggiata serale,il marinaio Michael prende la classica cantonata per la bella donna,moglie di un avvocato,e,nella più classica tradizione del nero in cinema,rimane invischiato in una trama pericolosa,e probabilmente mortale.Ma d'altra parte,come resistere ad una tentazione splendida come la donna che squarciò gli schermi e l'immaginario erotico maschile,seppur bionda platino nell'occasione?Welles,in uno dei suoi film più raccontati,imitati e visti,sta davanti e dietro la macchina da presa,muovendosi sempre con carisma e intuizione da entrambi i lati,però,se devo essere onesto,riconosco al film un ottimo livello,ma per esempio,"L'infernale Quinlan" mi è parso superiore,sia nel racconto che nella regia:è un buon film,con due scene superlative,quella dell'incontro nell'acquario,e tutto il quarto d'ora finale,che sposano,tutte e due,una linea onirica di rara potenza,sublimando l'innamoramento a stato sognante,e confondendo lo spettatore con un gioco visivo straordinario.Con questo,certo,siamo a livelli molto alti,cinematograficamente parlando,ma nella lunga galleria dei cult assoluti,questo non lo includo tra i miei preferiti.

domenica 15 aprile 2012


GORGO ( Gorgo,GB 1960)
DI EUGENE LOURIE'
Con BILL TRAVERS,WILLIAM SYLVESTER,Vincent Winter,Bruce Seton.
FANTASCIENZA
"Risposta" britannica a "Godzilla",che seppure non avesse sbancato al botteghino,si era comunque affermato già come oggetto di culto,e comunque i conti alla fine dovevano essere tornati,vista la scarica di sequel e di epigoni,"Gorgo" uscì nel 1960,con qualche riedizione successiva.Lo schema è quello di "King Kong":una casuale scoperta di una creatura mostruosa e colossale,che viene incautamente recuperata a mò di sfruttamento scientifico o commerciale,senza tener conto delle probabili conseguenze se questa riuscisse a liberarsi,con la cronaca della distruzione che metterà in atto.Con un livello di effetti speciali non eccelso,ma neanche tra i peggiori dell'epoca,il dinosauro che esce dal mare (e,nota originale,è un cucciolo,che naturalmente richiamerà l'intervento di una mamma o di un padre molto più giganteschi,che per andare a riprendersi la prole,manderanno in briciole Londra) è in scena per la maggior parte della breve pellicola:semmai,si può lamentare uno dei peggiori doppiaggi della storia,con i nomi inglesi riportati come si leggono in italiano,e una certa monotonia di fondo,che rendono il film qua e là uggioso,anche se dura poco.La cosa migliore è la scena finale,con la dinastia dei Gorghi che se ne ritornano nel freddo mare d'Inghilterra dopo aver convinto gli umani a lasciarli perdere:ma siamo a livelli abbastanza modesti,anche per un "B-movie".

sabato 14 aprile 2012


BIANCANEVE (Mirror,mirror,USA 2012)
DI TARSEM SINGH
Con LILI COLLINS,JULIA ROBERTS,Armie Hammer,Nathan Lane.
FANTASTICO/COMMEDIA
Doppio appuntamento sugli schermi per l'eroina più celebre delle fiabe,assieme a Cenerentola:Biancaneve,di cui conosciamo l'entità del capolavoro animato che dal 1937 ha affascinato,spaventato e incantato schiere di spettatori,piccoli e adulti,ritorna al cinema in doppia versione,una più favolistica,e l'altra più fantasy,inserita sulla falsariga del "Signore degli anelli".La prima a giungere è quella in chiave brillante,con Julia Roberts a dar vita alla regina malvagia,che consulta lo Specchio più famoso di sempre,e non investe sulla mela inzuppata al veleno per chiudere i conti con la bella figliastra:affidato a Tarsem Singh,che in questa stagione ha girato due kolossal,dopo anni di silenzio,il film si avvale del gusto visivo del regista indiano,che corona di colori,scenografie giocose e strizzate d'occhio complici la "sua" rappresentazione della favola originariamente elaborata dai fratelli Grimm.Per quanto inclini spesso ad una studiata,"scioccherella" aria di svagata leggerezza,l'operazione si risolve infine in una commedia a tonalità fantastica,che tuttavia si esime dal diventare stucchevole,trovando la maniera anche di far sorridere lo spettatore,magari con qualche occhiata lasciva di troppo,per i bambini in sala,lanciata dalla Regina ai pettorali del Principe,ma ci si alza dalla poltrona senza torpore,e non con la sensazione di aver buttato via tempo.Probabilmente diverrà un futuro classico della programmazione televisiva nelle feste natalizie,in USA non ha funzionato benissimo al botteghino.

giovedì 12 aprile 2012


LA RIMPATRIATA (I,1963)
DI DAMIANO DAMIANI
Con WALTER CHIARI, Francisco Rabal,Riccardo Garrone,Leticia Roman.
DRAMMATICO
Probabilmente quel che ha più nuociuto a "La rimpatriata",film particolare nell'opera di Damiano Damiani,perchè è probabilmente quello in cui ha convogliato le sue massime aspirazioni,e voluto dare una cifra in odor d'autore alla pellicola,è l'averlo presentato come una commedia,mentre invece,salvo qualche spunto brillante,il dramma ribolle per tutta la narrazione,per emergere nel finale,inevitabile resa dei conti col proprio essere dei protagonisti.Cinque amici di vecchia data,giunti sui trentacinque anni,si ritrovano per una serata in nome dei vecchi tempi,ma se uno ha una buona carriera come chirurgo,un altro traffica nell'edilizia,uno svolge affari e si è spostato capitando a Milano ogni tanto,ed uno vive ancora alle spalle del padre ricco,senza aver l'aria di essere uno che lavora,il centro del gruppo è Cesare,quello che rimediava sempre le donne,faceva scherzi continuamente e piaceva a tutti:recuperato anche lui,che gestisce un cinema per conto dello zio,i cinque passano una notte brava tra squinzie,battute e rancori che erano a portata di mano,fino ad un'alba crudele,che  mostrerà loro quanta distanza ci sia ormai tra ognuno.Il film è condotto bene,ed è notevole come Damiani sappia rendere l'atmosfera di un ritrovo tra amici che ad un certo punto ritrovano il gusto di una bella risata tutti assieme:ideale seguito de "I vitelloni",con ambientazione lombarda anzichè romagnola,evidenzia via via con proprietà psicologica i caratteri ed i contrasti tra i personaggi,facendo risaltare il sognatore dotato di fascino,ma che spreca la propria esistenza continuando a fare il giovanotto senza prospettiva di diventare uomo.Spiccano un Francisco Rabal che tratteggia l'introversione del proprio uomo d'affari,e un Walter Chiari che,molto probabilmente ha messo tanto di sè nel dritto che la vita ha menato più di tutti.Un bel film,che meriterebbe di essere conosciuto meglio e di più.

lunedì 9 aprile 2012


L'UOMO DI RIO ( L'homme de Rio,F 1964)
DI PHILIPPE DE BROCA
Con JEAN-PAUL BELMONDO,Francoise Dorleac,Adolfo Celi, Jean Servais.
AVVENTURA/COMMEDIA
Avventura a go-go in questo film nato come parodia francese delle imprese di James Bond,che a sua volta è divenuto un piccolo classico del cinema d'azione,con un Jean-Paul Belmondo scatenato che si getta a capofitto nell'inseguimento della fidanzata,rapita da misteriosi individui e portata in Brasile,invece di trascorrere la licenza di una settimana in tranquillità.La regia di Philippe De Broca ha una buona tenuta di ritmo,salvo qualche lieve cedimento nella parte centrale,spesso strizza l'occhio al pubblico e infila il protagonista in azzardose scorribande gaglioffe,che più di una volta suscitano il sorriso,con accelerazioni da slapstick e sequenze di autentico divertimento.A piedi,in moto,in aereo,barca e in taxi l'eroe,a metà tra un fiero cretino,un  cinico opportunista ed un romantico uomo d'azione affronta pericoli,rischi e capitomboli,tra una scazzottata colossale ed un posto in aereo scippato all'ultimo momento:Bebel si lancia convinto nelle capriole a prova di stunt,la Orleac era di una bellezza elegantissima,diverte un Adolfo Celi sopra le righe in un ruolo sorprendemente meno negativo di come si prospetta inizialmente.Un piacevolissimo intrattenimento che ha probabilmente ispirato alcune scene di Indiana Jones,considerata la tendenza al ritmo alto e la forte componente ironica del racconto.


LA NOTTE DEI GABBIANI ( La noche de las gaviotas,ES 1975)
DI AMANDO DE OSSORIO
Con VICTOR PETIT,MARIA KOSTY, Sandra Mozarowsky,Josè Antonio Calvo.
HORROR
La trilogia dei resuscitati ciechi,zombie di templari morti nel Medio Evo e risorti a mietere nuove vittime nella Spagna degli anni Settanta è in qualche modo oggetto di culto per qualche amatore:i film,che consistono più o meno nel medesimo racconto leggermente cambiato qua e là,prevedono incauti neofiti che ignari giungono in un luogo in cui vengono offerte vergini a questi scheletri semoventi ed incappucciati per placarli,inseguiti da questi orridi cavalieri,che sono tra i morti viventi più lenti mai visti su schermo. Diretto dall'eroe del trash Amando (senza la "r") De Ossorio ,come gli altri due,ecco il terzo capitolo della serie,ambientato,forse in Gran Bretagna,per via dei nomi più anglofoni,ma che ostenta la pochezza del budget,scorre lento come i suoi zombies di spada armati,ha una colonna sonora che sembra realizzata con l'organo Bontempi,effetti speciali maldestri o palesemente poco efficaci,evidenziando,chissà perchè,la natura inquietante dei granchi che camminano facendo un rumore terribile in prossimità delle vittime dei templari ritornati a esigere sangue. Pedestre anche nella gestione della suspence,è recitato a livello da filodrammatica dell'Oratorio,e dialogato in maniera annichilente.Di pregio,nessuno,nonostante ci sia chi si ostini a considerarlo una sorta di cult-movie....

domenica 8 aprile 2012


WARRIOR (Warrior,USA 2011)
DI GAVIN O'CONNOR
Con JOEL EDGERTON,TOM HARDY,Nick Nolte,Jennifer Morrison.
Una famiglia andata in pezzi,le vite di ognuno andate sparse per conto proprio,alcool,violenza e lontananza a farla da padroni per anni,ma ai legami di sangue sfuggire è quasi impossibile,e in un quadro americano fino all'ultima goccia di fluido corporale,si mette tutto a confronto,anche pubblico,addirittura sfidandosi a duello a mani nude o quasi."Warrior",terza regia di Gavin O'Connor ,specializzato in trame in cui lo sport,anche duro,fa da metafora alla vita reale,è un film che potrebbe sembrare,dall'esterno,il solito racconto di sudore,sangue e sforzo che premia chi crede assolutamente in se stesso e nei valori che si porta dietro e dentro,ma non è solo questo. E' un grande film sui legami,sul recupero della dignità,sulla necessità di tornare sui propri passi,se ci hanno portato lontano da noi e da quel che sognavamo,sulla forza delle persone e su quella del loro amore,anche se pensavano di averlo perduto.E si affrontano due maniere di concepire il mondo,la potenza contro la tecnica,la rabbia contro il metodo,l'introversione contro l'estroversione.Una pellicola che,alla faccia della retorica(pur facente capolino qua e là),del facile cinismo e disincanto di oggi,picchia forte e decisa ai fianchi lo spettatore arrivandogli al cuore,lasciando che dagli occhi sgorghino impensabili lacrime,e lo stomaco si stringa nella commozione di un finale tesissimo,che si rivela una dichiarazione d'amore universale quasi sfibrante,da quanto coinvolge.Tom Hardy,già ce lo immaginavamo,assieme a Fassbender,Gosling e altri sta diventando uno dei nuovi nomi di cui tener conto al cinema,non gli è da meno Joel Edgerton,meno visto ma probabilmente destinato a bei momenti sullo schermo,Nick Nolte,come ogni volta che deve tirar fuori le proprie fragilità,è splendido,e meritava l'assegnazione dell'Oscar a cui era candidato quest'anno,mentre,se conoscevamo già Kevin Dunn come caratterista di buon livello,è un'interessante sorpresa Frank Grillo nel ruolo dell'allenatore Frank Campana.Da non perdere,uno dei film dell'anno,se si decide di lasciarglisi andare.


SENZA UN FILO DI CLASSE ( Where's Poppa?,USA 1970)
DI CARL REINER
Con GEORGE SEGAL,Ruth Gordon,Trisha Van Devere,Rob Leibman.
COMMEDIA
"Dov'è papà?" chiede la mamma capricciosa,fuori di testa,viziatissima ed opprimente Ruth Gordon al protagonista,un George Segal baffuto,avvocato e che vive in mezzo al ciarpame di una casa lasciata all'incuria sua e della genitrice segnata dalla demenza senile,ma anche da una vita di lassismo ed espansione di una personalità castratrice ed incontrollata.Papà,però,è morto da un bel pò,ma la signora un pò non ci ha fatto caso,ed un pò la mente non può rendersene conto,finchè un colpo di fulmine non ribalta la vita ed il tran tran del personaggio principale.Carl Reiner diresse questa commedia considerata a rischio di censura,sia pure uscita in un periodo in cui c'era maggior libertà d'espressione,che in Italia fece la sua apparizione qualche anno dopo la produzione,dopo l'affermazione di "Un tocco di classe",sempre interpretata da Segal,attore oggi semidimenticato,ma in realtà ottimo,eclettico e ricco di sfumature. Breve e qua e là forzata,come nella sequenza dell'innamoramento tra Segal e la Van Devere,sia pure ben collocata all'interno di una black comedy a ritmo sostenuto come questa,la pellicola offre spunto di dibattito (la necessaria conclusione,giusta nell'ottica del protagonista quanto amara in realtà) e motivo di divertimento,seppure su sfondo agghiacciante,come nelle due scene migliori del film,quella del processo in cui il militare di carriera snocciola con fierezza le crudeltà perpetrate in guerra e il gestore di una casa di riposo afferma il proprio cinismo con senso pratico.Una commedia forse non adatta a tutti,ma piacevolmente anomala,recitata con bravura.

venerdì 6 aprile 2012


THE SPIRIT ( The Spirit,USA 2008)
DI FRANK MILLER
Con GABRIEL MACHT,Samuel l..Jackson,Scarlett Johansson,Eva Mendes.
AZIONE/FANTASTICO
Incoraggiato dagli alti incassi di "300",in cui collaborò alla regia con Zack Snyder,adattando una propria graphic novel e trasponendone per certi versi lo stile grafico,Frank Miller ha fatto il suo "vero" esordio dietro la macchina da presa con "The Spirit",rivisitazione di un celebre fumetto di Will Eisner,uno dei primi trattanti supereroi,espandendone naturalmente,in termini di violenza ed erotismo (comunque più accennati che messi in primo piano) certi aspetti oscuri:l'eroe è un ex-poliziotto che aiuta la polizia a prendere i criminali,vestito con cappello a tesa stretta,abito in tono e mascherina aderente per "celare" l'identità vera,come usa la maggior parte degli eroi a fumetti,e si scontra qui con il nazistoide scienziato folle Octopus (un nazista nero,è una delle poche cose originali del film....),attorniato da sventole sbalorditive che sono uno dei non moltissimi motivi di interesse della versione filmica delle imprese di Spirit. Miller abbozza anche una sorta di umorismo glaciale che non funziona,lavorando su fiammate di colore in un un quadro virato a smorzare la luce,ponendo in evidenza i contrasti tra il chiaro e lo scuro:i personaggi non escono dalla dimensione a stampino del comic più blando,le prove attoriali sono fastidiosamente fasulle (Jackson è forse alla peggior prova che gli si ricordi...),e non ci si appassiona mai alle carambole ed alle prodezze del protagonista,che vorrebbe avere la statura di un hard boiled,ma non ha alcuno spessore.Inoltre,ci sono probabilmente citazioni che però scorrono via vanamente,per via dell'evidente inadeguatezza di un grande autore di fumetti (a mio parere,uno dei più importanti di sempre) a gestire la macchina-film,probabilmente non sapendo tradurre la propria vena artistica su questo mezzo d'espressione.Peccato,ma forse era presumibile,data la già maiuscola "cinematografia" dello stile di Miller su carta:era già tutto lì.

martedì 3 aprile 2012


IL PREFETTO DI FERRO (I,1977)
DI PASQUALE SQUITIERI
Con GIULIANO GEMMA,Stefano Satta Flores,Claudia Cardinale,Francisco Rabal.
DRAMMATICO
Figura "particolare" nel Ventennio fascista,Cesare Mori fu soprannominato "il prefetto di ferro" per la rigidità e la protervia nel servire lo Stato di Mussolini,nell'aver fatto arrestare personaggi affiliati al regime,e gli venne affidata,in Sicilia,la prefettura di Palermo,per debellare la mafia:Mori compì azioni decise e fece arrestare molta manovalanza della malavita all'epoca trasmigrata dal brigantaggio all'Organizzazione vera e propria,ma quando sfiorò persone di spicco,venne fatto senatore e inviato a Roma.Dal libro omonimo di Arrigo Petacco,che sposa la tesi della rimozione di Mori in quanto fastidioso per personalità del gotha fascista,la figura di Mori viene presentata da Squitieri come un uomo coerente al proprio dovere,ligio allo Stato e nemico della corruzione:l'abuso di potere,per cui venne denunciato più di una volta,è l'altro lato dell'opera così decisionista di un funzionario simile,ed il film,che a tratti appare come un western di ambientazione siciliana,si attiene all'interpretazione di Petacco.Pur con il non raffinatissimo approccio ideologico di Squitieri,è probabilmente il suo film migliore,anche se Gemma,che all'epoca era una garanzia al botteghino,non è forse il miglior interprete per una figura storicamente complessa (sembra che non fosse così sottilmente avverso al fascismo,anche se a Bologna,dove fu prefetto prima di tornare al Sud,contenne lo squadrismo locale),rigida negli intenti,ma che qui sembra quasi meccanico nella sua imperturbabilità di base.Meglio Satta Flores nei panni del braccio destro Spanò,ma la bravura dell'attore morto sfortunatamente ancora abbastanza giovane è comprovata.In sostanza,un film in discreto equlibirio tra spettacolarità ed impegno,per quanto si possa essere in disaccordo con il cinema squitieriano.

lunedì 2 aprile 2012


IL GIUDIZIO UNIVERSALE ( I/F,1961)
DI VITTORIO DE SICA
Con ALBERTO SORDI,VITTORIO GASSMAN,ANOUK AIMEE,FERNANDEL.
COMMEDIA
Coproduzione italofrancese realizzata da Vittorio De Sica come promesso a De Laurentiis dopo l'importante dramma de "La ciociara",con un cast di proporzioni straordinarie,ognuno chiamato per un breve ruolo,a far parte di un quadro d'insieme ambizioso,che svolge a Napoli una storia surreale ed allegorica,in chiave di commedia ma dal fondo aspro.Cosa succederebbe se il vocione (forse) di Dio annunciasse improvvisamente il Giudizio Universale?Ognuno si presenta con umiltà e un bel carico d'ipocrisia attaccato assieme,ma quando a conti fatti non accade niente di terribile a chi viene sottoposto al giudizio,ciascuno ritorna ai propri vizi e meschinità.La metafora è chiara e ben delineata,Zavattini e De Sica,in questo senso,non deludono,quello che semmai difetta a questo lavoro molto interessante e non sempre all'altezza dello spunto,è il concedere troppo al bozzettismo,e mettere anche troppi personaggi nel film.Il cast comprende di tutto,da Rascel a Modugno,da Gassman a Manfredi,da Lino Ventura a De Sica stesso,anche se la storia più indovinata,ed insieme più inquietante è quella del mercante di bambini Sordi,in cui,una volta di più,la facciata sinistra di uno degli uomini che più ha fatto ridere e appassionare l'Italia,emerge nettamente.Parabola tragicomica,ha numeri gustosi come il personale dell'albergo che si muove come dentro un musical,e altre parti più risapute,non un De Sica tra i migliori in assoluto,si parla comunque del regista che,tanto per dire,ha fatto "Ladri di biciclette",però una commedia che sa di guazzabuglio e tesi ispirata,allo stesso tempo.


GHOST RIDER-Spirito di vendetta ( Ghost Rider:Spirit of vengeance,USA 2012)
DI MARK NEVELDINE,BRIAN TAYLOR
Con NICOLAS CAGE,Violante Placido,Idris Elba,Ciàran Hinds.
FANTASTICO/AZIONE
Quando uscì il molto maldestro "Daredevil" di Mark Steven Johnson mi irritò tanto che uno dei personaggi più belli,fornitori di storie bellissime quale l'eroe cieco,versione marvelliana di Batman,si fosse purtroppo ritrovato con uno dei più brutti adattamenti cinematografici dai fumetti:e quando anche le avventure del motociclista indemoniato Ghost Rider vennero affidate allo stesso regista,mi sorprese che tutto sommato,gli fosse venuto un pò meglio.Sgangherato,con un improbabile Cage ad impersonare il giovanissimo Johnny Blaze,ma alla fine il film aveva quell'aura un pò trash,ma anche pop,che lo faceva risultare un'innocua cavolata realizzata tuttavia con un barlume di stile.Niente a che vedere con un sequel ambientato e girato in Romania,in cui il motociclista dal teschio in fiamme si ritrova contro una setta presieduta da un diavolo,per salvaguardare un ragazzino  e sua madre,affiancato da un prete nero con gli occhi azzurri che si rivela più abile di un ninja con combattimenti ed armi.Diretto dai due responsabili del doppio "Crank" e di "Gamer",Neveldine e Taylor,il nuovo "Ghost Rider" è scritto senza capo nè coda,infilando in mezzo pure Christopher Lambert rasato a zero e con la testa piena di scritte ad interpretare (sì,va beh...)un monaco a capo di un ordine che dovrebbe aiutare i protagonisti,per poi,nella scena successiva,senza un filo di spiegazione,diventare un ulteriore pericolo,con sequenze in cui il ralenti viene usato troppo e malamente,effetti abbastanza dozzinali,ed una recitazione manicomiale collettiva (passi per Lambert,passi per Cage,ma Hinds lo conoscevamo quale attore di buon livello,qui è oltre l'indecoroso...).Anche noioso,scontatissimo nonostante l'esigua durata (deo gratias!),il film ricuce pezzi di "Terminator 2",tutti quelli riguardanti sette sataniste e preti combattenti,con un eroe che manda in fiamme tutto quello che tocca,e lascia rimpiangere,cosa inaudita,la dimensione demenziale di un qualsiasi "Cobra" stalloniano.Questa,sì,una cosa da fantascienza.

domenica 1 aprile 2012


THE RAVEN (The raven,USA 2012)
DI JAMES McTEIGUE
Con JOHN CUSACK, Alice Eve,Luke Evans,Brendan Gleeson.
THRILLER
L'operazione che tramuterebbe Edgar Allan Poe investigatore improvvisato che aiuta la polizia nel tentativo di arrivare a fermare il folle che sta commettendo crudeli delitti ispirandosi ai suoi scritti,poteva avere nello spunto dell'originalità,ed è pur vero che la sceneggiatura ripesca dalla misteriosa dipartita di uno degli autori letterari di maggior peso nella Storia della narrativa alcuni particolari,come gli ultimi momenti vissuti (ma morì in ospedale,per essere più precisi),ma già dalla scelta del protagonista,"The raven" (dall'omonima poesia che aveva già ispirato Roger Corman per "I maghi del terrore") parte col piede storto. John Cusack,un non bellissimo che comunque non dispiace al pubblico femminile,non è un credibile Poe,che dai ritratti emerge come un uomo macilento,benchè ancor giovane,e nel periodo della sua vita inquadrato in questo racconto doveva essere pressochè schiantato dall'alcolismo e dalla frequente autosomministrazione di oppio:inoltre,anche l'indagine è condotta in maniera zoppicante,le motivazioni del killer sono analoghe a quelle di un cattivo di James Bond,e la rivelazione è quasi ovvia,ad un certo punto,se si ha sufficiente dimestichezza con gialli e thriller. Resta qualche vaga atmosfera tenebrosa a giustificare la realizzazione di un film fosco,per niente accattivante ed errato nella sostanza,perchè vuol parer colto ma senza averne lo spessore e limitandosi a pappagallesche citazioni,e nello stesso tempo ammiccare,con qualche effettaccio ai fans dello splatter,inzuppandosi di verbosità.McTeigue,che aveva realizzato un buon film con "V per Vendetta",qui inciampa ad ogni passo,senza convincere mai il pubblico,rendendo vana ogni possibile buona idea,vedi la bella scena di un uomo che sceglie di morire andandosi a sedere su una panchina e guardando un'ultima volta la luna.