giovedì 28 febbraio 2013


TUTTI DENTRO (I,1985)
DI ALBERTO SORDI
Con ALBERTO SORDI,Dalila Di Lazzaro,Joe Pesci,Giorgia Moll.
COMMEDIA
Di "Tutti dentro" si possono dire con una certa cognizione di causa,due cose:che è stato il primo titolo del declino al botteghino di un beniamino degli italiani ,e che anticipò di sette anni l'ondata di Tangentopoli,parlando chiaramente di un sistema di corruzione espanso a tutti i livelli di potere nella nostra nazione.Al di là della considerazione che Sordi è troppo avanti con gli anni per risultare già credibile come magistrato in carriera,questa sua regia,come spesso gli accadeva,naufraga in un qualunquismo di fondo piuttosto scandito,abbozza i concetti ma li esprime grossolanamente,e a livello divertimento c'è poco da dire,se non che la sceneggiatura è loffia alquanto,e pure certi vaghi guizzi attoriali di Albertone non rendono come altrove.Anzi,in una rappresentazione che fisicamente vuol richiamare l'estroso e balzano look dell'allora ministro Gianni De Michelis,il protagonista e regista pone più maniera che talento,mostrando la corda nella conduzione,approssimativa,del racconto,dirigendo maluccio gli attori (neppure Joe Pesci figura granchè bene,qua),dà qualche stoccata alla Rai Tv,e alla fine vorrebbe far passare il messaggio che c'è poco da fare, l'Italia è un calderone in cui si sta bene al caldo della stasi e della corruzione,che rende più facile tante cose.Mica sbagliato,certo,e lo sappiamo purtroppo anche bene,ma il film è mediocre,e non è certo tra le cose più memorabili di una carriera splendida,di un grande del nostro cinema.

venerdì 22 febbraio 2013


ZERO DARK THIRTY (Zero Dark Thirty,USA 2012)
DI KATHRYN BIGELOW
Con JESSICA CHASTAIN,Jason Clarke,Kyle Chandler,Mark Strong.
DRAMMATICO
Il primo film post-Oscar per la prima donna premiata con la prestigiosa statuetta,è ancora una volta un lavoro che fa e farà discutere. "The hurt locker" centrava un problema non considerato,la fronte-dipendenza per soldati che si ritrovavano alienati una volta rientrati dalla guerra,qui si racconta dall'appena dopo l'11 Settembre al giorno dopo l'uccisione di Osama Bin Laden nel suo covo,da parte degli uomini dei Navy Seals,una caccia all'uomo che procede faticosamente e con vittime varie,sullo sfondo delle due guerre scatenate in Afghanistan e Iraq,per dieci anni all'attacco della scala gerarchica di Al Qaeda,portata avanti da una donna che è riuscita a trovare il percorso per giungere al capo dell'organizzazione terroristica.Candidato anche questo a numerose statuette,tra cui miglior film,attrice protagonista e sceneggiatura originale (ma non la regia,curiosamente),è un lavoro intenso,ben recitato (ottima Jessica Chastain,che qui è meno femminile che mai,apparendo anche spossata e sfibrata,con un'unica lacrima finale che potrebbe venire da un senso di liberazione come di vuoto....)che racconta un pezzo di Storia recentissima con i limiti del caso,perchè è difficile,sulle cose recenti,una valutazione oggettiva dei fatti,"Zero Dark Thirty" (è la parte finale dell'operazione,l'incursione ed eliminazione di Bin Laden,come chiamata dai militari) è un lungometraggio fatto benissimo,ben scritto e girato,ma che politicamente risulta ancora troppo fazioso,dato che la tortura perpetrata dagli agenti CIA è inquadrata come un ineluttabile sistema di giungere alle informazioni,si parla di guerra al terrorismo,e vengono mostrati i danni devastanti delle azioni di Al Qaeda (l'11 Settembre,però,è presente solo in forma sonora nei veri comunicati via telefono di quel giorno):solo che l'ira sistematica di Bush e degli USA viene considerata una pratica inevitabile per pareggiare i conti,e questo rende il film difficile da accettare con convinzione.Pur considerando che si narrano fatti realmente avvenuti,che non ci sia superficialità nella sceneggiatura,il nuovo film della Bigelow giustifica fin troppo i mezzi sanguinari adoperati per giungere al fine che conosciamo(la guerra,Falluja,i bombardamenti sugli iraqeni e sugli afghani dove sono,se si voleva essere obiettivi fino in fondo?).Con tutto il rispetto,è bene ricordare la strategia appaltatrice della cricca Bush II,che puntava a conquistare e rifare l'Iraq e l'Afghanistan avendo messo in preventivo i dividendi per Rumsfeld,Cheney & Co.,senza tener conto delle difficoltà che avrebbero potuto sorgere,in nome di profitti miliardari,vedi riserve petrolifere e acquifere,nonchè il controllo degli oppiacei anche per le case farmaceutiche.E in tutto questo,rimane da eccepire,altrochè.

mercoledì 20 febbraio 2013


GLI OCCHI DELLA NOTTE
(Wait until dark,USA 1967)
DI TERENCE YOUNG
Con AUDREY HEPBURN,Alan Arkin,Richard Crenna,Efrem Zimbalist,jr..
THRILLER
Operazione che a teatro è ben giocabile,ma al cinema era tutta da dimostrare,anche perchè c'era da sviluppare una tensione emotiva nello spettatore facendo svolgere per nove decimi la storia all'interno di un bilocale,"Gli occhi della notte" divenne un veicolo ottimo per una Audrey Hepburn entrata nella fase matura della propria carriera,che aveva già girato "Sciarada" nel genere giallo (anche se era colorato da un bel pò di rosa),che interpretò una donna cieca,vittima di una congiura organizzata da tre delinquenti,per recuperare una bambola imbottita di bustine di droga pura,capitata casualmente in casa sua.Il film,diretto dal primo regista di James Bond,è un thriller abbastanza ben combinato,con qualche lentezza nella fase centrale,qualche improbabilità logica (le informazioni prese sulla protagonista e il suo uomo,lei che concede fiducia incondizionata al primo che passa..),ma all'epoca fu un lungometraggio che colpì non  poco l'immaginario di chi ebbe modo di vederlo:nel ruolo principale,la Hepburn fu meritevole di candidatura all'Oscar,fornendo un'interpretazione convincente e non eccessiva,mentre in contrapposizione,il supercattivo di Alan Arkin è anche troppo mefistofelico e caratterizzato,meglio figurano l'ambiguo Richard Crenna e Jack Weston.L'ultimo quarto d'ora di storia,con la sfida mortale al buio tra la donna e i farabutti che l'hanno dapprima ingannata,e tentano poi di ucciderla,è la cosa migliore,un pezzo di cinema tra i migliori realizzati da Young.

martedì 19 febbraio 2013


IL GIOVEDì (I,1963)
DI DINO RISI
Con WALTER CHIARI,Silvio Bagolini,Michèle Mercier,Edy Biagetti.
COMMEDIA
Dino Risi si lamentò di Walter Chiari,il quale,secondo lui,non aveva impresso abbastanza vigore nè le giuste sfumature al personaggio del padre separato protagonista de "Il giovedì",che non rese come previsto,e fu uno dei non molti film di insuccesso del cineasta de "I mostri" negli anni Sessanta.Figura molto tipica del cinema di Risi,ma non solo,Dino è un quarantenne separato,che ha l'occasione di passare una giornata dopo tanto con il figlio,avuto con una donna ricca e lontana per ambiente e provenienza,e sta con un'altra bella ragazza,che gli vuole trovare un lavoro stabile,ma l'uomo coltiva ambizioni di guadagni ampi e facili e traccheggia con il proprio tempo per non crescere e continuare a pensare di cavarsela.Tuttavia,pur incosciente e immaturo,con il bambino parla da suo pari,e il ragazzo,per quanto,anzi,sia più "grande" del balordo genitore,gli vorrà bene e gli dimostrerà di aver un legame con lui.Il film non è all'altezza di altri del regista,e le responsabilità forse sono maggiormente di una sceneggiatura che a tratti rimane in superficie,e non sfrutta dovutamente tutti gli spunti possibili:Chiari aveva convinto maggiormente in un film meno ricordato di questo,"La rimpatriata",in cui offriva un campionario di recitazione maggiore,con un personaggio non dissimile a questo,e forse nemmeno a se stesso.Qua c'è un rimando a "Ladri di biciclette" che non si mescola del tutto bene a "Il sorpasso",con il quale Risi aveva già
detto quasi tutto sul maschio intraprendente ma scombinato,inaffidabile e piacione,vorace e meschinello.Oggi considerato un titolo da rivalutare,però è una discreta commedia,ma va meno in profondità di altri lavori coevi della commedia nostrana.

OPERAZIONE SOTTOVESTE (Operation Petticoat,USA 1959)
DI BLAKE EDWARDS
Con CARY GRANT,TONY CURTIS,Joan O'Brien,Dina Merrill.
COMMEDIA
L'ambito militar-navale ha ispirato il genere brillante più di ogni altro versante in divisa (polizia esclusa,ma è un altro discorso),e negli anni Cinquanta,ad esempio,"La nave matta di Mr.Roberts" e "Operazione sottoveste" risultarono film che piacquero molto al pubblico e ai recensori.Blake Edwards girò una commedia molto classica sullo scontro tra sessi e caratteri opposti,con un Cary Grant che divide il cartellone e lo schermo con Tony Curtis,due uomini fascinosi in una storia per la prima metà con personaggi quasi esclusivamente maschili,che nella seconda vede l'ingresso del fattore "sconvolgente" delle donne prese a bordo (eresia in ambito marinaro,dicevano che portavano addirittura male!),con un sottomarino che viene tinto di rosa e rischia di farsi affondare da una nave di medesima bandiera.Edwards viaggia,più di altre volte,su un registro classico,senza le accelerate che lo portarono a realizzare commedie caustiche su sessualità e american way of life,e vena di malinconia fin dall'inizio il racconto,perchè è quasi tutto raccontato in flashback,comunque ricordando momenti in cui la storia dei personaggi si intreccia alla Storia collettiva,con lo sfondo della guerra,pur vissuta in maniera quasi indolore.Il duetto tra Grant e Curtis,il maturo e l'impunito è ben calibrato,peccato,semmai,che nell'ultima parte di film il più giovane venga un pò sacrificato dalla narrazione.Un piccolo classico saporito che lascia il sorriso stampato sul viso dello spettatore per tutta la sua durata,e anche un pò oltre.

lunedì 18 febbraio 2013


HELLZAPOPPIN'-Il cabaret dell'inferno
(Hellzapoppin',USA 1941)
DI H.C.POTTER
Con OLE OLSEN,CHIC JOHNSON,MARTHA RAYE,HUGH HERBERT.
COMICO/MUSICALE
Un nonsense a perdifiato per un'ora e un quarto,un film che in passato ha colpito e ispirato molti,vedi da noi Renzo Arbore che ha modellato i due film girati da regista su questo lungometraggio che ha una non-storia,procede per accumulo di gags,imbocca la marcia folle e  non cambia registro,salvo qualche intermezzo musicale."Hellzapoppin'" è un classico della comicità davvero troppo avanti per gli anni in cui fu girato,senza riguardo alcuno per la logica narrativa,in cui tutto è un intermezzo,c'è un'ombra di racconto,velocemente quasi ripudiato in nome della gag visiva e delle battute sputate a raffica dalla sceneggiatura.Anche troppo,forse,perchè si fatica a ricordarsi le scene più divertenti,dato che non c'è tempo di prendere fiato,e si viaggia sempre sull'orlo di rimanere stuccati dalla fervida immaginazione del regista H.C.Potter:diavoli canterini,animali in libertà,paradossi che prendono campo,e perfino il mostro di Frankenstein che interviene un attimo in platea per gettare sul palco una commediante caduta in grembo a uno spettatore.Oggi è un titolo più rammentato che davvero visto,può anche irritare,forse,per la copiosa verve che mostra senza freno,però va dato atto a questa pellicola di essere fortemente originale,la madre di tutto il demenziale sorto dagli anni Settanta in poi.

sabato 16 febbraio 2013


ORCHIDEA SELVAGGIA (Wild orchid,USA 1989)
DI ZALMAN KING
Con CARRE' OTIS,MICKEY ROURKE,Jacqueline Bisset,Assumpta Serna.
DRAMMATICO/EROTICO
Uscito a fine anno nel 1989,divenne a sorpresa uno degli incassi più alti della stagione cinematografica,confermando la forza commerciale di Mickey Rourke quando veniva giocato in storie torbide e pruriginose,vedi il grande successo,quattro anni prima,di "9 settimane e 1/2".Diretto da uno specialista del patinato pruriginoso come Zalman King,già cosceneggiatore del sopra citato film di Adrian Lyne,ambienta in Brasile un rapporto bizzarro tra una giovane e bellissima assistente di una altrettanto piacente donna d'affari e un ricco ma ambiguo americano che vive nella terra del Maracanà:l'uomo ha avuto rapporti in passato con la sua particolare datrice di lavoro,che volentieri pratica giochetti erotici,travestendosi poco credibilmente da uomo,scegliendo un giovane e bel ragazzo locale per avere un rapporto a tre con la collaboratrice,mentre Rourke lascia che la ragazza si sottoponga per suscitare il suo interesse anche ad amplessi con altri uomini.Mentre scorre un occhio da cartolina turistica sui magnifici sfondi brasiliani,il film tra non pochi momenti di noia giunge al momento clou del confronto erotico tra i due protagonisti,rimandato per la strana sessualità del maschio,che forse ha problemi di impotenza,come usava nei melò classici,ma mostrando meno pelle nuda,che comunque anche qui c'è il giusto.Se la Otis è una bellezza molto simile alle playmates,la Bisset emana molto più fascino,ma è impigliata in un personaggio ben poco credibile:Rourke ciondola con aria distratta per tutto il film,veste da tamarro e parla a mezza voce,in un'opaca versione del bello e dannato su cui in parte ha costruito la prima parte della sua carriera.Uno dei meno comprensibili hits cinematografici della decade che premiò pellicole come "E.T","Rambo 2" e "Chi ha incastrato Roger Rabbit",tra i campioni assoluti di incasso.

venerdì 15 febbraio 2013


INVICTUS-L'invincibile (Invictus,USA 2009)
DI CLINT EASTWOOD
Con MORGAN FREEMAN,Matt Damon,Robert Hobbs,Langley Kirkwood.
DRAMMATICO
Leader anche da dentro una cella per venti e più anni,Nelson Mandela,una volta eletto presidente,optò per una via non semplice:dopo decadi di regime di apartheid,con violenze fisiche e psicologiche sulla popolazione nera da parte della minoranza bianca in Sudafrica,puntò a sopire le diversità e le possibilità di scontro tra le due anime della nazione.E l'occasione per fare sentire finalmente il Sudafrica una nazione sola fu il campionato del mondo di rugby,che parve da subito a Mandela un'occasione imperdibile,e volle incaricare il capitano della propria nazionale Francois Pienaar,di guidare la riscossa di una squadra non favorita a vincere il torneo e realizzare un comune sentire di tutto il paese."Invictus" è un'opera fortemente voluta dal suo protagonista,Morgan Freeman,che ha chiesto all'amico Clint Eastwood di dirigerla:può apparire un film meno "eastwoodiano" del solito,per la forte tendenza a voler credere in un Sogno,senza l'aura onestamente pessimistica dell'autore de "Gli spietati",però questo non è il classico film americano sulla forza della volontà e sulla capacità di ottenere una vittoria contro tutte le previsioni.O perlomeno,non solo questo:perchè la narrazione è avvincente e svuotata di retorica,il disegno di una ricerca della pace come motivo di unione tra i popoli,e sedare le voglie di rivalsa o vendetta per credere in una possibilità di convivenza è sincera,sentita,ben resa.L'interpretazione di Morgan Freeman,appassionata e senza istrionismi,è ben controllata,e suscita empatia senza strafare,mentre Matt Damon offre una fisicità irruenta e consistente all'uomo di sport chiamato ad applicare lo spirito di patria in campo.Per qualcuno un'opera minore nella filmografia di Clint Eastwood,ma è un film di alta qualità,commovente e appassionante,su una vicenda pur romanzata,ma presa dal vero,una pagina di Storia recente non abbastanza conosciuta,ma che non riguarda solo i paesi africani,applicabile dappertutto.

giovedì 14 febbraio 2013


FLIGHT (Flight,USA 2012)
DI ROBERT ZEMECKIS
Con DENZEL WASHINGTON, Kelly Reilly,Don Cheadle,Bruce Greenwood.
DRAMMATICO
Dopo anni di altro cinema,con lungometraggi in cui sperimentava nuove forme di animazione,facendo recitare a famose star personaggi che le avrebbero riproposte graficamente,con le loro voci,Robert Zemeckis ritorna a un film con attori in carne e ossa (l'ultimo era stato "Cast away",nel 2000),che si intitola "Flight",ha una colonna sonora di alto livello,composta da alcune tra le più belle canzoni uscite negli ultimi quarant'anni,ma che riguarda il volare fino a un certo punto.Perchè l'incidente aereo,che è catalizzatore della vicenda,riguarda i primi venti minuti,è di una devastante verosimiglianza per quanto riguarda gli effetti,è raccontato in maniera da fare inquietare violentemente lo spettatore (era stato bravo anche in "Cast away",a ricostruire un disastro con velivolo),ma il film è la storia sulla dipendenza,da alcool,droghe e tutto quello che risponde ai vuoti e ai demoni che possono incrinare l'interiorità di una persona.Nell'atteggiamento di Whip,il pilota protagonista che compie una manovra al limite dell'incredibile per cercare di ridurre le proporzioni della sciagura (volta a testa in giù il jet che sta conducendo mentre precipita per tenerlo più orizzontale rispetto al terreno),ma regolarmente si getta via in bottiglie scolate e cocktail improvvisati,c'è una totale mancanza di riguardo per se stesso e la propria vita,che drammaticamente sa di vero.Una splendida interpretazione di Denzel Washington,che senza strafare porta in scena la rotta verso lo sfacelo di un personaggio corroso dalla negatività,dalla debolezza verso se stesso,dall'incapacità di saper sopprimere la tendenza a distruggersi,e un buon corollario di bravi attori intorno,in un quadro che sembra ammantato di scetticismo sostanziale,perchè quasi ogni personaggio agisce per interessi personali,e approda a un riscatto,a un aggrapparsi alla coscienza,quando tutto sembra perso,che imprime al film una serietà d'intenti non da poco.

mercoledì 13 febbraio 2013



HABEMUS PAPAM
(I,2011)
DI NANNI MORETTI
Con MICHEL PICCOLI,NANNI MORETTI,Renato Scarpa,Jerzy Stuhr.
DRAMMATICO
Nei giorni delle dimissioni di papa Benedetto XVI è fin troppo facile riconoscere a Nanni Moretti un certo talento profetico,ma l'autore de "Il caimano",da intelligente osservatore della società,ha voluto realizzare,in una fase in cui la Chiesa sta conoscendo un oggettivo periodo di crisi (istituzionale,politica,organica) un lavoro che si interroga sul quanto,come ogni istituzione,sia lontana dal sentire comune o meno.Il cardinale Melville viene eletto papa,ed entra sorprendentemente in confusione,fugge addirittura dalla sede vaticana,e prova a mescolarsi tra la gente comune,mentre lo psicanalista che era stato chiamato per cercare di aiutarlo a controllarne i tentennamenti,da dentro le mura leonine,si inoltra tra i cardinali chiamati all'elezione,e li fa tornare ragazzi facendoli giocare a pallavolo,riportandoli a una dimensione ludica e via dalla pesantezza della responsabilità,anche storica."Habemus papam",rispetto ad altri film di Moretti,è un film meno emotivo e più di testa,anche se l'autore è da considerarsi da sempre come uno dei migliori intellettuali della sua generazione cinematografica:pone questioni non semplici,a livello morale e umanista,che possono indurre ad un approccio più morbido alle questioni clericali anche uno spettatore che poco abbia a che fare con quel mondo,o ne sia distante per volontà espressa e sostenuta.Da applauso un Michel Piccoli umanissimo nei suoi timori e nello sguardo curioso verso un mondo di cose quotidiane che non gli appartiene da troppo,e il finale,che non è per niente conciliante,congeda lo spettatore formulandogli altre domande,smuovendo onestamente coscienze e opinioni personali senza facilitarlo a  tenere una posizione netta.

martedì 12 febbraio 2013

AMITYVILLE POSSESSION (Amityville II:The possession,USA 1982)
DI DAMIANO DAMIANI
Con BURT YOUNG,JACK MAGNER,James Olson,Rutanya Alda.
HORROR
Tre anni dopo il buon risultato commerciale di "Amityville horror",venne realizzato questo sequel che potrebbe raccontare anche vicende accadute prima delle sventure capitate a James Brolin e Margot Kidder nel film originale:una famiglia va a vivere nella casa in cui alberga uno spirito demoniaco che si insinua nel figlio e lo porta a compiere un massacro,più volte annunciato.Quando uscì fu una produzione ambiziosa,prodotta da Dino De Laurentiis,realizzato in 3D (uno dei pochissimi titoli negli anni Ottanta con questo formato),scritto da Tommy Lee Wallace,che avrebbe diretto il terzo "Halloween" l'anno dopo,musicato da Lalo Schifrin,con scenografie di Dimitri Basile:fu uno dei fiaschi che mise male il produttore italiano trasferitosi negli States,e il coinvolgimento di Damiani,che era sì un eclettico,ma questo è probabilmente il suo esperimento più forzato,si giustifica probabilmente per il tentativo da parte di De Laurentiis di puntare su un regista d'esperienza e abile nel cinema di genere.Non che "Amityville possession" sia molto peggiore di diversi altri horror,semplicemente viaggia sul risaputo,segnali sempre più sconcertanti e terrorizzanti,una follia che serpeggia e alla fine esplode,con un'ultima parte in cui ci si ricollega al filone esorcistico,con qualche effetto speciale artigianale relativamente impressionante,ed un cast di caratteristi per una volta al centro della storia.Molto scontato,compresa la "sorpresa" conclusiva,che sottolinea l'eterno ritorno delle forze maligne.

lunedì 11 febbraio 2013

TOTO' E CAROLINA (I,1955)
DI MARIO MONICELLI
Con TOTO',ANNA MARIA FERRERO,Arnoldo Foà,Maurizio Arena.
COMMEDIA
Fu uno dei film di Totò che conobbe più problemi di visibilità,dato che la censura dette problemi,vennero fuori polemiche,e i manifestanti con le bandiere rosse divengono dei festosi gitanti,salvo poi correggere l'opera non molti anni fa:Mario Monicelli,memore del neorealismo appena alle spalle,diresse con meno cattiveria del solito,ma il medesimo coraggio intellettuale,una storia che parla di carabinieri magari bislacchi,magari un pò frescone,ma di buon cuore,di retate di prostitute,un accenno a personalità che rimangono coinvolti nell'adescamento delle donnine sui viali,e una ragazza incinta e sola cui si rivolge un minimo di compassione,in barba a moralismi ottusi e bigotti.Da un soggetto di Ennio Flaiano,una commedia amarognola,ma in fondo gradevole,che vede una graziosa Anna Maria Ferrero come vera rivelazione della pellicola,mentre Totò qui appare un pò sottotono,con un'interpretazione monocorde,forse troppo frenato da un copione che probabilmente gli consentiva meno "variazioni sul tema" possibile.Tuttavia,una commedia avanti sui tempi per tematiche e approccio alle stesse.
BAD TEACHER-Una cattiva maestra (Bad teacher,USA 2011)
DI JAKE KASDAN
Con CAMERON DIAZ,Jason Segel,Justin Timberlake,Lucy Punch.
COMMEDIA
La commedia tendente allo sboccato è un genere in cui Cameron Diaz,bellezza atletica e vitaminica si è sempre trovata a proprio agio,alcuni dei suoi film più conosciuti sono tali,vedi "Tutti pazzi per Mary","La cosa più dolce".Qua interpreta Elizabeth,un'insegnante in una scuola che sembra edificata a Disneyland,in cui ognuno ha un ruolo,si vorrebbe far credere che ogni cosa si svolga in una pacioccosità contagiosa:la bionda professoressa,in realtà,è una stronza maiuscola,sta con un tipo di buona famiglia che vuole impalmare per smettere di lavorare e concedersi lussuosi capricci,non ha feeling con gli alunni,e tende a sfoderare un cinismo senza veli in ogni situazione.Messa in condizione di doversi rimboccare le maniche,la protagonista,pur non primeggiando in bontà d'animo,risulterà meno peggio di altre persone considerate esempi nella comunità della scuola."Bad teacher",diretto da Jake Kasdan,arrivato al quinto film da regista,dimostra che buon sangue non mente:su una sceneggiatura meno sgangherata di quanto si potesse pensare,il figlio di Lawrence imbastisce una commedia divertente,spigliata,che offre qualche buona occasione di divertimento,senza lesinare tocchi d'umorismo grasso,ma brillando per caratterizzazione dei personaggi e scioltezza dei dialoghi.In più,a cominciare da Cameron Diaz,in piena maturità interpretativa come attrice brilante,gli attori in scena onorano la definizione dei caratteri con proprietà e abilità.Presentando una "bad ex-girl" come la protagonista di "Young adult",il film non racconta una conversione alla bontà di una donna meno superficiale di quanto voglia essere,ma descrive la futile vacuità di come viene presentata una certa provincia americana in cui tutti fanno finta di voler bene a tutti,in realtà inseguendo ognuno i propri obiettivi,senza darlo a vedere.Costato venti milioni di dollari,ha incassato cinque volte tanto,ed è una delle commedie più redditizie degli ultimi anni.
VITA DI PI (Life of Pi,USA 2012)
DI ANG LEE
Con SURAI SHARMA, Irrfan Kahn,Rafe Spall,Gerard Depardieu.
DRAMMATICO
Pare che molti abbiano ritenuto quasi impossibile girare un film dal premiato libro "Vita di Pi",venduto assai in tutto il mondo,opera di Yann Martel,uno scrittore canadese.Ci ha voluto provare Ang Lee,che tra alti e bassi,flop e inaspettati successi,si è dimostrato un autore capace comunque di riuscire a gestire lungometraggi non alla portata di tutti:in effetti,una pellicola quasi del tutto riguardante un ragazzo sopravvissuto ad un naufragio,una scialuppa e una tigre sopra,non è detto che allettasse il pubblico.Invece la versione filmica del best.-seller sta ottenendo un buon successo,ha avuto candidature agli Oscar prossimi venturi,ed è stato tutto sommato ben accolto da parte dei recensori.C'era il rischio che,come molti racconti di crescita si sconfinasse in melensaggini o forzature disneyane vecchio stampo,con animali dal comportamento umano e via dicendo,ma il film,che vede un naufragio terribilmente spettacolare poco dopo l'inizio,mostra la crudeltà e il sublime della natura,una tigre che diviene appunto una metafora della stessa,salvatrice e pericolosa,imprevedibile e capace di legare a sè un essere umano.Il meglio del film,infatti,sta nel racconto della sopravvivenza del ragazzo e del felino,alleati per forza e in maniera non scontata,e peccato che ci sia un finale un pò tirato per le lunghe,che smorza parte del pathos che Lee e la sceneggiatura sono riusciti a creare fino a quel punto.Su una barca,in mezzo ad una distesa d'acqua senza fine,ogni espediente porta uno scampolo di vita cui aggrapparsi,e in un'opera tutta incentrata sulla forza della speranza,e sulla capacità di adattamento ai capovolgimenti di sorte che possono accadere,pure un brano fantastico come tutta la parte dell'isola galleggiante riesce a far parte dell'allegoria senza apparire di troppo.Notevole il lavoro degli effetti speciali,con l'apice nella spettacolosa scena dell'emersione della balena,per impatto una delle sequenze dell'anno.

venerdì 8 febbraio 2013

LES MISERABLES (Les Misérables,GB 2012)
DI TOM HOOPER
Con HUGH JACKMAN,RUSSELL CROWE,Amanda Seyfried,Anne Hathaway.
Per questa edizione la Academy ha puntato su due colossi a sfondo storico e una pellicola sempre con la Storia,anche recentissima,alle spalle(ma non sono escluse sorprese,si sa):"Lincoln" e "Les misérables" con ampio numero di nominations se la giocheranno con "Zero Dark Thirty",lavoro di Kathrin Bidgelow sulla caccia a Osama Bin Laden.La trasposizione del musical tratto,a sua volta,dal capolavoro di Victor Hugo,dopo aver mietuto applausi e consensi per anni dalle platee internazionali,arriva diretta dal Tom Hooper vincitore dell'Oscar due anni or sono per "Il discorso del re",e interpretato da Hugh Jackman nel ruolo sofferto di Jean Valjean,Russell Crowe in quello dell'accanito ispettore Javert:magniloquente nelle scenografie,la ricostruzione di costumi e sfondi è imponente,e di Hooper va detto che ha un gran senso scenico,uno stile di inquadratura geometrico e sontuoso,già evidenziato nel suo lavoro precedente.E' stata scelta una chiave tutta cantata,salvo qualche scampolo di dialogo,qualche frase in mezzo alle arie,con un approccio che tende all'opera:in questo senso,Jackman,pur con uno stile all'antica,ha la meglio sul volenteroso ma meno dotato di estensione vocale Crowe.Dal punto di vista recitativo,tra le due star australiane,più ampie le possibilità,dal furente all'afflitto,dal nobile all'impietosito per il primo,più irrigidito il secondo (ma è anche il ruolo che lo richiede),mentre le attrici scelte onorano la parte affidata con uno spiccato coinvolgimento che ne esalta la bravura canora,dalla Hathaway alla Seyfried,senza dimenticare Samantha Barks e Helena Bonham-Carter (gustoso il numero della locanda con Sacha Baron-Cohen su "Master of the house").Nel complesso lo spettacolo c'è,anche se Hooper,alle prese con un testo ricco di impeto non sempre riesce a coinvolgere a livello emotivo lo spettatore,e sì che racconta una vicenda ricca di dramma e pathos,di emozione e passioni.E in un racconto in cui la nobiltà d'animo può sorgere in chiunque (Javert che ha gli occhi lucidi di fronte al cadaverino di Gavroche),e la grettezza vista come Male assoluto che fa lasciare soli gli insorti,e alla deriva chi viene considerato il più sventurato delle comunità,dare peso ai minuti di presenza effettiva a Anne Hathaway per valutare o meno se è giusta la sua candidatura a un premio sa di altrettanto gretto.Nella sua prova,l'attrice dà un esempio di adesione al ruolo da manuale,coraggiosa e ammirevole:e quando intona "I dreamed a dream".e muove lo spettatore alla compassione per una creatura vinta dalla miseria,dall'ignoranza e dalla cattiveria,stritolata dai meccanismi di una società iniqua, l'opera vola,stringe allo stomaco e induce ad una commozione sincera,senza ritegno,che vale la visione dell'intero film.

giovedì 7 febbraio 2013

THE CONTRACT (The contract,D/USA 2006)
DI BRUCE BERESFORD
Con JOHN CUSACK,MORGAN FREEMAN, Jamie Anderson,Alice Krige.
THRILLER
Lo spunto non è originalissimo,un fuggitivo dall'anima poco linda costretto a legarsi all'uomo che lo porta verso il carcere,ma con complicazioni pericolosissime per entrambi,stretti tra due fuochi,quello "amico" dei complici del furfante,e quello degli uomini della legge.Girato in Bulgaria per gli esterni,per risparmiare sui costi,"The contract" è un thriller diretto con professionalità ma senza nerbo da Bruce Beresford,che è un regista onesto ma senza una personalità rimarchevole,che mette a confronto due attori pregevoli quali John Cusack e Morgan Freeman,altrove ottimi,ma qui evidentemente non combinati in maniera splendida.Il primo è vistosamente spaesato nel ruolo di colui che ha la pistola dalla parte dell'impugnatura,l'altro,pur scafatissimo,viaggia verso una sorta di redenzione finale di scarsissima credibilità.Di stampo televisivo,tutto sommato,è nella sostanza una pellicola decorosa,che si lascia vedere con un'ampia dose di prevedibilità,e vale quanto un telefilm ben fatto,ma che è un prodotto fatto in serie.
LOOPER-In fuga dal passato (Looper,USA 2012)
DI RIAN JOHNSON
Con JOSEPH GORDON-LEVITT,BRUCE WILLIS, Emily Blunt,Jeff Daniels.
FANTASCIENZA/AZIONE
Un pò nello stile di "Terminator",si arriva dal futuro,in un riavvolgimento di tempo che è bloccato sui trent'anni,ma con un ritmo meno martellante:"Looper" è una storia a incastri,che amalgama due killer,che risultano essere la medesima persona,uno giovane e l'altro nella versione invecchiata,i quali dovrebbero assassinarsi a vicenda,anche perchè il killer maturo ha un piano per cambiare le cose nel futuro,e per fare questo vuole uccidere un bambino destinato a un ruolo crudele:su una tematica vecchia di diversi anni ("se aveste avuto la possibilità di avere a che fare con Hitler bambino,cosa avreste fatto?"),il regista Rian Johnson imbastisce un thriller futuristico che cerca di non andare sopra le righe,con qualche buona intuizione (il campo di grano che diventa barriera e rifugio),alcuni momenti farraginosi,in cui l'intreccio non sempre scorre fluidamente,e un finale in cui viene presa una decisione,e comunque non è dato sapere quale problema viene risolto in maniera esaustiva.Lasciando allo spettatore il modo di lasciare la visione non del tutto risollevato.Il confronto tra Gordon-Levitt e Willis è a vantaggio del secondo,che non deve imitare l'altro,e non è truccato,anche se il giovane attore è uno dei nuovi favoriti a Hollywood,con dei meriti;nel film abbondano partecipazioni di volti conosciuti,con un Jeff Daniels insolitamente nelle vesti di un cattivo,recitato con sapiente misunderstatement.Senza arrivare a innovazioni particolari,"Looper" è un discreto intrattenimento,che non arriva a incidere più di tanto nella memoria dell'appassionato di fantascienza,girato bene,con squarci imponenti di cielo,e un buon uso dell'inquadratura,ma se l'intenzione era fare un nuovo classico della Science Fiction,siamo abbastanza distanti dall'obiettivo.

lunedì 4 febbraio 2013

LAWLESS ( Lawless,USA 2012)
DI JOHN HILLCOAT
Con SHIA LABOEUF,TOM HARDY,Guy Pearce,Jessica Chastain.
DRAMMATICO
Discendente dai fratelli Bondurant,di cui narra le gesta nel romanzo "The wettest County in the world",Matt Bondurant ha scritto il suo libro basandosi sui racconti tramandati in famiglia e sulle pubblicazioni di quotidiani dell'epoca nell'era del Proibizionismo:ma stavolta di scena non sono le grandi città e i gangsters che vi dettavano le regole della mala,come Chicago o New York,ma la campagna ove l'alcool veniva prodotto.Girando l'ottica dalla parte opposta a "Gli intoccabili",qua i cattivi sono i poliziotti che usano una violenza senza limiti di crudeltà e applicazione,e i buoni sono coloro che producono illegalmente whisky e altro,scontrandosi con i capoccia delle istituzioni in una lotta all'ultimo sangue,che dopo molti morti e atti di ferocia,troverà risoluzione in un confronto sanguinoso su un ponte coperto in legno.Venuto da un lungometraggio che adattava un libro di culto come "The road",John Hillcoat imbastisce un crime-movie che guarda a titoli come "America 1929:uccideteli senza pietà" di Scorsese e "Gang" di Altman come riferimenti veri e propri,ricollegandosi a questi film dei primi anni Settanta anche per l'illustrazione della truculenza con cui la Legge combatteva il crimine,spesso superando i malavitosi per cattiveria e piglio devastante.Scritto da Nick Cave,e si vede, per gli attacchi musicali che irrompono in maniera azzeccata in scene e frangenti,fotografato in maniera eccellente da Benoit Delhomme,"Lawless" ci dà dentro in sanguinarietà,non sempre trovando il tono giusto della narrazione,con qualche lentezza,sprecando Gary Oldman in un ruolo troppo breve,che dà una lezione di misura ad un Guy Pearce che dà una caratterizzazione esagerata al suo sbirro sadico e grottesco;se Shia Laboeuf,che ha dichiarato recentemente di volersi dedicare meno ai blockbusters con cui è emerso e maggiormente al cinema d'autore,dà una buona prova,e Tom Hardy,rappresentando una specie di Golem country,che sopravvive a ferite impressionanti,appare anche troppo trattenuto,la migliore in scena,tra tanto testosterone,è la lanciatissima Jessica Chastain,rossa sensuale e raffinata,che fornisce un'interpretazione sentita in un ruolo apparentemente secondario.