mercoledì 1 febbraio 2012
MEPHISTO ( Mephisto,D/MAG 1981)
DI ITSVAN SZABO'
Con KLAUS MARIA BRANDAUER, Krystyna Janda,Ildikò Bansagi,Rolf Hoppe.
DRAMMATICO
"Caso" cinematografico dei primissimi anni Ottanta,"Mephisto" guadagnò l'Oscar come miglior film straniero,lanciò sul piano internazionale l'austriaco Klaus Maria Brandauer,che prese parte poi a grosse produzioni come "Mai dire mai" e "La mia Africa",ed altri film,e fece conoscere il regista ungherese Itsvan Szabò:da un romanzo del figlio di Thomas Mann,Klaus,il racconto di un attore teatrale nato rivoluzionario e divenuto personalità di spicco alimentata dal crescente Reich,che si vende l'anima confinando il proprio interesse allo spazio del proprio teatro ed alla carriera che a quello deve tutto.Ma il successo,così come il Potere,per quanto ubriacante,può nutrire la peggior forma di caducità,ed infatti Heinrich Hofgen,benchè si reputi influente,si ritroverà nella condizione di burattino di regime nelle mani di un alto militare,vero Belzebù che,dipenderà dalla convenienza,lo adulerà o tratterà con disprezzo,fino appunto allo sfruttamento come figura da agitare a giustificazione "culturale".Ma la sceneggiatura fa dire al personaggio del generale la frase attribuita a Goebbels "Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola",quindi la questione viene adoperata per instillare nelle menti di un popolo pronto a recepire la strada della Forza e dell'Ordine una parvenza di conoscenza,che invece è scandita dai quadri dirigenziali. La complessità del racconto prevede i dubbi del protagonista,un narcisista di un ego smisurato e causa di disastri interpersonali,ed un rivale che fa il percorso inverso al personaggio principale,tramutandosi da infervorato pioniere del nazionalsocialismo in spirito critico destinato a cadere per aver contraddetto i dettami degli scherani del Fuhrer.Pur lungo quasi due ore e mezza,il film ha parti diseguali,ma la sua parabola sul rischio dell'Arte venduta come merce di scambio (e non solo,il film ha chiavi di lettura svariate,c'è anche un discorso sulla disponibilità delle popolazioni a farsi inquadrare e comandare oltre ogni logica di convivenza) arriva netta,grazie anche alla prova che tocca ogni sfumatura,dall'esaltazione alla contrizione,di un attore che ha capito di avere a che fare con il ruolo della vita e non lo spreca.
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