ROVINE ( The ruins, AUS/USA 2008)
DI CARTER SMITH
Con JONATHAN TUCKER, JENA MALONE, Shawn Ashmore, Laura Ramsey.
HORROR
Guai, se siete americani in vacanza e soprattutto all'estero, a prestare orecchio a consigli che fanno cambiare il carnet dei programmi: gli horror di questi anni, superato il clichè della macchina che si ferma in campagna e successivamente dell'incappare dei malcapitati in gaie famigliole la cui missione nella vita è mandar sadicamente sotto terra il prossimo, dicono che se siete giovani, di bella presenza e statunitensi là fuori molti non stanno nella pelle per farvi la vostra. Ce lo hanno detto "Hostel" e molti altri, e visto che il cinema di genere racconta bene la nervatura delle società e delle epoche, in USA ci deve essere una forte diffidenza circa i viaggi all'estero: qui un gruppetto di amici in ferie in Messico decide, spinti dal suggerimento di un altro studente tedesco, di far visita ad un tempio azteco che non è presente sulle carte geografiche. E come direbbero a Roma, ecchela llà: sull'antica costruzione è proliferato un rampicante che ha il vizietto di divorare gli umani, golosissimo del loro sangue, e intorno è segretamente accampata una microcomunità che parla una lingua atavica e uccide chiunque si azzardi a scendere dal tempio, a causa del facile diffondersi della malefica pianta. Il film non presenta niente di nuovo, è il solito schema che prevede l'annientamento di tutti o quasi i personaggi che compaiono, e a livello di gore non lascia granchè all'immaginazione: semmai, è insolita la cura della confezione, con una fotografia anche troppo bella, sprecata, come quella del notevole Darius Kondji. Come è ovvio, alla fine tutto pare ricominciare: si è visto di peggio, ma quanta poca originalità...
DI CARTER SMITH
Con JONATHAN TUCKER, JENA MALONE, Shawn Ashmore, Laura Ramsey.
HORROR
Guai, se siete americani in vacanza e soprattutto all'estero, a prestare orecchio a consigli che fanno cambiare il carnet dei programmi: gli horror di questi anni, superato il clichè della macchina che si ferma in campagna e successivamente dell'incappare dei malcapitati in gaie famigliole la cui missione nella vita è mandar sadicamente sotto terra il prossimo, dicono che se siete giovani, di bella presenza e statunitensi là fuori molti non stanno nella pelle per farvi la vostra. Ce lo hanno detto "Hostel" e molti altri, e visto che il cinema di genere racconta bene la nervatura delle società e delle epoche, in USA ci deve essere una forte diffidenza circa i viaggi all'estero: qui un gruppetto di amici in ferie in Messico decide, spinti dal suggerimento di un altro studente tedesco, di far visita ad un tempio azteco che non è presente sulle carte geografiche. E come direbbero a Roma, ecchela llà: sull'antica costruzione è proliferato un rampicante che ha il vizietto di divorare gli umani, golosissimo del loro sangue, e intorno è segretamente accampata una microcomunità che parla una lingua atavica e uccide chiunque si azzardi a scendere dal tempio, a causa del facile diffondersi della malefica pianta. Il film non presenta niente di nuovo, è il solito schema che prevede l'annientamento di tutti o quasi i personaggi che compaiono, e a livello di gore non lascia granchè all'immaginazione: semmai, è insolita la cura della confezione, con una fotografia anche troppo bella, sprecata, come quella del notevole Darius Kondji. Come è ovvio, alla fine tutto pare ricominciare: si è visto di peggio, ma quanta poca originalità...
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