martedì 28 maggio 2013

IL MALEDETTO UNITED (The damned United,GB 2009)
DI TOM HOOPER
Con MICHAEL SHEEN,Timothy Spall,Colm Meaney,Giles Anderson.
COMMEDIA
E' una vecchia legge del calcio,e dello sport,il consiglio a un giocatore o un manager di non lavorare per la squadra della quale è tifoso,perchè non riuscirà a fare granchè di buono.La vicenda calcistica di Brian Clough,allenatore che puntando tutto sulla propria ambizione,arrivò a guidare il Leeds United fallendo,dopo e prima dei suoi maggiori successi sulla panchina,diventò un libro (di David Peace) e poi un film diretto da Tom Hooper,in seguito regista da Oscar per "Il discorso del re".L'avventura sportiva di Clough,che spinto da un'ossessione senza tregua arriva a rinnegare anche collaboratori preziosi,pur di ottenere la guida del club che considerava il massimo,e deve poi,dopo aver constatato la propria inadeguatezza a fondere passione e professione,appartenenza di tifo e idee tattiche,fare un bagno di umiltà e ricominciare dalle cose semplici:ben recitato e colorato,"Il maledetto United" è intinto di britannicità fino al midollo,e riesce soprattutto nella ricostruzione d'ambiente degli anni Settanta,in cui il calcio inglese espresse uno dei suoi periodi più felici,con clubs che non erano blasonati,ma riuscivano a conquistare titoli nazionali e internazionali,e mischiando agonismo innato a talento e grinta,si distinse come uno dei posti più belli in cui veniva giocato a pallone,ricordando anche campionissimi come Kevin Keegan.Il film è divertente,e ha una morale che spinge alla considerazione dell'importanza dell'umiltà come base per fare bene il proprio lavoro e non perdere di vista la realtà,che fa guadagnare simpatia all'operazione:semmai,a Hooper si può riscontrare una gran bravura d'allestitore di scene e ricostruzione di epoche e ambienti,ma gli si riconosce,una volta ancora,una pecca che dovrebbe smussare.Infatti,i suoi film hanno solitamente una prima parte intrigante,intensa e di impatto notevole,mentre la sua regia,alla lunga,sembra che fatichi a tenere il passo in fatto di ritmo e capacità di avvincere lo spettatore,riprendendosi sul finale.Se riuscisse a regolare questa discontinuità di narratore,Hooper potrebbe trasformarsi davvero in uno dei più importanti registi di questi anni.

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