THE GREY (The Grey,USA 2012)
DI JOE CARNAHAN
Con LIAM NEESON,Frank Grillo,Dermot Mulroney,James Badge Dale.
DRAMMATICO/AVVENTURA
Inspiegabilmente uscito da noi un anno circa dopo la sua apparizione sugli schermi americani,nonostante il buon risultato a livello di incassi (è andato comunque meglio in patria che all'estero),"The Grey" racconta la drammatica vicenda di un gruppo di sopravvissuti ad un incidente aereo tra i ghiacci dell'Alaska,che si ritrova lontano dal mondo abitato,nella neve,circondato e braccato da un branco di lupi famelici.Guida lo sparuto drappello un uomo che come lavoro abbatteva gli stessi animali per tenerli lontani dagli operai delle trivellazioni,con un dolore dentro che lo corrode,che sarà spiegato solo nelle ultime scene,verso una possibilità di salvezza,ma è una lotta durissima contro il tempo e una Natura che non perdona debolezze o passi falsi.Joe Carnahan realizza quello che è fin qui il suo titolo migliore,un dramma avventuroso che non cede quasi mai a spacconate tipiche del cinema d'azione,ma rappresenta un ritorno ad un'avventura classica,che vede l'Uomo in conflitto con l'ambiente,senza le facili scorciatoie delle cose che possono proteggerlo,tornare ad uno stato quasi silvestre,e scontrarsi in posizione di svantaggio con i lupi.Il lungometraggio avvince,anche se ha qualche lieve cedimento nella parte centrale .Ma attenzione a parlare di lupi cattivi e di spirito antianimalista:vero è che la scena in cui gli uomini mangiano il lupo che li aveva attaccati poteva essere realizzata con meno insistenza,toccando il limite del compiaciuto,però va detto che la parabola del racconto non offre zone consolatorie,la crudeltà del Destino e della lotta per la sopravvivenza è resa con vigore e nitida energia:fino a giungere ad un finale impregnato di un lirismo ispido, alla John Milius (con,appunto,tutti i chiaroscuri relativi al cinema di un cineasta criticabile quanto dotato di una poetica selvaggia),in cui viene celebrata,pur nella sconfitta e nell'accettazione di un riequilibrio naturale che ci vede questa volta in ginocchio,un'ultima riserva di umanità sincera,toccante e che porta a stridere commozione e furore.Liam Neeson offre la sua migliore interpretazione da anni in qua,con un personaggio complesso e lacerato,e "The Grey",nel quale verso il finale c'è una bella citazione da un altro titolo controverso quale "Sfida senza paura" di e con Paul Newman,si risolve in un film che cerca una spiritualità densa e decisa,oltre il sangue,oltre la paura,e oltre la perdita della speranza.
DI JOE CARNAHAN
Con LIAM NEESON,Frank Grillo,Dermot Mulroney,James Badge Dale.
DRAMMATICO/AVVENTURA
Inspiegabilmente uscito da noi un anno circa dopo la sua apparizione sugli schermi americani,nonostante il buon risultato a livello di incassi (è andato comunque meglio in patria che all'estero),"The Grey" racconta la drammatica vicenda di un gruppo di sopravvissuti ad un incidente aereo tra i ghiacci dell'Alaska,che si ritrova lontano dal mondo abitato,nella neve,circondato e braccato da un branco di lupi famelici.Guida lo sparuto drappello un uomo che come lavoro abbatteva gli stessi animali per tenerli lontani dagli operai delle trivellazioni,con un dolore dentro che lo corrode,che sarà spiegato solo nelle ultime scene,verso una possibilità di salvezza,ma è una lotta durissima contro il tempo e una Natura che non perdona debolezze o passi falsi.Joe Carnahan realizza quello che è fin qui il suo titolo migliore,un dramma avventuroso che non cede quasi mai a spacconate tipiche del cinema d'azione,ma rappresenta un ritorno ad un'avventura classica,che vede l'Uomo in conflitto con l'ambiente,senza le facili scorciatoie delle cose che possono proteggerlo,tornare ad uno stato quasi silvestre,e scontrarsi in posizione di svantaggio con i lupi.Il lungometraggio avvince,anche se ha qualche lieve cedimento nella parte centrale .Ma attenzione a parlare di lupi cattivi e di spirito antianimalista:vero è che la scena in cui gli uomini mangiano il lupo che li aveva attaccati poteva essere realizzata con meno insistenza,toccando il limite del compiaciuto,però va detto che la parabola del racconto non offre zone consolatorie,la crudeltà del Destino e della lotta per la sopravvivenza è resa con vigore e nitida energia:fino a giungere ad un finale impregnato di un lirismo ispido, alla John Milius (con,appunto,tutti i chiaroscuri relativi al cinema di un cineasta criticabile quanto dotato di una poetica selvaggia),in cui viene celebrata,pur nella sconfitta e nell'accettazione di un riequilibrio naturale che ci vede questa volta in ginocchio,un'ultima riserva di umanità sincera,toccante e che porta a stridere commozione e furore.Liam Neeson offre la sua migliore interpretazione da anni in qua,con un personaggio complesso e lacerato,e "The Grey",nel quale verso il finale c'è una bella citazione da un altro titolo controverso quale "Sfida senza paura" di e con Paul Newman,si risolve in un film che cerca una spiritualità densa e decisa,oltre il sangue,oltre la paura,e oltre la perdita della speranza.
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