lunedì 3 giugno 2013



SOLO DIO PERDONA (Only God forgives,USA/F/DK,2013)
DI NICHOLAS WINDING REFN
Con RYAN GOSLING,Vithaya Pansringarm,Kristin Scott-Thomas,Gordon Brown.
DRAMMATICO
Atteso da molti cinefili dopo l'affermazione di "Drive",due anni fa,come uno dei cult assoluti di questa decade,arriva sugli schermi "Solo Dio perdona",nuovo titolo diretto da Nicholas Winding Refn,per la seconda volta insieme a Ryan Gosling:questa volta l'azione è ambientata in Thailandia,dipinta come una terra di Nessuno,in cui vengono perpetrate violenze sconvolgenti e in cui la risposta alla corruzione,e alla malavita è infliggere mutilazioni,o morte.I vendicatori posti davanti uno all'altro sono l'americano Julian (Gosling) e il thailandese Chang (Vithaya Pansringarm),il primo fuggito dagli USA e gestore di una palestra di thai boxe ufficialmente,erede di una trafficante di droga crudelissima e perversa (Kristin Scott-Thomas in una mise a metà tra Donatella Versace e Patty Pravo),il secondo leggendario poliziotto che dispensa punizioni efferate con una katana dalla punta squadrata.Fin dall'inizio la violenza irrompe senza indugi nel racconto,ancor più scarno del lavoro precedente di Winding Refn,con dialoghi di forte rarefazione,e una fotografia virata perlopiù al rosso,che poi giunge liquidamente sotto forma di sangue che spruzza a fiotti dai corpi amputati,trafitti,squarciati.Molti recensori hanno storto la bocca di fronte ad un film senz'altro aspettato come il nuovo lungometraggio di un cineasta che ha presentato un proprio stile potente e un talento speciale nel fondere atmosfere,immagini e suoni alla propria visione del mondo,sospesa tra nichilismo e idealismo astratto:gli antieroi del cinema del danese sono inglobati nelle cattivissime maniere degli uomini,ma in qualche modo capaci di un'aspirazione alla Giustizia da imporre a costo di essere ancora più dotati di spietatezza di chi fa deliberatamente del crimine il proprio codice esistenziale.A titolo personale,se devo trovare la pecca maggiore a "Solo Dio perdona",è la ricerca di fin troppi simbolismi (valga per tutti il "ritorno" al grembo materno del personaggio principale,mai così letteralmente reso su grande schermo...) e lo stare fin troppo sospeso tra cerebrale e rivisitazione decorata lussuosamente del B-Movie.Però,quanta forza nelle immagini di un cinema possente,agghiacciante nelle sue accelerazioni di efferatezza,seppure elevata,che non dà quasi mai senso di gratuità totale,e che bravura nello sconcertare lo spettatore colpendolo virtualmente con un moralismo durissimo e attanagliante:e in un gioco cruento di lezioni inflitte,in cui il protagonista Julian si rivela non convinto di voler vendicare un fratello malvagio,che ha fatto deliberatamente del male,e risolleva la propria inerzia sparando i proiettili che deve in altra direzione da quella ordinata dalla madre virago che ha probabilmente allevato anche sessualmente la propria prole,giunge ad un'espiazione finale in tono con il percorso della narrazione.Meno romantico e di impatto e più sgradevole di "Drive",ma è una conferma delle doti di gran pensatore di immagini del suo regista.

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