lunedì 29 ottobre 2012


LE BELVE (Savages,USA 2012)
DI OLIVER STONE
Con TAYLOR KITSCH,AARON JOHNSON,BLAKE LIVELY,Benicio Del Toro.
DRAMMATICO/AZIONE
Del romanzo "Savages" di Don Winslow,Oliver Stone aveva comprato i diritti prima ancora che fosse stampato,invaghitosi dello stile di uno scrittore che si sta facendo strada tra gli appassionati del noir moderno,vedi "L'inverno di Frankie Machine",di cui,da tempo,è annunciata una versione cinematografica con Robert De Niro protagonista:il romanzo è scritto in uno stile originale,atipico,che ha addirittura capitoli formati da mezza frase in sospensione,o momenti nei quali pare di star leggendo una sceneggiatura,tanto è l'effetto "cinematografico" che compie sul lettore.E tuttavia,nel finale,quel che se ne trae,è l'inaspettata conclusione,in un racconto spesso immorale,che ogni essere umano,anche il peggiore,e ne "Le belve" si ha un bel campionario,tra assassini,corrotti,stupratori,spacciatori,torturatori e delinquenti vari,il fattore X è inevitabilmente l'Amore,quello che porta a perdersi e offrire il fianco,mostrando la viva carne sotto la corazza di indifferenza,menefreghismo,crudeltà e ostilità di cui sono impastati un pò tutti i personaggi.In questo senso,il romanzo guadagna punti e lascia una sensazione successiva alla sua conclusione che lo riqualifica assai.Stone,pur essendo nato sceneggiatore di successo,riporta sullo schermo il canovaccio,più o meno aderente alla pagina scritta,ma elimina un personaggio importante quale la madre della ragazza bella,bionda e oggetto dell'amore dei due coprotagonisti,O. (è stato eliminato al montaggio,recitato da Uma Thurman...),e soprattutto muta,dopo aver realizzato quella che è la fine sulle pagine,una totale inversione che stravolge il romanzo originale e confeziona un finale inaspettato e fin troppo assolutorio,al di là della provocazione e delle intenzioni probabilmente beffarde del regista. In un quadro di tradimenti continui,di efferatezze di pratica attuazione,la storia dei due coltivatori di marijuana entrati in conflitto con un cartello di narcotrafficanti messicani ha poco del probabile,e,se è vero che il regista di "Nato il quattro luglio" mantiene un controllo dell'immagine riscontrabile in pochi altri contemporanei,miscelando a questo un utilizzo di grandi nomi in performances attoriali di spicco (il dialogo in cucina tra Del Toro e Travolta,in tal senso,è uno dei momenti migliori della pellicola),"Le belve" è uno dei suoi lavori meno efficaci,confermando la sensazione di impasse che negli ultimi anni mi è parsa di cogliere in uno degli autori più innovativi,audaci e capaci di unire "cinema-cinema" a riflessioni  storiche e politiche di ampio respiro.Eccessivo,barocco,sopra le righe,il cinema di Oliver Stone da sempre è degno scatenatore di discussioni tra chi lo contesta e chi lo ama:se voleva essere una parodia del nuovo noir che dentro sè ha venature western e influenze da altri paesi,"Savages" non funziona fino in fondo,e comunque non fa filtrare l'ironia che vorrebbe possedere.Tra gli interpreti,meglio i big in ruoli secondari come Del Toro,Travolta e Salma Hayek (che,tra l'altro,come oggetto del desiderio stravince con la nuova bellezza wasp Blake Lively) dei tre nuovi potenziali divi,troppo al servizio di clichès risaputi per brillare.

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