I BAMBINI DI COLD ROCK (The Tall Man,CAN/F 2012)
DI PASCAL LAUGIER
Con JESSICA BIEL. Jodelle Fernand,Stephen McHattie,Samantha Ferris.
THRILLER
C'è da dare atto a "I bambini di Cold Rock" che,prima di arrivare ad una conclusione ove il film sfuma gran parte della tensione accumulata per diventare un thriller quasi politico nel teorema che dipinge nella conclusione,una lettura che va oltre il genere per divenire uno spettro di una certa realtà in cui sarcasmo spinto a mille e insieme suggerire che "dentro" la realtà quotidiana operino forze segrete capaci di disegni incredibili,che optano a mutarla per sempre per alcuni,riesce a frastornare lo spettatore.Perchè si giunge ad un punto,oltre la metà della proiezione,in cui il ribaltamento di ciò che abbiamo assistito fino a quel momento (e si badi,si parte da una ricostruzione di quasi tutto il racconto svolto),in cui si fatica a capire chi sia chi,come mai agisca come fa,e chi è davvero nel giusto:terza pellicola del francese Pascal Laugier,che fece discutere assai con l'horror spinto e sanguinario,ma anche quello ramificato in chiave sociologica di "Martyrs","The Tall man" racconta di una periferia d'America desolata,che vede scorrere nel nulla vite perse,"white trash" ai margini,a caccia dell'ennesima sbronza,famiglie tenute insieme in quadretti di violenza domestica sconfortanti,eppure irremovibili nella loro non-logica quotidiana:qualcuno ha fatto sparire diciassette bambini,il luogo non ha neanche un dottore fisso,ma un'infermiera vedova del medico che assisteva gli abitanti di Cold Rock,nella cui casa entra l' "Uomo Alto",leggendaria figura e versione dark e macabra del pifferaio di Hamelin,che si porta i bambini nel buio dell'interno della montagna.Coprodotto anche dalla protagonista Jessica Biel,che si abbrutisce e rende scialba per impersonare al meglio il personaggio principale,arrivando a presentarsi parzialmente sfigurata dopo un incidente,il film in alcuni momenti giunge ad essere ad un passo dal trasformarsi in un grande horror, però preferisce sposare la tesi del messaggio che rivolge,nel finale,direttamente al pubblico,ed in questo caso manda molta della verosimiglianza del racconto all'aria.Però non mi stupirei se in futuro il nome di Laugier fosse maggiormente in voga ed atteso come un autore di spicco a nuove prove, perchè sa gestire ritmo e tensione,scandaglia le dimensioni psicologiche dei personaggi e sa giocare a rimpiattino con le aspettative del pubblico,e ha perlomeno l'audacia di provare a leggere la società con i filtri del cinema di genere,cosa che di solito viene riconosciuta ai cineasti popolari riconosciuti registi di serie A con molto senno di poi.
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