SPARTACUS (Spartacus,USA 1960)
DI STANLEY KUBRICK
Con KIRK DOUGLAS,Jean Simmons,Laurence Olivier,Peter Ustinov,Tony Curtis.
STORICO
E' notorio che "Spartacus" passò di mano da Anthony Mann a Stanley Kubrick,e che,per molti,è più un film "di Kirk Douglas",che produsse,e volle a tutti i costi interpretare il kolossal sul gladiatore di Tracia che dette aspro filo da torcere alla potente Roma,che dell'autore di "2001".Al di là delle considerazioni riguardanti il coinvolgimento "minore" di Kubrick nell'opera rispetto ad altri suoi lavori,della seconda collaborazione con la star di origine russa,non in sintonia come nel precedente "Orizzonti di gloria",dell'interpretazione ideologica dell'avventura dello schiavo combattente che si rivolta e arriva a un soffio dal compiere una svolta importante nel corso della Storia,impresa pagata poi a carissimo prezzo,resta il fatto che "Spartacus" è un signor film.Meno teorico e più classico,se si vuole anche più hollywoodiano di ogni altro titolo kubrickiano,certo,ridondante di musiche e con un pathos solitamente estraneo ai lavori di un regista che ha abituato critica e pubblico a cinema cerebrale,molto raffinato,con timbro personalissimo e una capacità di coniugare mistero,suoni e immagini con rara potenza alternandola a rarefazione d'informazioni comuni (nel senso,ci si può scervellare e trarre le più disparate intuizioni e somme dai suoi lungometraggi,possono essere tutte errate e sensate),ma un'opera potente.In cui l'epopea di dannati della Terra,pedine senza peso di un Potere viziato e vizioso,scellerato quanto organizzato (memorabile la sequenza degli assetti in battaglia dei Romani,geometrici in maniera inquietante),vive sulla possibilità di rivalsa che guida ogni moto rivoluzionario verso il sovvertimento di un Ordine deciso,imposto e naturalmente inumano:se viene poco facile rintracciare l'occhio,e la mano,del Kubrick che conosciamo,si notino come intorno al binario portante della rivolta,della fuga e infine dell'obbligata manovra di contrattacco di Spartaco e la sua gente,si dipanino trame e sottotrame,le lotte di potere politico,peraltro spiegate eccellentemente ma in maniera semplice,e non semplicistica,la storia d'amore quasi negata al protagonista e alla schiava che procede e fiorisce nonostante l'oppressione di Fato e voleri di chi tira i fili di sorte e popolo,e molto altro ancora.Dal punto di vista più grafico,le sequenze nel Senato,con la resa visiva non lontana dal processo di "Orizzonti di gloria" sono quelle che più ricordano le altre regie di Kubrick,e tuttavia che sia un lungometraggio non lontano dal resto della sua opera,è calcolabile e rintracciabile nelle rifiniture.Douglas,comunque eccellente per vigore fisico e carisma infuso nel personaggio di Spartaco,alterna una prima parte in cui esprime pochissimo verbalmente,a una seconda in cui domina maggiormente la scena,e un cast di alto livello,dal sapido Charles Laughton all'affascinante Jean Simmons,da un viscido Laurence Olivier a un gustoso Peter Ustinov (e peccato che Tony Curtis soffra un pò un carattere che rimane via via ai margini della narrazione,nonostante occupi almeno un paio di sequenze cruciali),corona una pellicola ambiziosa ed epica.
Nessun commento:
Posta un commento