COSMOPOLIS (Cosmopolis,F/PT/CAN,2012)
DI DAVID CRONENBERG
Con ROBERT PATTINSON,Juliette Binoche,Samantha Morton,Paul Giamatti.
DRAMMATICO
A bordo di una limousine di intonso bianco,il potente e giovanissimo manager Eric Packer,decide di intraprendere,con la sua guardia del corpo e il suo autista,la traversata di Manhattan,in un giorno particolarmente caldo,in cui la protesta dei diseredati pulsa incontenibile per il centro urbano,per andare dal barbiere di fiducia a "aggiustare il taglio":può sembrare un capriccio rischioso,perchè il giovane è avvertito a più riprese che non sarebbe il caso di uscire dall'alveo protetto della parte lussuosa della città, ma il tragitto porterà incontri di ogni tipo,anche sessuali,mentre come nelle grandi tragedie per mare,il comandante non ha riferito a chi viaggia con lui che non c'è ritorno.David Cronenberg ritorna,dopo un anno e mezzo neanche da uno dei suoi titoli più teorici,come "A dangerous method",con un'allegoria quasi fantascientifica,ma in realtà molto più con i piedi per terra,purtroppo,di quanto possa sembrare a primo acchito:il Potere,il sesso quasi dovuto con donne belle e che si danno senza alcun ritegno al ragazzo che tutto potrebbe,il rischio considerato con spregiudicatezza,i numeri che dovrebbero dare certezze ma alla fine saranno quelli che pronunceranno le condanne,i reietti e gli emarginati appena fuori dai cristalli anti-ingresso,i topi sbattuti e ipotizzati come merce di scambio,le unioni di puro interesse,tutto può andare in briciole in maniera molto più veloce e impossibile da sfuggire,anche a chi regna defilato sul Mondo.Un film che sfodera un'algidità fiera,perchè è l'unico modo di elaborare una danza di metafore difficili da mettere insieme in neanche due ore di proiezione,e sì che le poche scene di sesso,nonostante sia mostrato poco o niente (a parte le splendide forme della guardia del corpo Patricia McKenzie),trasudano un erotismo denso;chi ha il controllo non può concepire di averlo perso,e da qui l'escalation verso la follia del protagonista,freddo e lucido fino al finale,ma tarlato da una psicosi sempre più evidente,fino al confronto conclusivo,in un appartamento decadente e sordido,non con uno nato e vissuto emarginato,attenzione,ma con uno sconfitto che ha fatto parte del meccanismo di cui Packer è stato uno degli azionatori e delle parti più grosse.E' una pellicola che può scatenare sia reazioni annoiate,che ostili,però,se ci si concede e si cerca una lettura oltre le immagini,abbinando l'asetticità dei dialoghi e la progressione drammatica della vicenda,quasi un'Odissea da quartiere,è un'opera di grande impatto analitico socio-psicologico,e uno dei film più utili per capire l'incerta fase che viviamo.Con qualche limatura e un pò di minutaggio in meno,si poteva parlare di uno dei risultati più alti e capaci di iniettare a fondo nello spettatore inquietudine vera,da parte di un regista che nei decenni ci ha abituato a colpirci mente,occhi e stomaco.
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