mercoledì 31 luglio 2013


VACANZE D'INVERNO (I,1959)
DI CAMILLO MASTROCINQUE
Con ALBERTO SORDI,VITTORIO DE SICA,MICHELE MORGAN,ELEONORA ROSSI DRAGO.
COMMEDIA
Antesignano,se si vuole,dei vari "Natale..."qua e là,"Vacanze d'inverno" è in effetti il prototipo dei grandi successi vanziniani e parentiani:impiegati in vacanza-premio che perdono la testa per nobildonne,un receptionist scafato che presta un appartamento a danarosi signori che vogliono cornificare le moglie,maestri di sci timidi che corteggiano belle signore sole,e via enumerando.La regia del collaudato Camillo Mastrocinque ha garbo,ma il film intreccia le varie storielle senza verve effettiva,incanalando attori di qualità e belle donne,senza dire granchè di nuovo,nè graffiare a livello di costume.Buon incasso al tempo della sua uscita,ha il suo meglio nel dialogo tra Sordi e De Sica quando quest'ultimo presenta il conto al borghesuccio in libera uscita,e,come prevedibile,viene fuori che il cliente ha speso troppo e non riesce a pagare il conto,ammiccando alla comprensione dell'altro.Ma se mancano le volgarità degli "eredi",c'è da dire che all'epoca si vedeva molto di meglio,con interpreti così,e naturalmente i finali delle varie situazioni sono sempre all'italiana,abbozzano,strizzano l'occhio e in fondo,basta che ci sia il sole,basta che ci sia il mare..(o la neve....),ci si perdona e si torna a casa dalla moglie o da mammà.

martedì 30 luglio 2013


STAR TREK-Into darkness
(Star Trek Into Darkness,USA 2013)
DI J.J.ABRAMS
Con CHRIS PINE,ZACHARY QUINTO,Benedict Cumberbatch,Zoe Saldana.
FANTASCIENZA
Dopo aver ripreso quota con il reboot firmato J.J.Abrams,l'astronave "Enterprise" affronta un nuovo capitolo,in cui Kirk,Spock e compagni devono battersi con un nuovo nemico (ma non è detto che sia proprio un personaggio mai esistito....),con la possibilità dell'annullamento della loro flotta,e di un'escalation terroristica che potrebbe fare migliaia di morti sulla Terra.Si comincia con una corsa forsennata contro il tempo,su un pianeta minacciato da un vulcano potentissimo,ove Kirk e soci contravvengono agli ordini e per salvare la popolazione,che neanche è loro amichevole,mutano il corso delle cose,con Spock che riesce a fermare il corso dell'eruzione,si prosegue l'avventura nello spazio,giocandosi tutto,a un certo punto,dovendo fare strane alleanze per sopravvivere con quello che fino a poco prima figura come il nemico assoluto,per poi tornare tale dopo aver risolto uno dei grossi problemi che rischiano di distruggere la missione e le vite dell'equipaggio dell'Enterprise.Il numero due del nuovo corso della saga creata da Gene Roddenberry ha i numeri del kolossal,un gran battage pubblicitario (la rivista Empire gli ha dedicato praticamente metà del numero di Maggio),anche se è vero che al cinema questa saga ha avuto molta fortuna in USA e meno da noi:chiamato a proseguire il cammino anche di "Star Wars",Abrams è considerato una fusione tra Lucas e Spielberg,anche se pur riconoscendogli una certa abilità visiva,e quel senso di meraviglia che è alla base del cinema di questi due grandi maestri moderni (e i derivati,come sappiamo,sono tanti,da Zemeckis in poi...),gli manca una certa poetica essenziale nei film dei due nomi citati.C'è molto spettacolo,c'è la concreta traccia di uno che conosce a fondo la materia che rielabora,uno stile visivo di innegabile forza,ma rispetto all'episodio precedente,nonostante l'attenzione alla definizione della psicologia dei personaggi,si è perso qualcosa:il film non emoziona abbastanza,la trama sembra viaggiare lungo binari preordinati in cui ci si aspetta più o meno esattamente quel che succederà,compresi quel che dovrebbero essere i colpi di scena.E ancora una volta si ha la prova che (lo si è visto anche ne "L'uomo d'acciaio",tanto per dirne uno) che la cinematografia spettacolar-catastrofica americana replica visioni post-11 Settembre in ogni momento di non ritorno delle storie,con grattacieli che crollano impietosamente,vittime a centinaia e l'ordinario,veloce tran-tran delle metropoli sconvolto da un avvenimento sciagurato,opera di menti distorte e progetti di abbattimento dell'ordine costituito.


giovedì 25 luglio 2013



BLOOD (Blood,GB 2012)
DI NICK MURPHY
Con PAUL BETTANY,STEPHEN GRAHAM,Mark Strong,Brian Cox.
DRAMMATICO
A volte per vendere un film e pubblicizzarlo in una certa maniera,gli si fa più male che bene:in molte delle recensioni lette a proposito di "Blood",film inglese che giunge sui nostri schermi qualche mese dopo la sua uscita in patria,si nota la sottolineatura delle differenze tra questa pellicola e "Mystic River",uno dei titoli più apprezzati dell'ultimo decennio,come la casa distributiva ha spinto fin dai flani su locandine e manifesti,che giocano a sfavore di questo lungometraggio.E' vero che ci sono dei collegamenti,dal delitto iniziale della ragazza,alla "giustizia" messa in atto e eliminando fisicamente chi risponde ai connotati del potenziale mostro,e dei sensi di colpa che sorgono in seguito:ma,anche per via dell'ambientazione,delle dinamiche tra i personaggi e molto altro,non ci sono tutte queste analogie con il grande film di Clint Eastwood.Girato con una fotografia smorta e senza vita,il dramma che si svolge racconta soprattutto del sangue che scorre nelle vene dei personaggi,e di come siano complessi i legami appunto tra consanguinei,l'attitudine alla violenza che qui pare genetica,ma anche la grottesca necessità di imporre dei dettami patriarcali,anche a costo di praticare appunto della brutalità:i due fratelli poliziotti Bettany e Graham,diversissimi per fisionomia,modi e personalità,vivono nell'ombra del padre,ex-sbirro dai metodi decisi incrinato dall'Alzheimer,e pensano di aver individuato in un personaggio non limpido l'assassino della ragazzina che muore all'inizio del racconto,e mettono in atto un'esecuzione che però,appunto,li dannerà.Il film ha una buona dose di tensione psicologica,il confronto continuo tra i due fratelli e il padre despota decaduto,e anche tra loro e il poliziotto equilibrato Mark Strong,è ben sostenuto dagli interpreti.Senza arrivare a livelli come appunto ci ha abituato il cinema eastwoodiano,va detto che "Blood" è un discreto prodotto medio,forse un pò macchinoso nella seconda parte,nella sequenza degli eventi,ma brillano le prove degli attori,da un Paul Bettany minaccioso e tormentato,a uno Stephen Graham goffo e segretamente disperato,per non parlare di un Brian Cox sospeso tra l'odioso e il meritevole di pietà,e un Mark Strong che si conferma tra i maggiori interpreti della propria generazione,dotatissimo e capace di mezzi toni come di esprimere la durezza morale del proprio carattere con un semplice cambio di espressione.

mercoledì 24 luglio 2013


DOPPIO GIOCO (Shadow dancer,GB 2012)
DI JAMES MARSH
Con ANDREA RISEBOROUGH,Clive Owen,Aidan Gillen,Gillian Anderson.
DRAMMATICO
Le faide dentro ai popoli,sorte per via di dissidi religiosi,politici o sociali,sono ardue da smaltire:benchè da anni regga la tregua tra Gran Bretagna e IRA,è molto,troppo il sangue versato perchè non ci siano strascichi."Shadow dancer" (perchè banalizzare il bel titolo originale?),tra il 1973 e il 1993 narra il conflitto a un passo dalla guerra civile svoltosi in Irlanda per decenni,inquadrando una famiglia che vede uno dei figli piccoli assassinato nei Settanta,e vent'anni dopo,quasi tutti i membri coinvolti con l'Esercito Repubblicano.Fotografato con opacità,e ambientato sotto un perenne cielo grigio,il film ha per vera protagonista la giovane Colette,che vive un ulteriore guerra personale,tra la necessità di proteggere suo figlio e sè,e la tentazione di arrendersi,coadiuvata da un agente del MI5,che si accorge,ad un certo punto,che il Servizio per cui opera lascia andare la donna perchè non la ritiene più un'utile pedina,e cerca di salvarla dalle conseguenze a titolo personale.Peccato che il film,dramma che apre in alcuni frangenti al thriller politico,non abbia una progressione di suspence necessaria ad un racconto del genere,usando un tono fin troppo freddo,condannando gli estremismi di entrambe le parti (emblematica l'inquadratura della bara,al funerale,lasciata in disparte,perchè è appena scattata un'altra azione di guerriglia):perchè gli attori rendono molto bene la tensione dell'era e dell'ambiente,ma Marsh sembra non coordinarsi sempre con loro.Interessante l'emergente Andrea Riseborough,che gioca la carta dell'ambiguità come chiave del proprio ruolo,fino al risvolto amaro che conclude la storia,Owen non ha forse un personaggio scritto con troppe sfumature,ma rende bene il conflitto del suo agente britannico.Una pellicola ben girata,ma a cui forse,per troppa obiettività,manca veemenza e passione.



40 GRADI ALL'OMBRA DEL LENZUOLO (I,1975)
DI LUCIANO MARTINO 
Con EDWIGE FENECH,MARTY FELDMAN,ENRICO MONTESANO,BARBARA BOUCHET.
COMMEDIA/EROTICO
Troppe grazie,Luciano Martino.Mettere insieme sei bellezze del momento per altrettanti episodi a sfondo erotico-brillante non era semplice,il film a episodi comunque era un'altra cosa in voga,e comunque "40 gradi all'ombra del lenzuolo" contava anche su un cast maschile di prim'ordine,con Marty Feldman,che all'epoca era una delle personalità comiche più sugli allori,grazie all'indimenticabile Igor di "Frankenstein Junior",Alberto Lionello,Enrico Montesano,Tomas Milian,Aldo Maccione:da un represso apparentemente integerrimo che sogna happening calienti con la sventola del paese (Milian-Fenech),a un tipetto che offre venti milioni di lire a una bella bionda con marito all'estero per un'ora con lei (Montesano-Bouchet),da una coppia che recita i ruoli dell'autista sovreccitato alla signora concessiva (Lionello-Ralli),al duo di nevrotici che si ritrovano su un cornicione (Maccione-Rome),fino alla bella ereditiera che assolda una guardia del corpo zelante ma alla fine efficiente (Feldman-Haddon).Dei sei episodi,vagamente divertente quello appunto del bodyguard,con Feldman stralunato e quasi robotico,che azzecca un paio di uscite,ma per il resto,la pellicola ha ben poco di cui vantarsi,tranne ovviamente le doti naturali delle varie belle signore.Episodi stanchi,con un immaginario erotico da scuola media,situazioni straviste,e attori sprecati in ruoli senza sugo.

martedì 23 luglio 2013



VIVA LA LIBERTA' (I,2013)
DI ROBERTO ANDO'
Con TONI SERVILLO,Valerio Mastandrea,Valeria Bruni Tedeschi,Michela Cescon.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Attualissimo anche se è stato fatto,ovviamente,ben prima delle perplimenti elezioni dello scorso Febbraio,"Viva la libertà" si è conquistato l'attenzione dei recensori,e ha realizzato buoni incassi,considerata l'attitudine italica odierna,a non premiare il cinema impegnato di casa.Un partito di sinistra,storico,in crisi di ispirazione,la tendenza degli ultimi vent'anni ad autoflagellarsi,un leader ormai stanco,logoro e preso per niente sul serio dai colleghi,che come il Papa Melville di "Habemus Papam",fugge per ritrovare se stesso e un pò di pace,e va da un amore antico in Francia:la soluzione,bislacca che sia,viene trovata dall'assistente del politico,e cioè andando a trovare,all'insaputa di tutti,il gemello del leader appena uscito da una struttura psichiatrica,filosofo e poeta ma instabile,che però si immedesima nel ruolo e porta una sferzata di passione ed entusiasmo che invertirà opinioni e prospettive elettorali.La paura di vincere è un'accusa che molte volte è stata rivolta alla classe dirigente del momento da una parte di elettorato,persone del settore e politologi,e nel marasma che stiamo vivendo,l'allontanamento di molti dalle varie forme che tale ala della politica non solo italiana è anche figlio di ambiguità e passi incerti da parte di chi ha occupato posti dirigenziali (però teniamo sempre a mente,anche,che un conto è governare,e dover tenere insieme tante cose,altro è porsi sempre e comunque al banco della critica);il film di Roberto Andò,che lo ha tratto da un suo romanzo,"Il trono vuoto",ha qualche inciampo (qualche lungaggine nella parte francese,e l'ingenuo sondaggio che vede il partito del protagonista,o meglio dei protagonisti,al 66 per cento dopo la "cura" del gemello,in Italia abbastanza improbabile...) però propone di ritrovare la passione, che permetta a chi vota di sognare ancora e magari anche vivere con meno disincanto (altra piaga dell'oggi politico e sociale),e a chi deve farsi eleggere e prendersi responsabilità una sincerità e una determinazione maggiore a cercare di fare ciò che il popolo lo ha delegato a compiere.Toni Servillo gioca tra un entusiasmo bambinesco e una sconsolatezza attonita il proprio doppio ruolo,Mastandrea porta simpatia a un personaggio timido e trattenuto,la Bruni Tedeschi e la Bonaiuto sono un pò relegate sullo sfondo,ma al film va riconosciuto un ottimismo che,nel quadro non esaltante di oggi,può risaltare e iniettare qualche goccia di speranza  in chi coltiva ancora qualche ideale.

mercoledì 17 luglio 2013



EFFETTI COLLATERALI (Side effects,USA 2013)
DI STEVEN SODERBERGH
Con JUDE LAW,ROONEY MARA,Channing Tatum,Catherine Zeta-Jones.
THRILLER
Sembra che Steven Soderbergh si prepari a ritirarsi dalla direzione di film,eppure è così attivo da sfornare due o tre film all'anno,con grande uso di attori celebri e storie molto diverse tra di loro:secondo il detto popolare "chi non fa,non falla",l'iper-attività del cineasta ogni tanto gli fa fare qualche passo falso,ma si può dire che chi diresse  "Traffic" è un regista eclettico che,forse per il suo percorso mai legato ad un filone o a uno stile ben scandito,ancora non è considerato "autore" da parte della critica.Qui,dopo un titolo di buon risultato commerciale come "Magic Mike",Soderbergh mette in scena un thriller psicologico in cui gli interpreti contano molto,e si permette un gioco con il pubblico raffinato ed intrigante,fingendo di aver esposto praticamente tutto a metà film,per ribaltare ogni prospettiva nella seconda parte e rivelando la vera natura degli eventi accaduti:nessuno è del tutto innocente,neanche il protagonista,lo psicanalista Jude Law,che si ritrova incastrato in un meccanismo contorto per aver voluto prender parte a un'agevolazione alla propria carriera ed ai propri guadagni,e c'è andato di mezzo un uomo assassinato dalla moglie,in cura proprio dal medico al centro del racconto.Ma,come detto,le cose non sono come mostrate inizialmente,e uno dei meriti di questa pellicola è l'intelligenza del plot:uno dei lungometraggi più hitchcockiani visti al cinema negli anni,la colpa e la meschinità dei personaggi,dediti a mettere il lucro sopra ogni cosa,infimi e traditori pur di affermare il proprio interesse.Un cast interessante,tra l'ostinazione e la lucidità di una personale indagine Law,sospesa tra un ruolo di vittima e carnefice Rooney Mara,intrigante e imperscrutabile Catherine Zeta Jones.Un gioco di scatole cinesi che non stanca,fino alla chiusa finale,in un giallo di classe,apparentemente gelido ma in realtà scandagliatore della psiche e ben costruito.

martedì 16 luglio 2013

HERCULES ( Hercules, USA 1997)
DI RON MUSKER e JOHN CLEMENTS
ANIMAZIONE
FANTASTICO/AVVENTURA
"Hercules" si inserisce nel filone "tecnica e divertimento", a differenza degli "impegnati" come "La bella e la bestia","Il re leone" e altri:scanzonato, magniloquente e ritmato, il film è un discreto divertimento dal tratto caricaturale per tutti i personaggi.Il malvagio Ade, nevrotico e frustrato è forse la cosa più riuscita di questo kolossal dell'animazione, tale da entrare nella galleria dei grandi cattivi disneyani.Abile nel prendere in giro la mitologia di ieri(citando qua e là Teseo, Icaro ecc.) e di oggi(i sandali firmati "Hercules"), il film di Musker e Clements inserisce allegramente citazioni cinematografiche, confidando nello spettatore pronto a coglierle al volo.Però, giocato com' è su un registro ultraleggero rischia spesso di tramutarsi in una giostra rutilante:merito allora dei cartoonists Disney l'aver saputo valorizzare la parte visiva di un colosso con le ginocchia un pò deboli, ma che comunque non fallisce l'obbiettivo-divertimento.
L'ETRUSCO UCCIDE ANCORA ( I, 1972)
DI ARMANDO CRISPINO
Con ALEX CORD, Samantha Eggar, John Marley, Enzo Tarascio.
THRILLER

Nella fiumana di imitatori dei thriller di dirompente successo di Dario Argento, ecco pure questo giallo comprensivo di morti violente, perpetrate nella fattispecie da un assassino che usa una sonda atta a scopi archeologici per infierire sulle vittime scelte, che ha un'ambientazione curiosa, Spoleto, che, credo, non sia stata più un set fino a quindici anni dopo, per "Io e mia sorella". Crispino, regista poi non molto prolifico, non dà abbastanza nerbo alla regia, il protagonista Alex Cord, dal fisico tonico e l'espressione perennemente ingrugnata, è un eroe legnoso e pochissimo simpatico, l'identità di chi compie i delitti è discretamente facile da sospettare, e a suo merito, il film, qua e là noioso, ha l'accortezza di un movente credibile e qualche scena riuscita , soprattutto nelle soggettive dell'omicida. Banalissimo lo scioglimento finale, con una soluzione a quel punto piuttosto improbabile, ma si dubita che lo spettatore, non colpito granchè dalla pellicola, si aspettasse qualcosa di più.
BILLY BATHGATE- A scuola di gangster ( Billy Bathgate, USA 1991)
DI ROBERT BENTON
Con LOREN DEAN, DUSTIN HOFFMAN, NICOLE KIDMAN, Bruce Willis.
DRAMMATICO


Non è proprio un film da buttare, la parte tecnica è eccellente, realizzata con una cura d'altri tempi:fa difetto a "Billy Bathgate", semmai una tenuta di ritmo tendente al soporifero, con avvenimenti e passaggi di sceneggiatura non proprio emozionanti.Non se la cavano male Loren Dean e la bella Nicole Kidman.Delude un pò Dustin Hoffman, tutto sommato non messo a proprio agio dal regista Robert Benton, con il quale si dice che il divo abbia avuto qualche screzio sul set.Glissando sul demenziale sottotitolo italiano, rimane una morale abbastanza ambigua:cosa vuol dire il finale del film, che il crimine è un'esperienza da vivere, basta sapere quando ritirarsi?
48 ORE ( 48 hrs. , USA 1983)
DI WALTER HILL
Con NICK NOLTE, EDDIE MURPHY, Sonny Landham, Brion James.
AZIONE

"Buddy movie" atipico, su un'alleanza forzata che si tramuta in una specie d'amicizia, tra un piedipiatti ruvido e cialtrone, e un delinquente azzimato e dalla parlantina sciolta, per fermare due assassini con i quali il fuorilegge ha collaborato.Walter Hill spinge giù i suoi protagonisti per le strade ripide di San Francisco con un crescente ritmo fino al doppio duello finale, tra locali notturni di pessimo livello, puttane con la pistola, poliziotti diffidenti e colpi di pistola , giungendo a un buon tasso di divertimento.Nolte e Murphy si danno abilmente la battuta, il loro confronto fatto di battute e pugni è scoppiettante, e come esempio di cinema-cinema senza sofisticazioni,"48 ore" è ancora validissimo.


LA VITA E' UNA COSA MERAVIGLIOSA
(I,2010)
DI CARLO VANZINA
Con GIGI PROIETTI,VINCENZO SALEMME,ENRICO BRIGNANO,Nancy Brilli.
COMMEDIA
Di Steno un recensore come Tullio Kezich scrisse "Pagate,ridete e dimenticate:è la sua regola.",ma dei figli di Stefano Vanzina,Carlo e Enrico,tranne qualche titolo più divertente,che dovremmo dire,sostituire il verbo centrale con sbadigliare?Responsabili nei primi anni della loro quasi sempre abbinata carriera di clamorosi risultati al botteghino come "I fichissimi","Eccezzziunale...veramente","Sapore di mare","Vacanze di Natale" e "Yuppies",al duo Vanzina va riconosciuto di aver portato alla ribalta parte di una generazione di attori comici o brillanti (sempre all'insegna del disimpegno,ma anche questo è cinema),di aver individuato certi lati della società francamente ridicoli e averli tradotti in immagini in movimento,però è da tanto che non si registrano perlomeno risultati di peso al box-office.E i loro film sono diventati satira loffia,che alla fine,per quanto rozzi,figli di buona donna,esponenti dei peggiori vizi e difetti degli italiani possano essere i loro personaggi,infine sono visti con occhio bonario e pronti a mosse che riconciliano le famiglie,danno una svolta in positivo,e via zuccherando,assomigliandosi talmente tanto,che sembra di vedere più o meno la stessa pellicola.Qui ci sono baroni della medicina che raccomandano,ma a titolo di favore,banchieri che intrallazzano,ma perchè non sanno dire di no,e via così,poliziotti che intercettano,ma si sentono anche in colpa,e che modi sono?Sullo sfondo di un'Italia che naturalmente non si è accorta della crisi,perchè nel mondo dei Vanzina Bros. non c'è tempo di star dietro a queste cose,stancamente si susseguono le marachelle dei soliti volti ogni volta più invecchiati:se va bene gli interpreti navigati come Salemme e Proietti ci mettono un pò di mestiere,ma è abbastanza chiaro che sono sulla scena quasi per procura,qualche bellezza ornamentale non può mancare,il tutto in una sorta di ciclostilo filmico che,nonostante la durata mai oltre l'ora e quaranta di proiezone,fa guardare l'orologio allo spettatore molto prima dei titoli di coda.

venerdì 12 luglio 2013



COSMOPOLIS (Cosmopolis,F/PT/CAN,2012)
DI DAVID CRONENBERG
Con ROBERT PATTINSON,Juliette Binoche,Samantha Morton,Paul Giamatti.
DRAMMATICO
A bordo di una limousine di intonso bianco,il potente e giovanissimo manager Eric Packer,decide di intraprendere,con la sua guardia del corpo e il suo autista,la traversata di Manhattan,in un giorno particolarmente caldo,in cui la protesta dei diseredati pulsa incontenibile per il centro urbano,per andare dal barbiere di fiducia a "aggiustare il taglio":può sembrare un capriccio rischioso,perchè il giovane è avvertito a più riprese che non sarebbe il caso di uscire dall'alveo protetto della parte lussuosa della città, ma il tragitto porterà incontri di ogni tipo,anche sessuali,mentre come nelle grandi tragedie per mare,il comandante non ha riferito a chi viaggia con lui che non c'è ritorno.David Cronenberg ritorna,dopo un anno e mezzo neanche da uno dei suoi titoli più teorici,come "A dangerous method",con un'allegoria quasi fantascientifica,ma in realtà molto più con i piedi per terra,purtroppo,di quanto possa sembrare a primo acchito:il Potere,il sesso quasi dovuto con donne belle e che si danno senza alcun ritegno al ragazzo che tutto potrebbe,il rischio considerato con spregiudicatezza,i numeri che dovrebbero dare certezze ma alla fine saranno quelli che pronunceranno le condanne,i reietti e gli emarginati appena fuori dai cristalli anti-ingresso,i topi sbattuti e ipotizzati come merce di scambio,le unioni di puro interesse,tutto può andare in briciole in maniera molto più veloce e impossibile da sfuggire,anche a chi regna defilato sul Mondo.Un film che sfodera un'algidità fiera,perchè è l'unico modo di elaborare una danza di metafore difficili da mettere insieme in neanche due ore di proiezione,e sì che le poche scene di sesso,nonostante sia mostrato poco o niente (a parte le splendide forme della guardia del corpo Patricia McKenzie),trasudano un erotismo denso;chi ha il controllo non può concepire di averlo perso,e da qui l'escalation verso la follia del protagonista,freddo e lucido fino al finale,ma tarlato da una psicosi sempre più evidente,fino al confronto conclusivo,in un appartamento decadente e sordido,non con uno nato e vissuto emarginato,attenzione,ma con uno sconfitto che ha fatto parte del meccanismo di cui Packer è stato uno degli azionatori e delle parti più grosse.E' una pellicola che può scatenare sia reazioni annoiate,che ostili,però,se ci si concede e si cerca una lettura oltre le immagini,abbinando l'asetticità dei dialoghi e la progressione drammatica della vicenda,quasi un'Odissea da quartiere,è un'opera di grande impatto analitico socio-psicologico,e uno dei film più utili per capire l'incerta fase che viviamo.Con qualche limatura e un pò di minutaggio in meno,si poteva parlare di uno dei risultati più alti e capaci di iniettare a fondo nello spettatore inquietudine vera,da parte di un regista che nei decenni ci ha abituato a colpirci mente,occhi e stomaco.

IO TI SALVERO' (Spellbound,USA 1945)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con INGRID BERGMAN,GREGORY PECK,Michael Checkov,Leo G.Carroll.
DRAMMATICO/THRILLER
Il giovane e aitante nuovo direttore della casa di cura in cui opera la protagonista Ingrid Bergman è un uomo affascinante e piacevole,ma nonostante il profilo deciso di Gregory Peck nutre un disagio marcato,che lo porta a momenti di trance vera e propria,e affiora il dubbio che possa aver commesso un delitto nelle fasi di "assenza":prima collaborazione tra Hitchcock e la diva Ingrid,"Spellbound" è probabilmente il film ostentatamente psicanalitico della cinematografia del cineasta inglese,ma in un'opera omnia in cui la decifrazione di dettagli,schemi,caratteri  a livello di analisi psichica è cruciale,è uno dei lavori meno convincenti e appassionanti che Hitch abbia girato.Un melò screziato di mistero,ma non abbastanza avvincente,perchè della colpevolezza del coprotagonista Peck non si arriva mai a convincersi,e l'eroina è fin troppo determinata nella propria purezza perchè si affacci nello spettatore il dubbio che possa aver preso una madornale cantonata.Celebre la sequenza onirica,per cui nientepopodimeno che Salvador Dalì realizzò una visione destinata a impressionare pubblico e critica,ben recitato,e impaginato (ma ad un autore di queste proporzioni è il minimo che si possa chiedere),però per l'intera pellicola si ha la sensazione che il regista si trattenga,e non curi il racconto come vorrebbe,forse per i limiti dell'epoca,e pensare che è una sceneggiatura cui ha messo mano Ben Hecht,e non ci sia un vero e proprio approfondimento nè del tema,nè dello scavo dei personaggi.Se Ingrid mantiene un fascino e una femminilità a livello molto corposo,Peck mantiene meno chiaroscuri di quanto il ruolo poteva far sviluppare,e forse era un personaggio cui uno come Cary Grant,forse,avrebbe saputo imprimere maggior ambiguità.Un bel film,senza dubbio,ma non memorabile come quasi tutto quel che ha realizzato chi firmò "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile".

giovedì 11 luglio 2013

SCREAM ( Scream 3, USA 2000)
DI WES CRAVEN
Con NEVE CAMPBELL, DAVID ARQUETTE, COURTENEY COX, Parker Posey.
THRILLER
Atto ultimo di una trilogia che è servita molto a riportare in auge il genere slasher dopo anni di oblio e scarsa fiducia delle case produttrici nel filone, "Scream 3" non ha più la firma dello sceneggiatore dei primi due Kevin Williamson ma chiude la saga degli omicidi perpetrati da figure con la maschera del teschio deformato con una certa logica di narrazione. Certo che Craven ha fatto bene a chiudere con tono definitivo la serie con una rivelazione a sorpresa che smorza ogni attesa di una possibile prosecuzione, anche se non sono pochi i fans che hanno sperato in un numero 4. Il trio sopravvissuto alle precedenti mattanze Campbell-Arquette-Cox si ritrova anche qui alle prese con una follia delittuosa non minore dei primi due episodi, però il gioco comincia a mostrare la corda e qualche situazione ha del dejà vu,inevitabilmente. Certo non manca qualche brivido ben distribuito, il regista sa il fatto suo nelle sequenze di tensione, e il terzetto di cui prima è ormai collaudatissimo, però forse l'episodio migliore della tetralogia di "Scream" è il secondo.
NESSUNA VERITA' ( Body of lies, USA 2008)
DI RIDLEY SCOTT
Con LEONARDO DI CAPRIO, RUSSELL CROWE, Mark Strong, Golshifteh Farahani.
DRAMMATICO/AZIONE
Dalla fine degli anni Novanta Ridley Scott si è messo a lavorare con frenesia, girando in otto stagioni otto film, un episodio di un progetto corale sui disagi dell'infanzia nel mondo, e ritoccando la riedizione definitiva di "Blade Runner": a settantun anni l'autore di "Alien" sembra voler puntare all'Oscar da sempre negatogli, a parte un paio di nominations, anche se si sa che l'Academy difficilmente è equa e premia il film "giusto" di un regista importante. Per la quarta volta ingaggiato Russell Crowe ( e la quinta sarà "Nottingham", rilettura della leggenda di Robin Hood dalla parte dello sceriffo cattivo, in uscita in USA a novembre 2009) e per la prima Di Caprio, Scott ha girato un thriller drammatico con corpose scene d'azione, su due dipendenti della CIA, uno a dettare gli ordini, anche i più spietati, dall'ufficio e dal giardino di casa, l'altro a tentare di salvare la pelle tra una missione segreta e l'altra. A differenza delle avventure di 007( e comunque dall'avvento di Craig l'aria è cambiata sensibilmente), le spie qui fanno un lavoro sporco, giocano di bluff, sono responsabili di uccisioni e stragi, e addirittura ordiscono falsi attentati utilizzando cadaveri prelevati negli obitori ( la scena che fa più riflettere dell'intera pellicola). Scott, si sa, è un virtuoso della ripresa, eil suo cinema, per chi ama la magia del grande schermo, non lascia indifferenti: su una sceneggiatura di buon livello ma con troppa prevedibilità per sorprendere durante il racconto, rimane un parziale dubbio se il film sia troppo ponderato e a tesi per essere un action, se sia troppo movimentato per essere interpretato come una riflessione su meccanismi enormi e distruttori come lo spionaggio di quest'era, con annessi tutti i pro e contro della tecnologia. Anarchico onesto, Scott ci aveva già detto con "Le crociate", e questo vada a suo merito, che la situazione in Medio Oriente se gli atteggiamenti di tutti non cambiano, il sangue continua a scorrere e ogni equilibrio raggiunto è inutile per la complessità e la conflittualità che fermentano tra le popolazioni: se DiCaprio esprime bene le ambiguità e il tormento del proprio personaggio, Crowe sembra meno in palla del solito, e comunque il suo ruolo poteva essere interpretato da un buon caratterista, senza scomodare una star così costosa.
UN DOLLARO BUCATO ( I, 1965)
DI CALVIN JACKSON PADGET ( GIORGIO FERRONI)
Con GIULIANO GEMMA, Evelyn Stewart, Peter Cross.
WESTERN
A bizzeffe,ne uscivano,di western realizzati da registi italiani e attori del medesimo paese,che usavano ribatezzarsi con nomi anglofoni,dopo l'incredibile successo dei film di Leone:un divo del genere fu anche Giuliano Gemma,giovane baldanzoso e prestante che si faceva chiamare all'epoca Montgomery Wood."Un dollaro bucato" non è stato tra i peggiori titoli di quella stagione,e addirittura ha un finale in cui monta un'effettiva forma di tensione:certo, ci sono rozzezze in sceneggiatura, e la recitazione dei comprimari non è di elevata qualità.Ma ci si può intrattenere senza annoiarsi poi troppo.

THE LONE RANGER (The lone ranger,USA 2013)
DI GORE VERBINSKI
Con JOHHNY DEPP,ARMIE HAMMER,Tom Wilkinson,Helena Bonham-Carter.
WESTERN
Gli ha fatto strada un battage pubblicitario di una certa imponenza,anche perchè il progetto riunisce astri del box-office come la star Johnny Depp,il regista Gore Verbinski e il produttore Jerry Bruckheimer,ma sembra che la versione filmica delle avventure di Lone Ranger e del fido indiano Tonto non abbiano avuto l'impatto che si pensava:in USA il primo weekend ha sfiorato i trenta milioni di dollari di incassi,che raffrontati al costo,dieci volte tanto,non incoraggia granchè le speranze di recupero della produzione.Personaggio più celebre in America che da noi,Lone Ranger è un eroe seriale che ha avuto serie tv sia live action che animata,serie a fumetti e ora diventa kolossal,in cui la vera stella curiosamente si ritaglia il ruolo della spalla (ma la sceneggiatura in realtà riserva pari spazio ai due personaggi):Verbinski è un abile costruttore di spettacolo,e la miscela western e cinema avventuroso,con un retrogusto umoristico,era una scommessa interessante.Però il filmone non convince pienamente:ha una sequenza d'apertura straordinaria per ritmo e resa visiva,che porta lo spettatore direttamente dentro all'azione,dopo un prologo-cornice che serve a dare una dimensione più epica all'avventura,man mano che avanza la storia si viaggia su stereotipi di vendette incrociate,che per via della tonalità di ironia scelta fa stridere i drammi dei protagonisti,con cattivi particolarmente efferati come il malvagio Butch Cavendish,uno psicopatico antropofago,e le scene d'azione giocano a ripetersi,spesso ambientate su treni in corsa,quando non diventano fin troppo macchinose come nella lunga fase notturna in cui i destini degli eroi sembrano volgere al peggio.Ben fatto tecnicamente,poteva essere l'occasione (probabilmente non a segno per la delusione al botteghino) per il nuovo bello e aitante Armie Hammer per diventare una nuova star hollywoodiana,ma può darsi che sia solo un'occasione rimandata,mentre Depp ormai cura la propria dimensione mascherata e tendente al clownesco giocando di rimessa,stavolta:puntuali i cattivi Tom Wilkinson e William Fitchner,con l'entraineuse Helena Bonham-Carter dotata di gamba d'avorio che diviene mitragliatrice pronta a sfruttare le rare variazioni sul tema che le offre il suo personaggio.

martedì 9 luglio 2013



SINISTER (Sinister,USA 2012)
DI SCOTT DERRICKSON
Con ETHAN HAWKE,Juliet Rylance,Victoria Leigh,James Ransone.
HORROR
Chi ha massacrato una famiglia quasi intera appendendone i membri ad un albero per il collo,con un cappuccio in testa?E chi ha mandato al Creatore un altro nucleo familiare nel 1966 legandoli ad un lettino  e gettandoli nella piscina di casa?Sono diversi casi che in comune tra loro hanno,appunto,l'eccidio di un madre,un padre e un figlio,facendone sparire l'altro,in località diverse degli States,a distanza di anni,e lo scrittore di thriller in crisi,che medita un rilancio con un libro-inchiesta su questi omicidi porta i suoi cari,ignari,proprio nella casa nel cui giardino è stata compiuta l'impiccagione multipla.In soffitta troverà uno scatolone contenente un piccolo proiettore e dei filmini super8 che forse sarebbe meglio non visionare.Horror costruito come un thriller psicologico,claustrofobicamente ambientato quasi interamente al chiuso,che entra a passi felpati nella dimensione orrorifica aumentandola via via che si va verso la conclusione,"Sinister" è,fin qui,il lavoro più interessante di un regista non impeccabile come Scott Derrickson:giungendo ad un finale assolutamente non consolatorio e macabro assai,il lungometraggio ottiene di suscitare qualche brivido nello spettatore con mosse non dozzinali,quali la sparizione della luce improvvisamente,il dubbio che il protagonista,un personaggio fin dall'inizio poco gradevole e discutibile,nel quale Ethan Hawke entra senza tentare di renderlo più piacevole al pubblico,sia forse affetto da qualche tara mentale,e lo scioglimento nel più tetro dei modi della vicenda.Pur scansando la logica che farebbe sollevare più di un ragionevole dubbio nello spettatore con la spiegazione della dinamica dei delitti (razionalmente di difficile effettuazione),la sceneggiatura,con qualche tentennamento e con qualche clichè di troppo,arriva a sviluppare un horror interessante e spinoso,non sempre valorizzando del tutto i personaggi di contorno.

lunedì 8 luglio 2013



MAI STATI UNITI (I,2013)
DI CARLO VANZINA
Con VINCENZO SALEMME,AMBRA ANGIOLINI,RICKY MEMPHIS,ANNA FOGLIETTA.
COMMEDIA
La cosa che probabilmente rimane maggiormente sul gozzo allo spettatore,è la notizia che il film è arrivato alla propria realizzazione grazie alla collaborazione di alcune banche:mica per altro,e siamo tutti d'accordo che un'opera cinematografica che nasce esplicitamente per portare incassi a casa,ma finanziare una commediola floscia come questa,leggendo la sceneggiatura,faceva davvero sperare di aver prodotto un potenziale smash hit?Carlo Vanzina ha ancora qualche credito al botteghino,ci mette mestiere e più o meno,senza brillare,un film lo mette insieme,ma su uno spunto bolso,come un'eredità che mette insieme cinque fratellastri che non si erano mai visti precedentemente,sparsi in diversi luoghi d'Italia,e perchè venga riscossa,il gruppo deve compiere un viaggio in USA e attraversare vari stati,con peripezie di prammatica.Situazioni abbastanza già viste,cinque tipi che spaziano da quello senza una lira ma che vive di gioco,quella vuota e avvenente,la nevrotica rimasta zitella,il mezzo suonato e il frustrato,equivoci e panzane,fino a un banalissimo happy end che oltretutto inzuppa nei buoni sentimenti sparati alla grande.I Vanzina bros,al solito,lasciano andare gli interpreti a briglia sciolta,ma se Salemme se la cava pur viaggiando "a filo di gas",Giovanni Vernia è vistosamente spaesato,non ha i tempi per recitare al cinema,è forzato in ogni inquadratura,e l'imitazione di De Niro-Travis Bickle è decisamente pessima,la migliore in scena è Anna Foglietta,che perlomeno mette un pò di verve in un personaggio realizzato purtroppo,come gli altri,come fosse concepito per qualche sketch e non per diventare un carattere.Statico nonostante le miglia mostrate nel viaggio,riscuote più sbadigli che sorrisi.Eppure,nella classifica degli incassi della stagione,batterà rivali quali "Argo" e "L'uomo d'acciaio":vacci a capire qualcosa...

domenica 7 luglio 2013

L'ASSO NELLA MANICA

DI BILLY WYLDER
Con KIRK DOUGLAS, Jan Sterling, Bob Arthur, Richard Benedict.
DRAMMATICO

Classico impietoso e senza incrinature sentimentali, "L'asso nella manica" è , quasi sessant'anni dopo la sua realizzazione, un film duro e velenoso sul pericolo della morbosità dei mass media, da parte di un'intelligenza acutissima , di quelle che avvertono le cose brutte troppo tempo prima del resto della gente. La tardiva presa di coscienza del protagonista Kirk Douglas, cronista in cerca di riscossa professionale che monta un tragico luna park cinetelevisivo su un minatore intrappolato in una miniera, non inficia assolutamente la condanna dell'autore di "Sabrina". Il film è un dramma acuminato, senza sconti, interpretato magnificamente da uno dei più grandi duri dello schermo, Kirk Douglas, che era credibile anche come eroe positivo, ma è stato spesso un'indovinatissima carogna tutta d'un pezzo. Asciutto nel racconto, incisivo nella denuncia, "L'asso nella manica" rappresenta uno di quei casi in cui il cinema fa scuola, opera d'arte da rivisitare per decenni.

LA CENA PER FARLI CONOSCERE

LA CENA PER FARLI CONOSCERE ( I, 2007)
DI PUPI AVATI
Con DIEGO ABATANTUONO, Violante Placido, Ines Sastre, Vanessa Incontrada.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Pupi Avati è un cineasta prolifico, che ha spaziato lungo molti generi, e su questa nuova collaborazione con Diego Abatantuono deve aver puntato non poco: "La cena per farli conoscere" parla di un uomo ultracinquantenne allo sbando, che ha conosciuto una certa fama, ma che è sempre stato irriso da chi non faceva parte delle platee popolari che vedevano i film in cui lavorava. Girato quasi del tutto in spazi chiusi, il film si presenta, nel sottotitolo ( solo su celluloide, nel manifesto non appare per niente), come "commedia sentimentale": ma, se commedia voleva essere, ce n' è pochissima, o alcuna traccia. Il tono è amaro, fino dalle prime battute, e, a onor del vero, se tra le cose positive c'è da annotare un discreto gioco d'attori, con un Abatantuono misuratissimo, malinconico, quasi sempre obbligato per il ruolo a recitare con gli occhiali scuri, d'altro canto si denota un comprimersi di sottotrame quasi mai risolte bene, e una certa superficialità a sviluppare cambiamenti dei personaggi nell'arco di qualche giorno, non troppo credibilmente. Occasione persa, per un film che poteva essere una commedia adulta con una componente drammatica piuttosto presente: certo, è un film tutt'altro che da buttare, ma non riscuote entusiasmo.

SPIAGGIA DI SANGUE

SPIAGGIA DI SANGUE ( Bloody beach, USA 1980)
DI JEFFREY BLOOM
Con JOHN SAXON, Mariana Hill, David Huffman.
HORROR
Filmaccio horror ma di quelli strampalati, sia nella trama che nella rappresentazione di scene violente , inseritosi nella grande ondata del genere che dai primi anni '70 crebbe e defluì a metà del decennio successivo.Qui siamo sul pretestuoso fin dalla base del racconto, con bagnanti che assurdamente vengono inghiottiti da qualcosa che si annida sotto la sabbia di una località balneare.Chi si nutre degli sventurati è un mostruoso fiore carnivoro dalle dimensioni colossali che addirittura conserva alcuni resti (ma come è organizzato bene il vegetale...) in una caverna adiacente alle sue radici.Ovviamente, come insegnò bene Roy Scheider ne "Lo squalo", tutto sembra finire bene con una bella esplosione devastatoria del pericolo.Sembra, perchè come da tradizione l'ultima inquadratura sembra suggerire un nuovo inizio.Delirante, noioso e fatto decisamente male , è precipitato come tanti altri in un infinito dimenticatoio.

NELLA VALLE DI ELAH

NELLA VALLE DI ELAH ( In the valley of Elah, USA 2007)
DI PAUL HAGGIS
Con TOMMY LEE JONES, CHARLIZE THERON, Susan Sarandon, James Franco.
DRAMMATICO

"Sai cosa significa questa in linguaggio internazionale?" dice il militare in pensione Tommy Lee Jones a un oriundo di origini sudamericane che ha sbagliato nell'issare la bandiera degli USA , rovesciandola "E' una richiesta di soccorso. Significa che non ce la facciamo a salvarci il culo da soli." Il film di Paul Haggis, mago delle sceneggiature ( gli ultimi lavori di Eastwood, una supervisione consistente per "Casinò Royale"), venuto dopo l'inaspettata affermazione agli Oscar di due anni fa con "Crash" si occupa dei reduci dalla guerra in Iraq ufficialmente finita da quattro anni, in realtà ancora in corso. Costruito con la struttura di un thriller, permette all'autore di parlare di un problema grave, con asciuttezza e fuori dal rischio propaganda: ha , oltretutto, il merito di una tenuta di ritmo narrativo sorprendente, e non pone domande, o meglio, zooma la nostra attenzione sull'orrore di una nazione, ma parlando a più largo spettro, di una società occidentale, oramai incapace di reagire a cose inumane. I soldati che "portano laggiù la democrazia", come dice lo slogan venduto dalla Banda Bush , perpetrano cose orripilanti come bambini che non hanno idea di essere crudeli, tornano indietro con la perdita della percezione della realtà e continuano a professare violenza , agendo come belve ma senza concepire l'enormità delle cose che fanno accadere. Tommy Lee Jones è di un'intensità straordinaria nell'impersonare un servitore della patria che dovrà rendersi conto dell'ammorbamento sanguinario che è perfino accanto a sè, e non saprà riconoscerlo finchè chi ha ucciso suo figlio non si deciderà a confessarlo con noncuranza. Avevo accolto con qualche perplessità "Crash", e considerai gli Oscar vinti perfino eccessivi: spero che questo film lancinante, amaro come il fiele e animato da una sanissima obbiettività , così lontana dall'arroganza avida e disumana del Clan Bush, ne vinca anche di più.

LA BAMBOLONA

LA BAMBOLONA ( I, 1968)
DI FRANCO GIRALDI
Con UGO TOGNAZZI, ISABELLA REI, Lilla Brignone, Roy Bosier.
COMMEDIA

Gioca a tennis con gli amici, gira con la Maserati, corteggia spesso con successo donne del bel mondo, l'avvocato interpretato da Ugo Tognazzi in questo film di Franco Giraldi, è un quarantenne che se la gode, finchè non incappa nella ragazzona indicata dal titolo, neanche diciott'anni e di presenza imponente:scatta così un gioco sempre più pesante da sostenere per l'uomo di attesa, di rifiuti da incamerare nonostante l'apatia della figliolona.Naturalmente, come in ogni partita d'azzardo che si rispetti, alla fine si buttano giù le carte, e c'è tempo per una sorpresa poco piacevole...Commedia cattivella sulla fatuità del bon vivant e la malignità dei "perbene","La bambolona" è ben gestito dalla regia accorta di Franco Giraldi, avvezzo anche agli western spaghetti, che ottiene una buona prova dalla maschera, amara quando serve di Tognazzi, che , pur aprendo e chiudendo la vicenda nel letto con due donne diverse, esprime bene la noia intrinseca appartenente al suo personaggio.Non è un capolavoro, ma esprime bene assai ciò che voleva dire.

REPULSION

REPULSION ( Repulsion, GB 1966)
DI ROMAN POLANSKI
Con CATHERINE DENEUVE, John Fraser, Patrick Wymark,
Yvonne Furneaux.
DRAMMATICO


Primo film "internazionale" per Roman Polanski, considerato oggi un film di culto ,fu tra i titoli che lanciarono il mito della bellezza algida e impenetrabile di Catherine Deneuve:cronaca di un delirio crescente e di effetti devastanti, il film è un horror emesso quasi sottovoce, che scandaglia in modo impressionante una psiche femminile malata, che tramuta una ragazza chiusa in maniera patologica in un'essere umano ostile fino all'assassinio.Girato con un senso claustrofobico dell'inquadratura,"Repulsion" si abbandona spesso all'inquietante contemplazione dell'abitazione della protagonista,rendendola più che altro un deserto affettivo.Capace di numerose sequenze di stordente modernità, questo lavoro è complesso, particolare,scarno nei dialoghi ma quasi stupefacente per montaggio e immagini.

11 SETTEMBRE 2001

11 SETTEMBRE 2001 ( 11'09''01, F 2002)
DI AUTORI VARI
Con ERNEST BORGNINE, EMMANUELLE LABORIT, JEROME HORRY.
DRAMMATICO

L'idea e'apprezzabile, undici autori esponenti di diverse cinematografie hanno voluto assemblare undici piccoli film da loro diretti per esprimere il disagio umano emerso dopo l'11 settembre 2001, in cui avvennero i noti e tristi fatti di New York.Però, in tutta onestà, del gruppo di corti molti mi sembrano fuori mira, o comunque non convincenti.il migliore quello di Ken Loach, toccante ricordo di un altro 11 settembre in Cile, il segmento di Sean Penn con uno straordinario Ernest Borgnine interprete di un anziano malato di solitudine sullo sfondo del crollo delle torri, e ottimo anche , tenero e commovente quello ambientato in Burkina Faso, con i bimbi che si improvvisano cacciatori di Bin Laden.Ma il "filmino"messicano è veramente pretenzioso , quello giapponese francamente ridicolo nonostante le buone intenzioni, e nel complesso il film lascia un senso di spaesamento che rende il tutto vagamente scostante.