L'AMICO DI FAMIGLIA ( I, 2006)
DI PAOLO SORRENTINO
Con GIACOMO RIZZO, Laura Chiatti, Fabrizio Bentivoglio, Clara Bindi.
GROTTESCO
Prima del trionfo internazionale de "Il divo" e dopo i David di Donatello di "Le conseguenze dell'amore", Paolo Sorrentino girò questo film non così premiato, e dai più considerato un titolo di passaggio, come capita a volte nella carriera di un regista. Non so quanto questa collocazione sia vera, perchè "L'amico di famiglia" è invece un lavoro vistosamente elaborato, in cui è stato profuso impegno, e si è voluto fare un discorso su quanto è brutta parecchia Italia di oggi, e di come siamo peggiorati, tutto sommato, noi abitanti: la grettezza ci ha invaso l'immaginario, la gente parla quasi esclusivamente di soldi e costi, un usuraio squallido e repellente come il Geremia de Geremei protagonista della pellicola è una figura consueta, e se lui umanamente fa senso, non è che intorno abbia questa bella fauna . Lo stile di Sorrentino è elegantissimo, le riprese ingegnose, però il meglio del suo cinema è quando può spingere a tutta forza il pedale del grottesco a tutti i costi, bucando più a fondo di quando imposta la parte drammatica del racconto. Se Laura Chiatti, dalla bellezza glaciale ma rovente, ricorda una giovanissima Virna Lisi, Bentivoglio presta una maschera sorniona a un personaggio più raffinato di quanto non voglia far sembrare, la rivelazione è il caratterista Giacomo Rizzo, ogni tanto piccola apparizione in cinema di serie A, più spesso sfruttato in commediacce di Pierino & C., in una interpretazione straordinaria , curatissima nei dettagli ( le ossessioni del patetico Geremia, quel sacchetto penzolante, il gesso fisso al braccio, i cioccolatini sempre in bocca) e stordente per come coniuga enunciata laidezza e fuggevoli barlumi di tristezza che fanno provare compassione per il personaggio, nonostante tutto.
DI PAOLO SORRENTINO
Con GIACOMO RIZZO, Laura Chiatti, Fabrizio Bentivoglio, Clara Bindi.
GROTTESCO
Prima del trionfo internazionale de "Il divo" e dopo i David di Donatello di "Le conseguenze dell'amore", Paolo Sorrentino girò questo film non così premiato, e dai più considerato un titolo di passaggio, come capita a volte nella carriera di un regista. Non so quanto questa collocazione sia vera, perchè "L'amico di famiglia" è invece un lavoro vistosamente elaborato, in cui è stato profuso impegno, e si è voluto fare un discorso su quanto è brutta parecchia Italia di oggi, e di come siamo peggiorati, tutto sommato, noi abitanti: la grettezza ci ha invaso l'immaginario, la gente parla quasi esclusivamente di soldi e costi, un usuraio squallido e repellente come il Geremia de Geremei protagonista della pellicola è una figura consueta, e se lui umanamente fa senso, non è che intorno abbia questa bella fauna . Lo stile di Sorrentino è elegantissimo, le riprese ingegnose, però il meglio del suo cinema è quando può spingere a tutta forza il pedale del grottesco a tutti i costi, bucando più a fondo di quando imposta la parte drammatica del racconto. Se Laura Chiatti, dalla bellezza glaciale ma rovente, ricorda una giovanissima Virna Lisi, Bentivoglio presta una maschera sorniona a un personaggio più raffinato di quanto non voglia far sembrare, la rivelazione è il caratterista Giacomo Rizzo, ogni tanto piccola apparizione in cinema di serie A, più spesso sfruttato in commediacce di Pierino & C., in una interpretazione straordinaria , curatissima nei dettagli ( le ossessioni del patetico Geremia, quel sacchetto penzolante, il gesso fisso al braccio, i cioccolatini sempre in bocca) e stordente per come coniuga enunciata laidezza e fuggevoli barlumi di tristezza che fanno provare compassione per il personaggio, nonostante tutto.
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