VENERE IN PELLICCIA (La Venus en fourrière,F 2013)
DI ROMAN POLANSKI
Con EMMANUELLE SEIGNER,MATHIEU AMALRIC.
GROTTESCO
Come rimanere irretiti dalla Femmina,e non poter far altro che cedervi.Il percorso registico di Roman Polanski forse influenzato dalle vicende personali che ne hanno limitato le possibilità di girare film in spazi aperti o comunque svariati,continua nella sua fase "chiusa",in un contesto delimitato,costruendo sull'incontro-scontro tra i pochi personaggi in scena discorsi ampi e metafore sociali e umane in genere."Venere in pelliccia" viene dopo "Carnage",e una volta ancora siamo alle prese con un'opera tratta da un lavoro teatrale.E' di scena un commediografo cerebralmente nevrotico,in un teatro vuoto,durante un forte temporale,e sta facendo via cellulare la sintesi della giornata di provini appena conclusa,quando giunge nello stabile una donna bella e tendente al volgare,che scongiura l'artista di lasciarle provare la parte:a mano a mano che i minuti scorrono il rifiuto dell'uomo si incrina,e la prova comincia,rivelando via via una creatura molto diversa dal come si è presentata....Duello e gioco al massacro tra Femmina e Maschio,e resa senza speranza di quest'ultimo a quello che la Donna risulta,ispira e crea,oasi di sollievo,foresta di rovi appuntiti e mare in tempesta perenne,il nuovo film di Polanski diverte,rompe schemi e viaggia per metafore feroci.Non mi pare che,come alcuni recensori un pò poco obiettivi,negli ultimi anni l'autore di "Chinatown" si fosse involuto:certo,"La nona porta" non è una delle sue cose più riuscite,così come non lo era "Oliver Twist",ma si parla di un cineasta che nell'ultima decade ha realizzato cose quali appunto "Carnage","Il pianista",e questo.Che è un'opera la quale sicuramente è personalissima,vedi il coinvolgimento della moglie Emmanuelle Seigner,e di Mathieu Amalric,fisicamente di una rassomiglianza impressionante a Polanski,e che non è un titolo di transizione:giunto a un'età in cui molto è avvenuto,e in genere molti grandi registi cominciano a segnare il passo,il franco-polacco continua a stupire per l'originalità di trame e chiavi di lettura proposte a pubblico e critica,tali da creare sempre un evento vero e proprio.Merito anche di due interpreti cui i ruoli paiono cuciti addosso:se qualche dubbio in passato c'era stato sulla Seigner,qua l'attrice dona al personaggio tutta una scala di espressioni,sfaccettature e femminilità sensuale stravolgenti,mentre Amalric,del cui talento eravamo già a conoscenza,si cala in un ruolo che passa dal diffidente al ridicolo,passando per l'ossessionato,il sedotto e il succube.Finale in crescendo,nel quale esplode pienamente la folle carica erotica che pervade tutta la proiezione,tuttavia senza una finalizzazione vera e propria "canonica".Un film splendido,invaso dalle parole,senza mai risultare verboso,avvincente in una schermaglia di battute colte e argutissime.
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