mercoledì 7 novembre 2012


REBECCA,LA PRIMA MOGLIE (Rebecca,USA 1940)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con JOAN FONTAINE,LAURENCE OLIVIER,Judith Anderson,George Sanders.
DRAMMATICO
L'unico film di un maestro del cinema a vincere l'Oscar (ma non c'è da abbattersi,a Kubrick,per esempio,non è toccato proprio...) è "Rebecca",dramma sentimentale maculato di suspence sottile,che sconfina nell'ultima parte nel thriller,con una regina delle tenebre quale la governante,che cela misteri e un'attitudine crudele di base.Anticipando temi che torneranno,ancor più complessi e ancestrali ne "La donna che visse due volte",Hitchcock,da una novella di Daphne Du Maurier trae un romanzo amoroso in cui i fantasmi del passato pesano più che mai,a rischio della salute mentale della nuova sposa di un uomo misterioso,che non si apre mai davvero,e rimane ambiguo fino alla conclusione del racconto:Manderlay,tenuta di impressionante bellezza,è caduca come quasi ogni cosa costruita dagli uomini,e vulnerabile;Rebecca,di cui ogni personaggio nel film ricorda quanto incidesse,che facesse innamorare o altro,aleggia continuamente,assente fisicamente ma ingombrante confronto per la protagonista,una magia della regia rendere così presente un personaggio che non c'è.Tra l'altezzosità del coprotagonista Laurence Olivier,che cela un vissuto doloroso e difficile da conciliare al presente,e la vulnerabilità tuttavia combattiva di Joan Fontaine,altra bionda fondamentale del cinema del regista de "Gli uccelli",sebbene apparsa meno di Grace Kelly e Tippi Hedren nei suoi fotogrammi,Hitch sceglie un percorso tortuoso verso un finale in cui amor omnia vincit,nonostante ogni previsione:la follia,che deflagra nel finale,dopo essersi mostrata nella sua pericolosità in precedenza,brucia i ricordi e le presenze opprimenti di quel che non ci può più essere.Romantico e sinuoso,"Rebecca" è un film non scontato nella produzione hitchcockiana,complesso come ogni racconto amoroso nelle sue pellicole,in cui la morbosità non è aliena,e si affaccia da qualche parte.

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