martedì 31 gennaio 2012
L'ARTE DI VINCERE( Moneyball,USA 2011)
DI BENNETT MILLER
Con BRAD PITT,Jonah Hill,Philip Seymour Hoffman,Robin Wright.
DRAMMATICO
Se un gioco va avanti da anni,decenni secondo certe regole,e canoni,come pensare di riuscire a distinguersi e vincere qualcosa se siamo senza i mezzi adatti a giocarsela alla pari con i campioni? Ispirandosi alla storia vera di Billy Beane,un General Manager di una squadra di baseball di medio budget,"Moneyball" racconta come un metodo nuovo di pensare la gestione di una squadra può influire non solo sullo specifico sport,ma su tutti,tagliando e investendo in corsa,cercando di capire cosa appesantisce il team e cosa lo migliorerebbe,cambiando ruoli e rischiando sugli uomini. E' anche una storia sulla necessità del coinvolgimento in quello a cui si lavora,visto che il protagonista è un personaggio che non guarda le partite giocate,ma le ascolta in radiocronaca,e non viaggia con la squadra:diretto dal regista di "Truman Capote:a sangue freddo",Bennett Miller,ne ripresenta pregi e difetti.Se da una sceneggiatura di nomi molto quotati quali Steven Zaillian ("Schindler's list") e Aaron Sorkin ("The social network") ricava buoni dialoghi,un'attenta costruzione dei caratteri e un'accurata ricostruzione d'ambiente, la regia a volte si fa sorprendere in tempi morti,una durata tutto sommato eccessiva della narrazione,e,ma questo è forse dovuto alla nostra tendenziale estraneità al baseball,ci sono troppi tecnicismi e tatticismi nei discorsi per non far sorgere un pò di noia. Pitt fa un discreto numero,ma se dovevano candidarlo per l'Oscar sarebbe stato molto meglio per il ben più complesso ruolo sostenuto in "Tree of life",e un pò sprecato appare Philip Seymour Hoffman nel ruolo laterale dell'allenatore che non assimila i cambiamenti imposti dal manager.Come insegnano molte cose,se al protagonista non riesce di centrare ogni obbiettivo,i suoi metodi faranno comunque scuola e serviranno a migliorare lo sport,ma,appunto,non solo in tale ambito le cose funzionano così.
ROMA BENE ( I,1972)
DI CARLO LIZZANI
Con VIRNA LISI,SENTA BERGER,NINO MANFREDI,IRENE PAPAS.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Ritratto di borghesia in pieno delirio,"Roma bene" è una satira agguerrita,che mostra il peggior volto di un ceto occupato a intrallazzare,gestire,darsi alla pazza gioia,e abolire ogni minimo scupolo morale o materiale:dalla signora bionda Virna Lisi che assieme ai figli imbroglia il marito distratto Philippe Leroy,al maneggione Franco Fabrizi che pagherà caro il suo spendersi per procacciare affari,alla signora greca Irene Papas che ordisce un piano per togliersi di mezzo il marito Mario Feliciani e godersi le sue fortune,ai principi Senta Berger e Umberto Orsini che saltano di letto in letto per ingraziarsi coloro con cui stipulare contratti ed appalti,è una sorta di gara a chi tira fuori il peggio di sè,senza un minimo alone di coscienza o amor proprio. Osserva il tutto un commissario che la sa lunga,ed ha un certo intuito investigativo,che ha la barba e l'aria perplessa di Nino Manfredi.Carlo Lizzani volle probabilmente fare una specie di feroce presa in giro di certi ambienti snob quanto in realtà volgari e miserandi,a livello umano,ma se il modello era la commedia caustica di Dino Risi quando girava a pieno regime,il film dell'autore di "Achtung!Banditi!" non ha nè la sottile cattiveria,nè la vena che porta lo spettatore a ridere,per quanto crudelmente,di certe situazioni e di certi personaggi."Roma bene",che si conclude con una specie di castigo divino che colpisce tutti i personaggi di cui sopra,indotto dalla fondamentale stupidità del loro comportamento,è una commedia che non spinge a ridere,ed un dramma talmente virato al grottesco che genera un'indignazione generica:niente affatto un brutto film,ma è evidente che le ambizioni erano alte.
sabato 28 gennaio 2012
IN NOME DI DIO-Il texano ( Three Godfathers,USA 1948)
DI JOHN FORD
Con JOHN WAYNE, Pedro Armendariz,Harry Carey jr., Ward Bond.
WESTERN
E' il western più intriso di simbolismi religiosi,non solo di John Ford,ma anche di molto del genere che ha dato al cinema opere d'arte quali "Mezzogiorno di fuoco" e "Ombre rosse":i tre bandidos che,in fuga nel deserto dopo una rapina,incontrano i resti di una carovana ed una donna morente che affida loro il bambino che ha appena partorito,divengono una chiara metafora dei Re Magi,la creaturina nata orfana e per miracolo trovata e fatta sopravvivere dai pistoleros che devono anche scampare agli inseguitori,fino alla redenzione che via via si guadagnano con un impensabile atto di generosità anche a costo della propria vita. Si è detto che non è tra i massimi risultati di un cineasta grandissimo,e forse è vero,se si considera capolavori assoluti il film sulla diligenza citato sopra e "Sentieri selvaggi":ma è l'opera commovente di un cattolico mai bigotto,che non ha mai smesso di credere nella natura buona dell'Uomo,aspettandosi eroismo e solidarietà anche dagli individui che normalmente vengono ritenuti inaffidabili o pericolosi. E qui sta la grandezza del cinema fordiano,oltre che nella splendida capacità di inscenare sequenze su sfondi straordinari e necessariamente epici,che trova in Wayne il suo protagonista ideale:nel continuare ad essere un messaggio di speranza in un mondo in cui una forma di Giustizia si possa affermare,e che se c'è del buono in un essere umano possa venire fuori al momento in cui necessiti.In questo senso,anche "In nome di Dio" è un film di alta qualità.
venerdì 27 gennaio 2012
CENTURION ( Centurion,GB 2010)
DI NEIL MARSHALL
Con MICHAEL FASSBENDER, Olga Kurylenko,Dominic West,Liam Cunningham.
AVVENTURA/STORICO
Negli ultimi anni,complici gli ottimi risultati al botteghino di film come "Il gladiatore","Troy" e "300" il genere avventuroso-epico con eroi armati di daghe,gladii e lance è tornato in auge,anche se si contano già dei fiaschi di una certa proporzione ("L'ultima legione",per dirne uno),logico che anche dall'Inghilterra possa giungere un film con una storia ambientata al tempo della Roma Caput Mundi.Il mistero della sparizione della Nona Legione è una cosa su cui sono nate leggende e dicerie,e "Centurion" azzarda una spiegazione che non è esente da elementi latentemente soprannaturali,anche se nella sostanza è un film avventuroso piuttosto avvezzo a far spruzzare sangue e fornire scene di combattimento piuttosto truci.La regia,d'altra parte,è del Neil Marshall che colpì con l'impressionante "The descent",uno degli horror più belli degli anni Duemila,è evidente che si debba aspettarsi scontri ad ampia uscita di sanghe,uccisioni cruente ed una buona elaborazione della tensione. Il film,benchè la butti in certi frangenti sullo splatter vero e proprio,con arti troncati dalle lame,e teste aperte in due,ha un buon passo,e tiene lo spettatore in allerta per vedere come si concluderà la storia,che attinge dall' "Anabasi" e dal mito degli Orazi e Curiazi:Fassbender è oramai avviato a diventare una duttile star,e qui dà una prova soprattutto fisica,che fugga o combatta,mentre la bella Olga Kurylenko passa con nonchalance da un'avventura con 007 a vestirsi di pelli e divenire un'assassina silenziosa.Girato senza sfarzi,ma con cura e senso del ritmo,si concede una conclusione romantica che lo impreziosisce e fa chiudere in bellezza.
ULTIMI BAGLIORI DA UN CREPUSCOLO
( Twilight's last gleaming,USA 1977)
DI ROBERT ALDRICH
Con BURT LANCASTER,CHARLES DURNING,Richard Widmark,Paul Winfield.
DRAMMATICO
Un attentato ad una base nucleare americana ordito da un generale dell'esercito ed alcuni suoi accoliti,che entrano in possesso di nove missili,pronti a scatenare l'apocalisse atomica se non verranno dati loro diversi soldi,rese pubbliche le vere ragioni della guerra nel Vietnam,e si sarà consegnato nelle loro mani il presidente USA:le sferzate di Robert Aldrich al Mito Americano continuavano,e da un libro di fantapolitica e azione,trasse questo film attraversato da un pessimismo in espansione che accusava,più che la figura del n.1 americano,l'apparato dirigenziale che conosce certi segreti e fa di tutto,a scapito di chiunque,per mantenere il proprio status,e non esita a passare su qualsiasi ostacolo per far sì che niente intralci il suo predominio.Lunga partita a scacchi tra gli incursori e la squadra governativa,giunge alla resa dei conti decisiva lasciando presagire che le cose volgeranno al peggio:poteva essere migliore,visti i nomi in campo,il piglio da ribaltatore di piani e schemi di Aldrich,ed il tema,scottantissimo,"Ultimi bagliori di un crepuscolo",che ha il suo meglio nel bellissimo titolo e nella convinzione degli interpreti che rendono i caratteri con tutte le sfaccettature del caso.Il confronto,però,non ha la tensione necessaria per una situazione del genere,e la pur esperta mano dell'autore non fa mancare qualche giro a vuoto della sceneggiatura,che forse,con un minutaggio del film ridotto,avrebbe avuto più mordente. Un discreto film,su temi importanti,che versa ambiguità e scetticismo su ogni personaggio,o quasi,e si chiude amaramente,ma con coerenza.
( Twilight's last gleaming,USA 1977)
DI ROBERT ALDRICH
Con BURT LANCASTER,CHARLES DURNING,Richard Widmark,Paul Winfield.
DRAMMATICO
Un attentato ad una base nucleare americana ordito da un generale dell'esercito ed alcuni suoi accoliti,che entrano in possesso di nove missili,pronti a scatenare l'apocalisse atomica se non verranno dati loro diversi soldi,rese pubbliche le vere ragioni della guerra nel Vietnam,e si sarà consegnato nelle loro mani il presidente USA:le sferzate di Robert Aldrich al Mito Americano continuavano,e da un libro di fantapolitica e azione,trasse questo film attraversato da un pessimismo in espansione che accusava,più che la figura del n.1 americano,l'apparato dirigenziale che conosce certi segreti e fa di tutto,a scapito di chiunque,per mantenere il proprio status,e non esita a passare su qualsiasi ostacolo per far sì che niente intralci il suo predominio.Lunga partita a scacchi tra gli incursori e la squadra governativa,giunge alla resa dei conti decisiva lasciando presagire che le cose volgeranno al peggio:poteva essere migliore,visti i nomi in campo,il piglio da ribaltatore di piani e schemi di Aldrich,ed il tema,scottantissimo,"Ultimi bagliori di un crepuscolo",che ha il suo meglio nel bellissimo titolo e nella convinzione degli interpreti che rendono i caratteri con tutte le sfaccettature del caso.Il confronto,però,non ha la tensione necessaria per una situazione del genere,e la pur esperta mano dell'autore non fa mancare qualche giro a vuoto della sceneggiatura,che forse,con un minutaggio del film ridotto,avrebbe avuto più mordente. Un discreto film,su temi importanti,che versa ambiguità e scetticismo su ogni personaggio,o quasi,e si chiude amaramente,ma con coerenza.
mercoledì 25 gennaio 2012
CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO ( I,1981)
DI SERGIO CORBUCCI
Con TERENCE HILL,BUD SPENCER, Sal Borgese,John Fujioka.
COMMEDIA/AZIONE
Dopo dieci anni di regno incontrastato,ad ogni uscita di un loro film in coppia,degli incassi italiani,ma non solo,visto che i loro lavori venivano venduti sia in Asia che in Sudamerica con gran numero di copie distribuite,cominciò a farsi sentire meno l'interesse delle grandi platee per Bud Spencer e Terence Hill:pur affidatisi ad un esperto del cinema di genere come Corbucci,e mescolando più o meno i medesimi ingredienti di sempre,con il biondo strafottente e veloce,ed il barbuto forzuto e destinato a rimanere fregato,con un paio di scazzottate che vedono il duo contro un nugolo di bravacci fessi e abili soprattutto a farsi "suonare" (tra l'altro ci sono dei pirati vestiti più o meno come l'Al Pacino di "Cruising" o i clienti del "Blue Oyster Bar" di "Scuola di polizia",non si sa perchè...),i due eroi dello schermo,cominciarono a segnare il passo. La storiella è alla buona,ma del resto non sono molti i loro lungometraggi in cui si vuole dire molto di più,ma lo spirito è ancora più da canonica che mai,sia Spencer che Hill sembrano ripetere i numeri di sempre con un pò di stanchezza in più,e per quanto ci si possa approcciare con disponibilità ad un film così,non è difficile che qualche sbadiglio possa venir fuori dallo spettatore.Del resto,è il classico iter dei filoni:spremuti fino alla buccia,i modelli possono funzionare benissimo diverse volte,poi,d'un colpo,risposta negativa del pubblico che,stancatosi di stare sempre sulla stessa giostra,è andato a cercarsene una nuova con lucine più brillanti ed un sedile meno logoro.
SHERLOCK HOLMES-Gioco di ombre
( Sherlock Holmes:a game of shadows,USA 2011)
DI GUY RITCHIE
Con ROBERT DOWNEY Jr,JUDE LAW,Noomi Rapace,Jared Harris.
AZIONE/THRILLER
Si era già detto che la versione di Guy Ritchie,Downey jr. e Law delle avventure di Sherlock Holmes imprimevano dichiaratamente una svolta action ad un personaggio solitamente più avvezzo a far lavorare le fini meningi che a gettarsi nella lotta contro gli avversari,e che sarebbe stato probabile un sequel dopo il successo mondiale,due anni or sono,del primo capitolo:nel rigiocare l'opzione,Ritchie mette la coppia di detectives sulle tracce della nemesi principale dell'eroe di Conan Doyle,il malvagio professor Moriarty,che sta macchinando una strategia a larghissima scala per accelerare il cammino verso una guerra mondiale.E' vero che alcune cose del film sono forzate,come l'uso di mitragliatori e machine-pistole,perchè lo sparo a raffica nel 1891 non era ancora così in uso,le lenti a contatto che cambiano colore all'iride,il respiratore ad ossigeno,e che sceneggiatura e regia abbiano accentuato ancora di più il versante azione,con esplosioni,botte da orbi e scene di combattimento con un ralenti stilizzatissimo che culmina in fermi immagine perfetti. Però se possibile "Gioco di ombre" è migliore del suo predecessore:come quando si conosce qualcuno sempre meglio e si sappia sintonizzarsi senza problemi,il gioco ironico tra Holmes e Watson si risolve come un'accoppiata Genio Matto-Savio Affidabile,il plot prevede rocamboleschi cambi di prospettiva,che tuttavia non mandano vincenti del tutto i protagonisti,perchè Holmes sarà ferito dolorosamente nei sentimenti,ed il progetto di Moriarty,la Storia ce lo insegna,si è attuato pochi anni dopo.Downey jr. si gode un ritrovato status di star instillando momenti da buon attore in un ruolo a lui congeniale,e Law mostra di essere cresciuto molto sapendo mettersi a disposizione come spalla di lusso:il punto interrogativo che giunge dopo la parola fine non è nè una sorpresa,nè un brutto auspicio.
MASCHI CONTRO FEMMINE ( I,2010)
DI FAUSTO BRIZZI
Con FABIO DE LUIGI,PAOLA CORTELLESI,CARLA SIGNORIS,NICOLAS VAPORIDIS.
COMMEDIA
Operazione anomala per il nostro cinema,progettare un dittico che ripensi il tradizionale film a episodi,e cioè raccontare delle storie con personaggi diversi tra loro,che si incrociano,e in una prima pellicola concentrarsi su alcuni mentre altri ci sono ma restano sullo sfondo,e poi nella seguente,raccontare le vicende dei secondi:di per sè,sia a livello narrativo,che per estro,l'iniziativa è intelligente e originale,e a Fausto Brizzi,che spesso,vedi "Ex", realizza tanti piccoli racconti che ruotano attorno alla coppia o all'amore,questo va riconosciuto.Tra l'altro,entrambi i film hanno ottenuto un successo commerciale considerevole,in una stagione che ha premiato il cinema italiano brillante,e questo è un altro punto a suo favore.Quello che invece lascia scontenti è la superficialità dell'insieme,il rimanere sempre in una sorta di limbo rosa fragoloso di tanti lungometraggi italiani,che parlano di un paese spensierato,in cui ognuno ha un lavoro,non ha problemi economici,ma crucci sentimentali,in parole povere,danno l'idea di essere pressochè scollegati dalla realtà.Ed è vero che sono tutti esempi di un cinema premiato da un pubblico che si reca in sala per dimenticare magari piccoli e grandi problemi almeno per due ore,e che ci sia necessità anche dell'evasione siamo tutti d'accordo:ma ogni tanto piazzare qualche riferimento a quello che sta fuori dalla proiezione sarebbe altrettanto giusto,altrimenti siamo nella dimensione del cinepanettone,più o meno.Che il playboy Preziosi tenti di risolvere i propri problemi mascolini seducendo la vicina Paola Cortellesi e se ne innamori,o che ci sia un triangolo-gara tra Vaporidis e l'amica del cuore Chiara Francini (una combinazione di bellezza ed ironia non comune,questa ragazza fiorentina) per aggiudicarsi una Francesca indecisa e poco seria,o che l'allenatore di una squadra di pallavolo femminile De Luigi si inguai con una giocatrice perchè si sente poco considerato dalla moglie neomamma,il problema non sono gli interpreti,comunque professionali,e neanche ci si trova ad un film particolarmente brutto:ma la sensazione è che ci racconti una favola sentita troppe volte.
lunedì 23 gennaio 2012
THE WARD-Il reparto (The ward,USA 2010)
DI JOHN CARPENTER
Con AMBER HEARD, Danielle Panebaker,Lyndsy Fonseca,Jared Harris.
HORROR
Finalmente ritorna a girare un film uno degli autori che negli anni Settanta aveva contribuito a rinnovare il cinema horror,realizzando perlomeno tre o quattro titoli di culto,spaziando anche nella fantascienza:"The ward",realizzato con un cast quasi interamente femminile e sconosciuto,è ambientato in un istituto psichiatrico,con ragazze pericolose,e presenze inquietanti che successivamente divengono anche letali.Via via,le degenti spariscono e fanno una fine atroce.Cosa si cela nelle notti lungo i corridoi e le celle dell'istituto,e come mai il personale sembra così poco raccomandabile?La trama sembra una miscela di "Ragazze interrotte","Identità" e "Vanilla sky",e se non si può negare qualche scossa di suspence suscitata dalla conoscenza dei tempi cinematografici dell'esperto regista,si può arrivare alla soluzione del plot con un pò di anticipo:il meglio di "The ward" sta nella direzione,che sa inondare i movimenti di macchina di un modo di fare cinema abile e più spregiudicato,nel suo essere classico,di quello di molti cineasti più giovani,crea la tensione necessaria con un montaggio ed un uso dei mezzi a disposizione con un budget relativamente basso (ma riguardando "1997:fuga da New York" può notare anche lì questa cosa) al meglio.Sperando in un ritorno a breve dietro la macchina da presa di Carpenter,si saluta questo horror che non lesina qualche delitto crudele,ma che vive più che altro di atmosfera,come un piacevole rientro di un cineasta di valore.
COSE DA PAZZI ( I,2005)
DI VINCENZO SALEMME
Con MAURIZIO CASAGRANDE,VINCENZO SALEMME,Lidia Vitale,Biagio Izzo.
COMMEDIA
Il cinema di Vincenzo Salemme deriva quasi sempre da suoi lavori teatrali,che solitamente sono migliori della versione cinematografica,anche perchè l'autore-attore napoletano nasce proprio come uomo da palcoscenico.Spesso uno dei fattori che contraddistinguono le storie raccontate dalla sua penna riguardano handicap,qui invece è di scena una questione morale:per una famiglia normale,con conti da pagare,una condizione meno felice di quanto si fosse sperato,è giusto accettare soldi che arrivano per posta,e si parla di cifre di decine di migliaia di euro,che tutti i mesi giungono in una busta?Una risposta logica c'è,e verrà fuori nell'ultima parte del film,dopo che i personaggi si saranno scontrati,avranno rischiato di mandare all'aria la famiglia,e avranno temuto che ci sia qualcosa di losco dietro tutto ciò.I duetti tra Casagrande,questa volta il vero protagonista,e Salemme rivelano la scafata confidenza recitativa dei due,che si trovano ad occhi chiusi,dopo anni di collaborazione,semmai "Cose da pazzi" parte bene,poi via via perde gas e si fa più meccanico negli sketch e nei dialoghi.Ma il numero del personaggio di Salemme nel denunciare il suo smarrimento dopo la caduta degli ideali che l'avevano portato a credere nel comunismo è insieme una riflessione di filosofia spicciola,ed una delle migliori definizioni del concetto di sinistra mai sentite al cinema,che l'attore interpreta tutto d'un fiato,con rabbia,dolore e amarezza di una genuinità sostanziosa.Un pezzo di bravura che vale il film.
domenica 22 gennaio 2012
SEI DONNE PER L'ASSASSINO (I/F/D,1964)
DI MARIO BAVA
Con EVA BARTOK,CAMERON MITCHELL, Thomas Reiner,Arianna Gorini.
THRILLER
Chi massacra le belle donne di un atelier,per dare la caccia a qualcosa di nascosto che potrebbe rivelare cose più che imbarazzanti?Tra i classici del thriller pre-Dario Argento (che ha studiato assai bene ambientazioni,atmosfere,luci del cinema del cineasta più anziano),"Sei donne per l'assassino" prevede appunto sei omicidi piuttosto crudeli,soprattutto se si pensa a quanti anni il film abbia,insinua inquadrature erotiche,e mostra un personaggio tossicodipendente,anche se la parola "droga" non viene mai nominata.A livello di intreccio,non è difficile venire a capo dell'identità dell'omicida,anche se la sceneggiatura tenta un inganno poco prima del finale,e la soluzione è un pò banale,per non parlare di una recitazione di qualità poco alta:però le soggettive,ambienti ove si svolgeranno i delitti,e un pò di suspence il film ne possiede,e si nota la mano di un regista capace e coraggioso,di cui i critici francesi,ben prima dei nostri,si innamorarono e ne decretarono l'importanza.E probabilmente,all'epoca,era uno di quei lungometraggi che induceva lo spettatore a guardarsi spesso alle spalle tornandosene a casa dopo l'ultimo spettacolo serale.
CARO PAPA' (I/F,1979)
DI DINO RISI
Con VITTORIO GASSMAN,Stefano Madia,Aurore Clèment,Andrèe Lachapelle.
DRAMMATICO
Anni difficili quelli della seconda metà dei Settanta,col fenomeno del nemico in casa sotto forma di terrorismo di vari colori (anche se,spesso,c'è il non campato per aria sospetto che ci fosse la mano dei servizi segreti,ad uccidere e mettere bombe):Dino Risi,da osservatore della realtà italiana,mise in scena questo dramma tra un padre ,un industriale che traffica ed ha molte amicizie altolocate,ed un figlio introverso,scontroso,che forse ha frequentazioni pericolose. La cosa migliore è il tentativo di elaborare il non semplice personaggio del padre,che,sì,intrallazza e fa spallucce di fronte a corruzione e cose che non gli piacciono,ma rivendica a piè sospinto di aver fatto la resistenza ed infine non è una carogna vera e propria come molte volte abbiamo visto Gassman recitare sotto la direzione del regista: e l'attore mantiene elegantemente la perplessità via via sempre più preoccupata dell'uomo,di fronte alla chiusura totale del ragazzo.Però la storia non va a fondo,e abbozza sia nel politico,che nel generazionale,rendendo evidente che Risi non ha a fuoco bene i problemi di cui vuol parlare,indulgendo nel finale ad una svolta patetica che proprio non ci stava,e quindici anni prima si sarebbe guardato bene di dare.
venerdì 20 gennaio 2012
IL "PAPA" DI GREENWICH VILLAGE
( The pope of Greenwich Village,USA 1984)
DI STUART ROSENBERG
Con MICKEY ROURKE,ERIC ROBERTS,Daryl Hannah,Kenneth Millan.
DRAMMATICO
Mai mettersi in affari con un amico,tanto più se questi è un cretino e tende a combinare guai anche solo chiacchierando troppo:lo scopre presto l'ambizioso giovanotto Mickey Rourke che coltiva sogni di un posto al sole,rifiutando sdegnosamente lavori per sbarcare il lunario,portandosi dietro l'amico Eric Roberts,che puntualmente mette nei pasticci tutti e due,e quando i due organizzeranno una rapina assieme ad un ladro di mezza tacca più anziano di loro,la faranno ai danni di malavitosi che dettano legge nel loro quartiere,e venirne fuori sarà molto difficile senza danni. Diretto da un regista che è sempre stato lì lì per divenire un autore vero e proprio,quale Stuart Rosenberg,di cui questo fu l'ultimo film,"Il "Papa" di Greenwich Village" è un noir che presenta anche caratteristiche da commedia qua e là,con due giovani attori,all'epoca,molto grintosi affiancati da veterani come Kenneth Millan,Tony Musante e Burt Young:aperto e concluso dalla bellissima "Summer wind" di Frank Sinatra,propone due caratteri non simili che pagano ognuno i propri difetti,cercando in modo personale un riscatto nel finale,ad un passo dalla rovina.Dei due,quello che figura meglio è un Rourke che già suggeriva il carisma e la maniera di vestire il ruolo che si addice ad un attore di prim'ordine,mentre Roberts non convince fino in fondo.Il finale scanzonato,dopo aver portato il dramma molto vicino a compiersi,rende particolare la pellicola,che ha almeno un momento toccante:l'addio del vecchio ladro alla moglie,un abbraccio tra poveri cristi consapevoli di non aver avuto mai una chance da giocare.
giovedì 19 gennaio 2012
SHAME ( Shame,GB 2011)
DI STEVE MCQUEEN (II)
Con MICHAEL FASSBENDER, Carey Mulligan,James Badge Dale,Nicole Beharie.
DRAMMATICO
Un tempo venivano definiti erotomani,quelli che convergevano in appunto una sorta di dipendenza dal sesso,in ogni sfumatura e pronti a viverlo in ogni contesto:oggi,con riviste,attrezzatura da pornoshop,siti Internet per ogni viziarello e videochat erotiche,chi entra in un vortice del genere ha di che sbizzarrirsi,ma difficile anche che ne esca."Shame",secondo film del videoartista Steve McQueen (II), è stato presentato a Venezia lo scorso settembre portandosi via la coppa Volpi per il miglior attore,ed in effetti Michael Fassbender,appena assurto a neostar per grandi produzioni ("X-Men:l'inizio",e "Jane Eyre") ha avuto un bel coraggio a recitare il ruolo del protagonista Brandon,newyorkese di classe medioalta,che è perfettamente integrato,vive da solo e ha un ottimo stipendio,ma è un vero e proprio disadattato sentimentale,ha un bell'aspetto ma rifugge ogni potenziale coinvolgimento sentimentale al punto di bloccarsi nella prestazione se la cosa non è da "botta e via",e vive un rapporto tormentato con la sorella,abituata ai tentati suicidi,che gli piomba in casa e con la quale rischia l'incesto. Argomenti pesanti quelli presentati qui,in una storia che fa rasentare abiezione,parla di mancanza di autostima,di necessità di vivere una sfera complessa come quella sessuale solo portandola agli estremi,rischiando anche la vita ad un certo punto,perchè il personaggio principale,come in preda ad un raptus perpetuo,va ad infilarsi in situazioni rischiose. Apparentemente freddo inizialmente,racchiuso in case senza vita reale,il film è una cronaca da un inferno interiore al quale non nega uno sguardo di compassione,soprattutto nella sequenza realizzata come un film muto a colori,con il solo supplemento sonoro di un pianoforte,del ritorno a casa del protagonista con una bruttissima sorpresa nel bagno:non è solo un film sulla dipendenza sessuale,ma un apologo amaro,però non ancora rassegnato sulla condizione di solitudine di esseri umani spersi nelle moderne jungle ovattate delle grandi città,in cui è possibile accoppiarsi senza troppi problemi,ma è complicato entrare nelle vite l'uni degli altri.Strepitoso Fassbender (insieme a Ryan Gosling l'attore emergente dell'anno,di sicuro),la regia riesce a catturare luci e suoni degli angoli di una grande città mai troppo esplorata.
mercoledì 18 gennaio 2012
LA TALPA (Tinker,Tailor,Soldier,Spy,F/GB 2011)
DI TOMAS ALFREDSON
Con GARY OLDMAN, Colin Firth,John Hurt,Mark Strong.
SPIONAGGIO
I tre romanzi con Smiley per protagonista sono conosciuti come la "trilogia di Karla",e sono considerati tra i migliori usciti dalla penna di John LeCarrè,creatore di bestsellers spionistici come Ian Fleming,ma agli antipodi,come risaputo,dallo stile e dalle ambientazioni dell'inventore di 007:da noi la traduzione di "Tinker,Tailor,Soldier,Spy",romanzo uscito nel 1974,divenne "La talpa",ed ebbe gran successo l'omonimo sceneggiato trasmesso nell'80 con Alec Guinness nei panni del dolente funzionario del controspionaggio che deve smascherare,tra gli amici e colleghi,colui che lavora in realtà per il KGB. Ne è stata fatta ora una versione per il cinema con un cast di alto livello,assegnata allo svedese Tomas Alfredson,che aveva raccolto consensi ampi con "Lasciami entrare",ed in effetti era adattissimo per realizzare in immagini questa sceneggiatura.Tra le cose che colpiscono maggiormente de "La talpa",versione 2011,oltre ad una conduzione attoriale che trae fuori il meglio dagli intepreti e in chiave di misunderstatement ne cava emozioni e reazioni forti,è l'ambientazione negli anni Settanta,diversa da quella che solitamente si capta nei film americani,più avvezzi a dare toni sgargianti e "sparati" a quell'epoca:questo 1973 è muffoso,grigio,i colori smorti ed i vestiti ordinari,la cena natalizia dei vertici del controspionaggio britannico con apice in un Babbo Natale con maschera di Lenin e l'inno russo cantato sarcasticamente da tutti i convitati non è lontana dalle cene sociali viste in "Fantozzi". Le violenze lasciate fuori campo,con le conseguenze esposte,commentano drammaticamente la Gran Tragedia del Potere tra le due superpotenze,e uomini che commissionano o compiono delitti atroci sono infine esseri umani comunque vulnerabili nei sentimenti:l'unica cosa che li ferisce o li rende deboli,fa crollare il loro mondo o barcollare il loro sentire è la comparsa dell'Amore.Così come nel film vampirico che l'ha preceduto,il re dei sentimenti nel cinema di Alfredson è lo sconvolgimento di tutto,il suo stile non ha fretta,alla Eastwood trova il proprio ritmo al proprio interno,sapendo distribuire colpi di scena e crescita della tensione.Dopo anni da comprimario di lusso,finalmente Gary Oldman torna protagonista,cresciuto se possibile nella gestione di sè:gli basta mutare uno sguardo per descrivere un pensiero o un cambiamento d'umore del proprio personaggio,fragile e spietato,protervo e amaro.Intorno tutti bravi,con un applauso in più per quell'attore spigoloso e senza paura di concedersi a ruoli negativi quale sta risultando Mark Strong.
martedì 17 gennaio 2012
I DUE NEMICI ( I,1961)
DI GUY HAMILTON
Con ALBERTO SORDI,DAVID NIVEN,Amedeo Nazzari,Harry Andrews.
COMMEDIA/GUERRA
Alberto Sordi macinava set e successi uno dietro l'altro,in dieci anni era diventato una vera e propria star del cinema nostrano,e Dino De Laurentiis provò a renderlo internazionale,producendo una pellicola che vedeva Albertone dividere il manifesto con una stella della commedia come David Niven,affidando il progetto ad un regista che di lì a poco sarebbe stato scelto per coordinare il primo film di James Bond.In Italia fu un buon risultato commerciale,ma le cose non andarono come sperato,e Sordi rimase un femomeno nazionale.Inglesi contro italiani in terra d'Africa,durante la guerra nell'entroterra del continente Nero, due ufficiali delle opposte fazioni vengono portati dalle circostanze ad incontrarsi più volte e confrontarsi,vicendevolmente con il coltello dalla parte del manico,anche se fin dall'inizio tra l'italiano che non sembra adattissimo per le cose marziali,e l'inglese che pare privilegiare il golf alle battaglie,scatta una simpatia che puntualmente riaffiorerà ad ogni occasione.Il limite del film,professionalmente ben svolto e scorrevole,è che non è nè cinema bellico,nè una commedia vera e propria,e questo produce un effetto come trattenuto,che lo spettatore percepisce,e si lascia apprezzare,ma non entusiasma,nonostante la bravura dei due interpreti principali.E la scena finale con quello dei due che fa parte dell'esercito che vincerà la guerra che tributa un saluto onorevole all'altro sconfitto,dando l'ordine al proprio plotone di fare altrettanto con i soldati che stanno salendo sul treno destinato al campo di prigionia,rimane impressa come quella risata che questi uomini,pur dichiarati nemici dai propri paesi,non possono non salutarsi da amici:fosse stato tutto così,"I due nemici" sarebbe stato un film d'altra importanza.
lunedì 16 gennaio 2012
LIMITLESS ( Limitless,USA 2011)
DI NEIL BURGER
Con BRADLEY COOPER, Abbie Cornish,Robert De Niro,Andrew Howard.
THRILLER/FANTASCIENZA
Usiamo solo una parte del nostro cervello,è cosa notoria:e se venisse inventato un farmaco,o una droga,che riuscisse a dar via libera alla totalità della nostra mente?E' quello che succede allo scrittore mezzo fallito Eddie Morra,che vaga in preda all'alcool finchè non incontra l'ex-cognato,che gli propone una pillola che in tre giorni gli farà scrivere un romanzo di impatto,lo porterà a sfruttare al massimo le proprie capacità cognitive ed elaborare a velocità incredibile dati e memorie per usarle a proprio profitto:naturalmente dietro tutto questo c'è anche una macchinazione pericolosa e potenzialmente mortale,nella quale l'industriale con ambizioni politiche Van Loom ha ruolo e peso.Il regista Neil Burger,del quale aveva convinto a metà "The illusionist" ( e "The lucky ones" non ha avuto praticamente programmazione) qui prende la via del thriller fantascientifico in stile "Strange days" ed il gioco gli viene meglio:pur senza farne una pellicola particolarmente innovativa,che non colpisce così a fondo,"Limitless" è un discreto intrattenimento,con un ritmo ben distribuito ed un'accelerazione violenta verso il finale che rende uno scioglimento poco verosimile del racconto svolto in modo da renderlo accettabile.Meglio non conoscere la piena potenzialità della nostra mente,e se la natura ha fatto in modo da mettere una specie di "sicura" alle nostre potenzialità cerebrali,ci saranno dei motivi ben precisi,è la tesi del copione su cui il film è stato realizzato.Dopo anni di piccoli ruoli e di film corali,è una delle prime occasioni da protagonista assoluto date a Bradley Cooper,che risulta un McConaughey migliore nel recitare:quello che lascia perplessi è De Niro,ormai divenuto un caratterista de luxe,che ha il nome bene in evidenza sui manifesti dei film ai quali partecipa,e più che altro è il suo stile recitativo,che se prima era pieno di personalizzazioni,carico e spesso enfatico,adesso è tutto sottrazione,e viaggia verso una dimensione da attore bravo ma "normale".E allora che bisogno c'è di utilizzare uno come lui?
J.EDGAR ( J.Edgar,USA 2011)
DI CLINT EASTWOOD
Con LEONARDO DI CAPRIO, Armie Hammer,Judi Dench,Naomi Watts.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO
"L'informazione è Potere." Su questo assunto si è basata l'intera esistenza di John Edgar Hoover,rifondatore dell'FBI e simbolo della paranoia assoluta,campione di detenzione del proprio ruolo,nonostante i cambi di presidenza,i passaggi della Storia ed il mutare della società americana.Apparso come figura sullo sfondo in svariati film degli ultimi anni,gli viene dedicato ora un lungometraggio,da parte di Clint Eastwood,che ne ha fatto la sua trentatreesima regia,in anni in cui gira più o meno una pellicola ogni nuova stagione:non era certo semplice realizzare un film su una figura programmaticamente sgradevole,quasi un "babau" per gli USA,un mastino dei dossier,quanto intento a non lasciar trapelare notizie su di sè,anche se la sua più o meno repressa omosessualità è stata riconosciuta."J.Edgar" si svolge come una sorta di flusso di coscienza,mai lineare nel legare i flashback al presente narrato con Hoover ormai anziano,con "Tricky Dick" Nixon al comando della Casa Bianca:tra la giovinezza,il rapporto con una madre oppressiva e severa,il brutto carattere che si lascia andare a rappresaglie se contrariato,il caso Lindbergh,i Kennedy e l'assassinio di Martin Luther King,si dipana in parallelo un'esistenza al sicuro nel bunker degli uffici dirigenziali del Bureau,con un rapporto sentimentale mai dichiarato del tutto (secondo la sceneggiatura le cose sono sempre state platoniche....) ed una forma inesauribile di fobia del comunismo che avrebbe potuto distruggere l'America,se si fosse allentata la tensione. Benchè ben ricostruito a livello di ambientazione,e curato come tipico del cinema eastwoodiano,"J.Edgar" non arriva ai livelli di diversi grandi film dell'autore,come "Mystic river","Gli spietati",e "Million dollar baby",ed è vero che non si può chiedere un capolavoro a chi gira praticamente un film all'anno:il resoconto storico-politico è discreto,ma è freddo,la tragedia di un uomo che ha assorbito Potere per un'arco di tempo lunghissimo solo per servirsene come metodo di ricatto e di mantenimento del proprio status non coinvolge lo spettatore,mentre è un'altra cosa lo sguardo sul rapporto di Hoover con il suo collaboratore Tolson,che vive di una delicatezza toccante,specialmente nella scena della morte del protagonista,sorprendentemente malinconica e struggente,che diviene una vera e propria scena d'amore.Può darsi che Di Caprio riesca ad aggiudicarsi finalmente il premio Oscar questa volta,perchè la scelta di imbruttirsi viene quasi sempre premiata dall'Academy (vedi Charlize Theron,ad esempio),ma non è la sua interpretazione migliore:pur constatando l'impegno dell'attore,la caratterizzazione di Hoover risulta in più frangenti monocorde,meglio figurano Judi Dench nel ruolo di una madre senza pietà,e Armie Hammer nei panni del compagno di lavoro e di vita Tolson. Un buon film,che legge pagine di Storia americana senza vera partecipazione,però.
giovedì 12 gennaio 2012
IMMATURI-Il viaggio ( I,2012)
DI PAOLO GENOVESE
Con RICKY MEMPHIS,AMBRA ANGIOLINI,LUCA BIZZARRI,RAOUL BOVA.
COMMEDIA
Confezionato in fretta e furia dopo il tintinnante successo di pubblico del primo film,girato quest'estate in Grecia,arriva "Immaturi-Il viaggio",che porta il gruppo di ex-compagni di scuola ritrovatisi vent'anni dopo per un bizzarro gioco della sorte a Paros,per fare il viaggio che avrebbero dovuto compiere l'anno della maturità.Ci sono Raoul Bova e signora,Luisa Ranieri con pancione (vero),Ricky Memphis e Barbora Bobulova,Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu,Anita Caprioli e Ambra Angiolini,ognuno con le proprie incertezze e pronti a cacciarsi in nuovi guai:tre regie in un anno,tre film che scalano le classifiche degli incassi nazionali (questo,uscito lo scorso week-end ha già passato i sei milioni di incassi),Paolo Genovese sta diventando per produttori ed esercenti un nome su cui contare.Se va tutto bene a livello "alimentare",cioè per i rapporti costi e ricavi,stavolta è evidente il pressapochismo con cui sceneggiatura e film sono stati messi insieme:il senso di collettività del primo capitolo è andato a monte,le beghe sentimentali e vagamente esistenziali viaggiano in piena superficialità,della crisi di cui la Grecia è appunto uno dei principali paesi a subire le conseguenze non c'è traccia alcuna,visto che Paros è raggiungibile in un batter d'occhi da chiunque,manco fosse la prossima fermata d'autobus,ed il finale riconciliante è abbastanza assurdo,anche in un clima da spettacolo per mandare a casa tutti contenti quale questo è.In un cast per la maggior parte ricavato da volti presi dalla tv,Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli,caratteri marginali,vanno in souplesse sugli altri,ma d'altronde non è semplice recitare bene,o perlomeno volenterosamente,se i ruoli sono stati scritti senza apporre un qualsiasi tipo di profondità. Qualche sorriso scappa,e visto l'andazzo,è possibile perfino un ulteriore sviluppo delle avventure del gruppetto,ma considerando che qui ci si diverte meno,difficile pensare di trarre granchè da un possibile terzo atto.
LARRY CROWNE-L'amore all'improvviso
(Larry Crowne,USA 2011)
DI TOM HANKS
Con TOM HANKS,JULIA ROBERTS,Taraji P.Henson,Cedric The Entertainer.
COMMEDIA
Il pubblico non perdona ai propri beniamini il fatto di invecchiare,come capita ai comuni mortali:Cary Grant lo capì per tempo e si ritirò quando da brizzolato si ritrovò canuto.Certo,ci sono anche i casi in cui ,come Clint Eastwood,si ritrova nuovo vigore nella terza età e le platee confermano interesse,magari aumentandolo,ma appunto sono eccezioni. Tom Hanks e Julia Roberts insieme,quindici anni fa avrebbero mandato alle stelle gli incassi di un film,ed invece "Larry Crowne",seconda regia del protagonista di "Forrest Gump",ha conosciuto scarsi introiti ed una serie di bocciature da parte della critica internazionale solenne quanto un pò eccessiva.Perchè,va bene che il film è una commedia per famiglie con personaggi di buon cuore,che vedono più o meno risolversi positivamente le cose della vita in maniera indolore,però per quanto convenzionale possa risultare la regia di Hanks,è anche senza particolari sbavature,nella media di un director di commedie di oggi,senza guizzi,ma anche senza castronerie madornali.Ed il messaggio che passa,per quanto semplicistico,sul fatto che rimboccarsi le maniche riporta sempre da qualche parte,e che ripartire da zero può dare anche nuove speranze,è tutt'altro che diseducativo:la parabola di Larry Crowne,impiegato modello messo alla porta perchè mancante di diploma dopo anni di ineccepibile servizio,che oltre la cinquantina si rimette a studiare è una storia molto americana,ma anche intrisa di quell'ottimismo inarrestabile che non offende. Pur imbolsiti dagli anni,Hanks e Roberts dimostrano comunque buona tecnica recitativa,che fa sorvolare su certe grossolanità dei loro personaggi.Niente che faccia scattare in piedi per la voglia d'applaudire,ma neanche la balorda americanata come l'avevano più o meno definito molti recensori.
mercoledì 11 gennaio 2012
UN POLIZIOTTO DA HAPPY HOUR ( The guard,GB/IRE 2010)
DI JOHN MICHAEL MCDONAGH
Con BRENDAN GLEESON,DON CHEADLE,Mark Strong,Liam Cunningham.
POLIZIESCO/COMMEDIA
Fin dalle prime immagini abbiamo chiaro che il poliziotto irlandese Boyle è uno sui generis,generalmente poco raccomandabile e dai metodi a dir poco discutibili:sulla scena di un incidente mortale raccoglie un acido e lo assume (buttando via però quelli trovati in tasca ai ragazzi trovati morti),sfoggia una sorta di razzismo più declamato che reale,e di sè dice "non ho messo su famiglia,ero troppo occupato ad ubriacarmi e ad andare a puttane".Però l'agente americano dell'FBI che si trova in Irlanda per venire a capo di un traffico di droga internazionale e se lo vede assegnato,tra i vari eccessi riconosce che l'uomo ha la stoffa dello sbirro in gamba,e che non è corruttibile:insieme i due si ritrovano a sgominare l'organizzazione che ha dirigenti della polizia corrotta al proprio interno,ed il finale è una resa dei conti al sapor di western,con tanto di musica in tono. Venduto erroneamente,sia nel trailer,che nel titolo italiano come una commedia demenziale,"The guard" è invece un poliziesco condito di humour saporito,tendente al grottesco,analogamente a "In Bruges",che vedeva lo stesso Brendan Gleeson protagonista,e diretto dal fratello di questo regista:capace di battute fulminanti come di piccoli dettagli che raccontano una terra non amichevole,e personaggi ben costruiti,con un'etica tutta personale (soprattutto appunto quello al centro del racconto) .Da recuperare,e riconsiderare,perchè potrebbe essere un cult-movie potenziale:Brendan Gleeson si conferma tra gli attori europei di maggior talento oggi sulla scena,e non sfigurano nè un solerte Don Cheadle,un Mark Strong a proprio agio con personaggi scostanti,e Liam Cunningham che si rivela corrotto e vile.Non è indirizzabile in un genere ben preciso,ma sa amalgamare la tensione del thriller poliziesco con la puntuta aggressività di un umorismo tra il rustico ed il salace.
martedì 10 gennaio 2012
VOGLIA DI VINCERE ( Teen wolf,USA 1985)
DI ROD DANIEL
Con MICHAEL J.FOX,Lorie Griffin,Susan Ursitti,James Hampton.
COMMEDIA/FANTASTICO
Distribuito poco dopo il grande successo arriso a "Ritorno al futuro","Teen wolf" è una commediola girata prima del film di Zemeckis,ma la prassi di programmare o riprogrammare film già dimenticati di star appena esplose è sempre stata una costante delle case cinematografiche.Il film propone schemi già presentati negli anni Cinquanta,con teenagers che si trovano alle prese con anomale situazioni horror o fantascientifiche,nella quieta provincia nordamericana.Per carità,se si vuole anche la storia di "Spiderman" non è lontana,ma questo innocuo filmetto diretto da Rod Daniel,che non ha fatto altro che questo genere di cinema brillante tendente all'insipido,non propone niente di nuovo,Fox è grintoso,ma pensarlo come giocatore di pallacanestro è abbastanza forzato,e si procede per schemi,con la bella della scuola di poca virtù e sostanza,il bullo da sconfiggere,la ragazza della porta accanto carina ma inizialmente invisibile al cuore dell'eroe,e conflitti tra adulti risolti fuori dallo sguardo dei ragazzi.Di breve durata,ma anche di poco sugo,passa un messaggio apprezzabile,visto che è rivolto ai giovanissimi,ma qualche sbadiglio da parte dello spettatore è comprensibile.
lunedì 9 gennaio 2012
LE REGOLE DELLA TRUFFA ( Flypaper,USA 2011)
DI ROB MINKOFF
Con PATRICK DEMPSEY,ASHLEY JUDD, Tim Blake Nelson,Mekhi Phifer.
COMMEDIA/THRILLER
Non ha avuto gran fortuna in sala questo thriller virato in salsa brillante,che mescola una trama che richiama "I soliti sospetti" e "Inside man",inscenando una combinazione di due rapine nella stessa banca,con ostaggi tra i quali potrebbe nascondersi chi ha organizzato l'intenzionale (ma non per i ladri) pastrocchio criminale,per poter mettere in atto un reato più in grande stile. Ed è un peccato,perchè la narrazione è gustosa,i caratteri ben disegnati,ed una regia attenta a calibrare tensione ed umorismo.Non è facile avere qualcosa di nuovo da aggiungere ad un genere come l' "heist-movie",ramo del thriller incentrato sulle rapine,ma la sceneggiatura si affida ad un enigma che lo spettatore,ed i personaggi sullo schermo,devono decifrare,e mette in scena un protagonista giocato tutto sul filo dell'ambiguità,che potrebbe essere uno schizofrenico quanto una mente geniale,che ricalcola le cose come se avesse una consolle per il montaggio cinematografico nella testa,riavvolgendo le vicende come nastro per cercare di individuare ciò che gli interessa. E qui per la prima volta al cinema funziona davvero Patrick Dempsey,star di "Grey anatomy" che fino ad ora non aveva mai convinto del tutto:intorno,si rivede volentieri la sempre affascinante Ashley Judd,e diversi caratteristi come Phifer,Nelson,Tambor,Taylor Vince che si infilano nei ruoli con giusta aderenza.Dirige,curiosamente,l'ex-regista de "Il re leone",che successivamente al grande successo disneyano si era cimentato con titoli per famiglie,ma sembra venirgli bene anche un genere piuttosto diverso come questo.
domenica 8 gennaio 2012
PAOLO BARCA,MAESTRO ELEMENTARE,PRATICAMENTE NUDISTA ( I,1975)
DI FLAVIO MOGHERINI
Con RENATO POZZETTO,Magali Noel,Janet Agren,Stefano Satta Flores.
COMMEDIA
Maestro non per vocazione,ma perchè è l'unico concorso in cui se l'è cavata,il brianzolo Paolo Barca viene mandato in Sicilia,e per via degli argomenti di cui parla sia in classe che fuori,e perchè si è saputo della frequentazione di spiagge per nudisti,diviene rapidamente chiacchierato,e anche desiderato dalle donne del paese:Flavio Mogherini girò questa commedia tutto sommato meno scollacciata di altre coeve,ma anche meno aperta nel messaggio di quanto prometta,con un Renato Pozzetto in piena fase rampante,contornandolo di belle donne come Magali Noel e Janet Agren. Il successo arriso al film,tra i primi dieci incassi del 74/75 ,fu spropositato,e quello che conferma tale constatazione è che questa pellicola si sia praticamente dissolta nel dimenticatoio,e forse è una delle commedie con Pozzetto meno programmate in generale dalla televisione.Il comico,ancora solo grassoccio e non "oversize" come solo qualche anno dopo diverrà,si parla un pò troppo addosso per divertire il pubblico,Magali Noel è sprecata,Janet Agren,pur molto bella,ha un ruolo di cartapesta,e dispiace che un attore valido quale Stefano Satta Flores sia utilizzato in una parte senza spessore:all'epoca Mogherini passava per un regista brillante capace anche di finezze,ma i suoi lavori sono in larga parte dimenticabili,come questo.
DI FLAVIO MOGHERINI
Con RENATO POZZETTO,Magali Noel,Janet Agren,Stefano Satta Flores.
COMMEDIA
Maestro non per vocazione,ma perchè è l'unico concorso in cui se l'è cavata,il brianzolo Paolo Barca viene mandato in Sicilia,e per via degli argomenti di cui parla sia in classe che fuori,e perchè si è saputo della frequentazione di spiagge per nudisti,diviene rapidamente chiacchierato,e anche desiderato dalle donne del paese:Flavio Mogherini girò questa commedia tutto sommato meno scollacciata di altre coeve,ma anche meno aperta nel messaggio di quanto prometta,con un Renato Pozzetto in piena fase rampante,contornandolo di belle donne come Magali Noel e Janet Agren. Il successo arriso al film,tra i primi dieci incassi del 74/75 ,fu spropositato,e quello che conferma tale constatazione è che questa pellicola si sia praticamente dissolta nel dimenticatoio,e forse è una delle commedie con Pozzetto meno programmate in generale dalla televisione.Il comico,ancora solo grassoccio e non "oversize" come solo qualche anno dopo diverrà,si parla un pò troppo addosso per divertire il pubblico,Magali Noel è sprecata,Janet Agren,pur molto bella,ha un ruolo di cartapesta,e dispiace che un attore valido quale Stefano Satta Flores sia utilizzato in una parte senza spessore:all'epoca Mogherini passava per un regista brillante capace anche di finezze,ma i suoi lavori sono in larga parte dimenticabili,come questo.
WE WANT SEX ( We want sex,GB 2010)
DI NIGEL COLE
Con SALLY HAWKINS, Miranda Richardson,Rosamund Pike,Bob Hoskins.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Prima o poi verrà riconosciuto a Nigel Cole uno status d'autore,che realizza un cinema gentile,che non si esenta da tematiche come sesso,lavoro,problemi economici,condizione delle persone.Sempre dalla parte dei più deboli,il regista è anche uno dei più attenti a dipingere caratteri femminili forti con spazi di fragilità,pronti inaspettatamente a tirar fuori una solidarietà sconosciuta all'altro sesso,nonostante la forte competizione e diversità tra persone."We want sex" è ambientato nel 1968,anche questo ispirato ad una storia vera,su un nucleo di operaie che lottano per un'equità salariale con gli uomini,lavorando per la Ford.La protagonista è una donna comunissima,che troverà per via la forza di essere leader ed affrontare,con gli attributi,le parti avverse,che siano dirigenti o addirittura un ministro,e lottare per garantire alle colleghe e compagne d'avventura cose migliori. Divertente,in alcune parti toccante,"We want sex" è nella tradizione di una certa commedia british che sa abbinare impegno e leggerezza,cose serie ed uno spirito brillante,con un'azzeccata conduzione di attori capaci,che si calano nei panni di persone comuni con sagaci brio ed intensità. Il titolo è ironico,e viene da un frainteso:ma lo si può leggere come un'ulteriore parità di aspirazioni tra i sessi.
giovedì 5 gennaio 2012
LA COSA ( The thing,USA/CAN 2011)
DI MATTHIJS VAN HEIJNINGEN Jr.
Con MARY ELIZABETH WINSTEAD,Eric Christian Olsen,Joel Edgerton,Kim Bubbs.
FANTASCIENZA/HORROR
Remake di un remake divenuto quasi più importante dell'originale,particolarità che difficilmente accade,"La cosa" è,ad essere più precisi un prequel che ripropone alcune scene celebri del film di Carpenter ricreate con effetti speciali digitali,e si chiude come inizia il cult con Kurt Russell,con un cane che corre tra le nevi. Come un altro rifacimento,quello di "Cane di paglia",però anche questo non ha conosciuto il favore del pubblico USA,e per questo,la distribuzione traccheggia con entrambi e li ha rimandati,nonostante fossero annunciati tra la fine di Novembre e l'inizio di Dicembre:considerato il calibro del film di riferimento,vero e proprio punto di riferimento per modernità di effetti speciali shock,al pari di "Un lupo mannaro americano...",questa versione a firma del nordico Van Heijningen jr.,non è spiacevole.C'è un buon grado di tensione,anche se è prevedibile la carneficina a cui va incontro il gruppo di ricercatori che si ritrova "invaso" dalla mostruosa creatura-virus sepolta nei ghiacci,gli effetti digitali sono validi,anche se i trucchi di Rob Bottin di trent'anni fa sono tuttora insuperabili sia per l'impatto che per il ribrezzo che sapevano suscitare,e la storia funziona,anche se a livello attoriale nessuno spicca in particolare,mentre il film carpenteriano,oltre ad un Kurt Russell ispido forniva Donald Moffat,Keith David,Wilford Brimley,caratteristi di qualità che sapevano disegnare un carattere con le poche battute a disposizione. Per le nuove generazioni cinefile non avrà probabilmente lo stesso valore che da subito assunse l'altro,ma non ci si annoia,e se manca l'ambiguità profonda della scena finale del primo remake,qui siamo diretti verso la distruzione in maniera inesorabile.
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