COLPI DI FULMINE (I,2012)
DI NERI PARENTI
Con CHRISTIAN DE SICA,LILLO & GREG,Luisa Ranieri,Anna Foglietta.
COMMEDIA
Primo episodio:Christian De Sica,psicanalista che è accusato di malandrinate con il fisco scappa e si traveste da prete,e casualmente incontra un parroco che si sta trasferendo in Trentino.A causa di un incidente,il vero uomo di Chiesa perde la memoria,e lui lo sostituisce dicendo la messa prendendola da Youtube,innamorandosi di una bella ufficiale dei Carabinieri,e facendo il parroco a modo suo.Secondo episodio:Greg è ambasciatore in Vaticano,assume Lillo come autista,e,nonostante sia morigeratissimo,e rigido,si innamora di una pescivendola più borgatara che mai.Serve,a quel punto,imparare a diventare un tipo che possa piacerle,con tutte le burinate che possa imparare dal sottoposto.Seppure la religione faccia da spunto,insieme alle sbandate sentimentali,ai due episodi che contraddistinguono quello che si può considerare la svolta nel cinepanettone (per via della formula) ,si gioca sempre sul campo ampio degli equivoci,degli scambi di persona,le corna e i finali alla "volemose bbene",con trionfale serenata corale al suono di "Roma,nun fà la stupida stasera",nell'episodio secondo.E' da dire che il tentativo di appellarsi meno al becerume che spesso ha segnato questo tipo di film è stato fatto,e che una vaga idea di scrittura,nel secondo episodio soprattutto,c'è.Però,la linea è quella in stile fiction televisiva domenicale,pur con qualche licenza parolacciara in più,alla fine tutto torna a pennello, e all'italiana non viene mai specificato come mai De Sica casca nei guai,e se ne libera, oppure l'ambasciatore mascherato da coatto giochi in conclusione su un ricatto per saltare l'ultimo ostacolo al suo romanzo d'amore.Arruolati anche Arisa (brava a cantare,recitare mica troppo)e Vauro,che di solito punta su un umorismo più ficcante,il cast gioca sulla professionalità di De Sica,ormai in souplesse con il personaggio del trappolone,e meglio del solito il duo Lillo e Greg,non sempre a proprio agio sul grande schermo.Meglio del successivo "Colpi di fortuna",ma c'è da dire che è come andare a vedere una squadra di seconda categoria contro quella messa insieme dal parroco:c'è da pretendere poco,e si dice "meglio" per inerzia di una delle due parti...
SPIDERMAN 2 -Il potere di Electro
(The Amazing SpiderMan 2,USA 2014)
DI MARC WEBB
Con ANDREW GARFIELD,EMMA STONE,Jamie Foxx,Dane De Haan.
FANTASTICO/AZIONE
L'azzeramento della saga di Spiderman,nel 2012,dopo il loffio terzo capitolo di quella condotta da Sam Raimi,aveva convinto i produttori a far ripartire le avventure di Peter Parker,l'ArrampicaMuri,seguendo più filologicamente la cronologia dei comics:infatti,ecco Spidey ricevere i poteri,andare a scuola e conquistare il cuore di Gwen Stacy,combattere lo squamoso Lizard per non far diventare New York una città di rettili umanoidi,e non riuscire a salvare il padre dell'amata dallo scontro con il villain.Procedendo per gradi,ecco nuovi antagonisti per l'eroe in rosso e blu:come appunto nei primi albi dei fumetti Marvel,arriva Electro,in versione moderna,senza maschera con lampo,Goblin (versione II,Harry e non Norman Osborn,anche se da vecchio fan dell'Uomo Ragno,non mi torna un fatto decisivo,per via di chi ha fatto cosa....),e,in apertura e chiusura,il colosso Rhino.Spettacolare,ed evidentemente pensato per il 3D,per i frequenti effetti verso lo spettatore,tra salti,e lanci di ragnatele e oggetti di varie e impressionanti dimensioni,il numero 2 di Spiderman nuova fase è divertente,anche se troppo lungo,e tutto sommato,benchè Webb abbia ribadito in più interviste che il primo film soffriva di qualche ingenuità di troppo,e che questo abbia uno script migliore,non è fatta benissimo la sceneggiatura,che,a parte qualche dialogo fin troppo da teen movie (vedi tutto il còtè romantico tra Peter e Gwen),non inanella al meglio la sequenza degli eventi,creando troppe sospensioni nella narrazione per giungere all'esplosivo finale.D'altro canto,per ora,c'è da dire che Marc Webb non è Sam Raimi,anche se può diventare un regista interessante:del cast,apprezzabile l'ironia con cui Andrew Garfield e Emma Stone si impadroniscono nuovamente dei propri personaggi,e dei cattivi quello che brilla di più è Dane De Haan,che sembra una versione moderna di Klaus Kinski,dai lineamenti più fini.Probabilmente,come da copione,i miliardi nelle casse della Sony arriveranno copiosi,e il già preannunciato terzo episodio,che vedrà nuovi stravolgimenti nell'agitata vita del supereroe,vedrà probabilmente in scena il Dr.Octopus e l'Avvoltoio,prima dello spin-off che raggrupperà i "Sinistri Sei" (mancherebbero poi Mysterio,l'Uomo Sabbia e Kraven....).
OMICIDIO NEL VUOTO (Drop Zone,USA 1994)
DI JOHN BADHAM
Con WESLEY SNIPES,Yancy Butler,Cary Busey,Michael Jeter.
AZIONE
Come gli accadeva anche in "Passenger 357",Wesley Snipes si ritrova su un volo al quale sarebbe stato meglio non prender parte:agente di sicurezza,lavora in coppia con il fratello,e deve scortare,insieme a lui,un ometto che fa comodo alla malavita,ma sull'aereo una squadra di malviventi mescolati tra i passeggeri organizza un'evasione che costa la vita al congiunto del protagonista,e fa portar via lo specialista informatico che serve alla gang.Ovviamente,sia per vendetta che per spirito professionale e orgoglio,il piedipiatti farà di tutto per recuperare l'evaso,sgominare la banda,e risolvere la situazione,affiancato da una squadra di paracadutisti senza paura.Diretto da John Badham,che qualche anno prima era ancora considerato un cineasta da tener d'occhio,e poi si è dato al prodotto hollywoodiano bello e buono,"Drop zone" è un film come ce ne sono tanti,senza doti particolari nè scene da antologia,se si esclude quella,molto avvincente,della caduta senza paracadute e l'annesso tentativo di salvataggio:però c'è abbastanza ironia nella sceneggiatura,Snipes è stato tra i meno beceri rappresentanti degli action heroes degli anni Ottanta e Novanta,e il racconto è piuttosto ben reso.Chiaro che ci sia qualche improbabilità di non poco conto,ma del resto è il genere stesso che le ispira,vedi un personaggio che salta dal portellone di un aereo a svariati ettometri di distanza da terra,e rimane attaccato con le mani fuori,al volo.Ma tutto sommato,gradevole.
CANI SCIOLTI (2 Guns,USA 2013)
DI BALTASAR KORMAKUR
Con DENZEL WASHINGTON,MARK WAHLBERG,Paula Patton,Bill Paxton.
AZIONE
Uno dei successi cinematografici della scorsa Estate USA,tratto da una graphic novel,tendenza sempre più irrobustita nei lungometraggi di genere (sarebbe interessante,ad esempio,che le bellissime strisce un tempo contenute ne "Il Monello,"L'Intrepido","Lanciostory","Skorpio" potessero diventare film,personaggi tipo Sorrow,Larry Mannino & co. trovassero spazio sugli schermi....),è stato questo film d'azione diretto dall'islandese Baltasar Kormakùr,preso in simpatia dalla star Mark Wahlberg,che aveva già lavorato con lui in "Contraband".Due tipi dalla pistola precisa si danno mano,ma in realtà,senza che l'uno sappia la reale identità dell'altro,sono dalla parte della Legge,infiltrati in un giro di parecchi soldi sporchi,al centro di una trama che vede trafficanti di droga,agenti speciali corrotti,e militari altrettanto loschi:prima affiancati,poi in conflitto tra loro,infine soci nel salvare la pelle e compiere ognuno la propria vendetta,Washington e Wahlberg stanno al gioco sparandosi battute,oltre ai proiettili,con vivace affiatamento.Il film è un thriller d'azione con soventi screziature umoristiche,violento ma senza forzare esageratamente la mano,con qualche evidente sfruttamento di clichès del buddy movie e del cinema d'azione americano in generale.Però Kormakùr sembra avere mano sicura nel fare il verso a Tarantino e i suoi derivati,senza però scimmiottarli più di tanto:un cast di facce note attorno al duo protagonista,con la bellissima Paula Patton,Bill Paxton,James Marsden,Edward James Olmos,Fred Ward,a giocarsela sul chi sia il più inaffidabile e traditore,per un lungometraggio che sembra un viatico,per il regista,ad un prossimo progetto con altre star di Hollywood,che cattura,al solito,talenti esterni,per contribuire a tener su il genere duro e puro.
I CAVALIERI DELLA TAVOLA ROTONDA
(Knights of the Round Table,USA 1953)
DI RICHARD THORPE
Con ROBERT TAYLOR,AVA GARDNER,Mel Ferrer,Stanley Baker.
AVVENTURA
Ispiratrice da sempre di spettacoloni epici e fantastici per il cinema,la saga di re Artù e dei suoi cavalieri della Tavola Rotonda è stata portata da svariati registi e sceneggiatori sugli schermi,con interpretazioni multiple dei rapporti tra il re,Ginevra,Lancillotto,Parsifal,Morgana,Mordred,Tristano e altri ancora.Per il primo film in Cinemascope della Metro Goldwyn Mayer,venne appunto allestito questo kolossal che fin da subito,con l'estrazione dalla roccia di Excalibur,la spada che portò al trono Artù,la butta sul romantico,con la nobiltà del sentimento tra la regina e il più fido dei cavalieri,che non diventa tradimento vero e proprio,con scontri all'arma bianca,ma senza la cruenza,ad esempio,del più avanti nel tempo "Excalibur" di Boorman:nomi celebri come Robert Taylor,Ava Gardner e Mel Ferrer sono impegnati a vestire gli sfarzosi costumi a colori forti e sgargianti approntati dai costumisti.Sia detto che qua,per esempio,Morgana e Mordred sono marito e moglie,invece che madre e figlio nato da un incesto,come invece appunto il titolo dell'autore di "Un tranquillo weekend di paura" sottolinea.Più riuscito nella seconda parte,in cui emerge la parte oscura della leggenda,con le trame di coloro che vogliono rovesciare Artù e distruggere il patto degli uomini della Tavola Rotonda,che nella prima,in cui,con qualche lentezza,viene descritto come i personaggi si incontrano,il film soffre una sceneggiatura sommaria,che si limita ad unire gli episodi salienti della saga,edulcorandone i tratti più forti,facendo tutto sommato del re una sorta di inetto,senza particolare nerbo,rispetto al valoroso Lancillotto del Lago.Magnetica,come quasi sempre,Ava Gardner,emerge rispetto ad un cast non insuperabile,e i dialoghi stentorei e un pò tronfi,sentiti oggi,possono riscuotere talvolta qualche sorriso.C'è da dire che il film di Thorpe ha una confezione magniloquente,ma non è il miglior titolo sull'argomento.
THE COUNSELOR-Il procuratore (The counselor,USA/GB 2013)
DI RIDLEY SCOTT
Con MICHAEL FASSBENDER,Cameron Diaz,Javier Bardem,Brad Pitt.
NOIR
Cormac McCarthy è un autore di spicco,ed è notorio che non nutra gran fiducia nella specie umana:le sue opere sottolineano spesso la vacuità degli intenti,la tendenza a favorire i cattivi istinti,e la ferocia potenziale dei nostri simili,vedi "Non è un paese per vecchi",o "The road",per fare esempi.Detto che questa è la prima volta che McCarthy scrive una sceneggiatura per il cinema,non è detto che uno scrittore acclamato e riconosciuto autore di interesse divenga automaticamente uno sceneggiatore di alta categoria.E,in effetti,tra le ragioni del perchè "The counselor" sia,ad oggi,uno dei più pesanti flop del 2014,il fatto che lo script non sia impeccabile,con qualche ellisse narrativa di troppo,e che un sostanziale slegamento,fino ad un certo punto della narrazione,tra gli snodi della vicenda,è avvertibile,sono fattori da non trascurare.C'era tutto per fare un blockbuster:un regista capace di far breccia nel grande pubblico e farsi apprezzare dalla critica,nonchè di far discutere anche in maniera accesa,un cast di stelle,una trama da thriller a tinte oscure che prometteva assai bene.E invece,il film non ha ottenuto nè un gran successo commerciale,e nemmeno il favore delle platee:semmai,ci sono stati più critici ben disposti rispetto ad altre opere di Ridley Scott,soprattutto nei tempi recenti.Certo,viene da esprimere forti perplessità assistendo alla storia di un avvocato che pensa di svoltare agganciando intrallazzi con gente vicina a un cartello della droga in Messico,e che pare non rendersi conto con chi abbia a che fare,vivendo una sorta di estasi perpetua coccolando la bella fidanzata con regali strabilianti,ma il Caso ci si mette di mezzo facendo sì che attorno al protagonista si stringa una rete mortale:sospettato di aver sgarrato,l'uomo comincia un piano di fuga,mentre chiunque sia stato in contatto con lui rischia una bruttissima fine.In effetti,vedere Michael Fassbender che per metà film se la spassa come se avesse fatto bingo,e non aver considerato gli eventuali rischi per certe frequentazioni,lascia piuttosto attoniti:patinato e avvezzo a impennate calienti (vedi l'oramai famoso "numero" di Cameron Diaz sul parabrezza della Ferrari) o accessi di violenza,il film non è male,ha un buon ritmo nella seconda parte,quando la situazione precipita,e sebbene non figuri tra i migliori risultati di Scott,si riconosce la mano dell'autore nella gestione del racconto e nella forza delle immagini,su tutte il delitto in strada di fronte a casuali spettatori impotenti.Nel cast,quattro scene scarse per Penelope Cruz,poco più per Brad Pitt,che però incide maggiormente,fin troppo clownesco Javier Bardem,meglio quando è sotto pressione che nella prima parte,svagata,Fassbender,e coraggiosa,anche se in un ruolo che è a forte rischio di ridicolo,Cameron Diaz.Pare una metafora sulla relativa scarsa intelligenza di chi pensa di poter avere il controllo delle cose,ed invece appunto basta un imprevisto a mandare in rovina ogni cosa,condita con trappole letali e con una programmazione ferina dell'eliminazione degli intralci da parte di chi,alla fine,risulta la vera anima nera della vicenda.Ma è,nella logica mccarthyana,troppo tardi perchè si possa risolvere positivamente qualcosa.
UN GIORNO IN PRETURA (I,1953)
DI STENO
Con PEPPINO DE FILIPPO,Alberto Sordi,Silvana Pampanini,Walter Chiari.
COMMEDIA
Pellicola storica della commedia italiana,"Un giorno in pretura" è stato anche rifatto dallo stesso Steno con "Mi faccia causa",oltre trent'anni dopo:la giornata del pretore Salomone,conservatore e polemico,alle prese con vari personaggi che si presentano al suo giudizio con storie balzane.Dal prete coinvolto in una rissa (Walter Chiari),alla moglie sospettata d'adulterio,con filmino amatoriale a sorpresa,alla donna imputata di adescamento che in gioventù aveva fatto battere il cuore proprio al protagonista (Silvana Campanini),al celeberrimo Nando Mericoni,che qui si presentò per la prima volta sul grande schermo,e che nel finale ha l'occasione di ribeccare allo stadio il pretore stesso. Certo,Peppino De Filippo era già una garanzia,e sfoggia la riottosità tipica della sua comicità con personalità e vigorosa,amabile maschera da burbero,ma la sceneggiatura ha momenti più ispirati,altri meno.Tutto sommato garbato,il film trova il suo meglio nel lungo episodio con Alberto Sordi,che si impossessa per un quarto d'ora abbondante dell'attenzione dello spettatore,con un carattere che rimarrà nelle simpatie degli italiani,tanto da dedicargli un film intero e un altro episodio anni dopo,in "Di che segno sei?".Buone le prove dei caratteristi intorno,moderato il divertimento negli altri episodi.
IL GIUDICE E L'ASSASSINO (Le juge et l'assassin,F 1976)
DI BERTRAND TAVERNIER
Con MICHEL GALABRU,PHILIPPE NOIRET,Isabelle Huppert,Jean-Claude Brialy.
DRAMMATICO
Dalla vicenda vera dell'ex-militare,anarchico e simpatizzante socialista Joseph Vacher,qui chiamato Bouvier,nella Francia di fine XIX secolo,vagò per le campagne transalpine scannando giovani pastorelli e pastorelle,la terza regia di Bertrand Tavernier,che ricostruisce la faccenda,basando i due terzi del racconto sul rapporto tra l'omicida,che descrive oscillante tra crisi mistiche e furori contestatori,e il magistrato Rousseau,che instaura con lui un dialogo robusto.Se il detenuto,stimolato anche dalle maniere bonarie e dall'apparente condiscendenza del magistrato,spera in una clemenza finale,l'uomo di legge in realtà lascia sfogare l'altro per individuare la falla nell'infermità mentale,aspettando il momento giusto per mandarlo alla ghigliottina.Entrambi gli uomini hanno un rapporto contrastato e turbolento con l'altro sesso,e se uno appunto è aggredisce,stupra e uccide,l'altro,mammone e incapace di corteggiare come si deve una signora,compirà un gesto non meno ignobile con la stessa.Fotografato con eleganza,allestito con cura,"Il giudice e l'assassino" è un dramma storico-giudiziario interessante,con due attori d'alta categoria quali Galabru e Noiret a darsi la battuta,sferzante quando ci vuole,con comprimari non meno importanti come la Huppert e Brialy:su un dilemma etico (se è condannabile un assassino,reo di aver distrutto giovani vite,eticamente come va reputato un uomo chiamato a giudicare,che abusa della fiducia di un imputato per blindarne la colpevolezza?),in un quadro di cambiamenti storici e idealistici ,visto che sono in dirittura d'arrivo le scalpitanti idee socialiste,un testo complesso e ben gestito,sia a livello di sceneggiatura,che di regia.
CAPTAIN AMERICA-The winter soldier
(Captain America-The winter soldier,USA 2014)
DI ANTHONY E JOE RUSSO
Con CHRIS EVANS,SCARLETT JOHANSSON,Samuel L.Jackson,Robert Redford,Anthony Mackie.
AZIONE
"Cap",dopo essere giunto sugli schermi nel 2011,in un film che ne racconta la genesi e la prima avventura,e aver fatto parte dell'armata macinamiliardi "The Avengers",ritorna al cinema in una seconda avventura,tratta da una miniserie già esistente su carta stampata:questa volta c'è qualche riferimento al passato guerresco del supereroe più "comune" dell'universo Marvel (non vola,non prende fuoco,non ha caratteristiche "animalesche",è un uomo potenziato fisicamente,e abilissimo nel combattere e organizzare),ma siamo immersi in una spy-story d'azione in tutto e per tutto figlia dell'era paranoica post-11 Settembre.Ove l'America si interrogò seriamente sulla necessità di abbattere ogni diritto alla privacy in nome di una sicurezza relativamente consolidata,che facesse della guerra preventiva (quindi,un processo-esecuzione alle intenzioni) un nuovo modus operandi delle potenze occidentali.Per quanto possa sembrar paradossale,Capitan America è un eroe pregno di patriottismo,vero,ma anche critico,non schierato a priori con i governi,sostanzialmente un campione degli ideali,e non della politica.Qua è di scena una corsa alle armi e alla distruzione di potenziali fonti di pericolo per gli Stati Uniti,e se le frizioni tra il Vendicatore dalla tuta bianca,rossa e blu e il suo contatto diretto con lo SHIELD (la versione marvelliana della CIA) Nick Fury sulla concezione di quel che si può e deve fare per il bene comune ci sono fin dall'inizio,è quando scatta un piano a scatole cinesi all'interno proprio dell'agenzia,che cominciano i guai:e fidarsi del prossimo sembra sempre di più un azzardo mortale.Passando di mano da Joe Johnston,professionista che proprio con il primo "Captain America" ha realizzato uno dei suoi titoli migliori, ai fratelli Russo,responsabili della commediola "Io,te e Dupree",la saga del Crociato con lo scudo prende sempre di più la china dell'action thriller,e sostiene con forza la necessità di un libero arbitrio per la democrazia USA,senza decisionismi falsamente rassicuranti,in realtà facciate di pericoli per lo stato della nazione.Ben costruito nel racconto,"The winter soldier" è una maniera spettacolare di parlare di politica e società americana,avvincente nei colpi di scena disseminati nella trama:cast funzionale e con prove meno caricate di diversi comic-movies,ma c'è da dire che Chris Evans,come già evidente in "Snowpiercer" non è solo un figliolone vitaminico,ma anche un interprete che potrebbe mettersi alla prova con altri titoli,e,senza anticipare niente,meritevole di menzione la prova da non protagonista di Robert Redford,che con una semplice e disincantata alzata di sopracciglia imprime un vero e proprio cambio di registro al proprio personaggio.