lunedì 14 gennaio 2013


MANNAJA (I,1977)
DI SERGIO MARTINO
Con MAURIZIO MERLI,John Steiner,Philippe Leroy,Martine Brochard.
WESTERN
L'onda abbastanza lunga del "western spaghetti" era già praticamente passata,eppure alcuni ci credevano ancora,al punto da piazzare di nuovo uomini soli e in cerca di vendetta sopra un cavallo,armati e duri a morire:Sergio Martino usa un Maurizio Merli per una volta transfuga dal poliziottesco,ne fa un ammazzasette  del West che,per far tornare i propri conti intraprende un'ambiguo atteggiamente con i potenti del luogo, e aspetta di compiere la propria personale giustizia.Il pistolero si chiama Mannaja,perchè è abilissimo a lanciare l'accetta,come si nota fin dall'incipit,e come Django,pur sottoposto a tortura e condannato a morte quasi certa dai nemici,saprà spuntarla e,a suon di piombo, andarsene dopo aver mandato all'altro mondo chi ha fatto del male a lui e ad altri personaggi.Sergio Martino passa dal thriller erotico al mondo dei cowboys con scioltezza professionale,non azzecca tutte le mosse,perchè comunque c'è tantissimo dejà-vu in questo lungometraggio,che tuttavia ha buoni tempi narrativi,e si lascia vedere senza annoiare:Merli è meno a proprio agio che con giacca e maglia a collo alto,e pistola nella fondina ascellare,ma è abbastanza credibile,mentre John Steiner,al solito,fornisce un'interpretazione da anima corrotta di una certa efficacia.Molto vicino a "Keoma" con Franco Nero,dell'anno precedente,per atmosfera cupa e poco solare,e anche per la colonna sonora,che è debitrice di quella del film di Castellari,"Mannaja" è un esempio tardivo di western all'italiana,ma non tra i peggiori del genere.

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