sabato 22 settembre 2012


SHARK 3D (Bait,AUS 2012)
DI KIMBLE RENDALL
Con XAVIER SAMUEL,PHOEBE TONKIN,SHARNI VINSON,JULIAN MCMAHON.
DRAMMATICO/AVVENTURA
Gli squali sono sempre un espediente pratico per creare tensione nello spettatore,è risaputo,che compaiano ad un certo punto di un film avventuroso,o siano il pericolo assoluto cui scampare ed aver la meglio,sono,ancor più di tigri ed orsi,gli animali che più spaventano al cinema:l'esempio de "Lo squalo" vale per tutti. Ma,senza fare raffronti anche ingiusti con il grande film spielberghiano,c'è da dire che questo "Bait",venuto dall'Australia,si presentava peggio di com'è in realtà:B-Movie abbastanza onesto con se stesso,ha uno spunto originale quanto astruso,vede infatti un gruppo di sopravvissuti ad uno tsunami che si abbatte sull'isola in cui vivono,di diversa tipologia,perchè ci sono dai poliziotti ai rapinatori,far fronte comune a due grandi squali che,portati dalle correnti,si sono inoltrati uno nel parcheggio sotterraneo dell'edificio,l'altro,il più grosso,a ronzare nel supermercato in cui sono intrappolati i personaggi.Ovviamente le mandibole dei due giganti marini stritoleranno corpi,l'acqua diventerà rossa e qualcuno sopravviverà.... Il film,come si diceva,sfrutta fin troppo gli effetti digitali,costruendo in maniera assai virtuale le scene più spettacolari,e pur non arrivando al grottesco inferocito del "Piranha" di Alexandre Aja,non lesina banchetti a base di esseri umani da parte dei predatori acquatici,e,se si ha un pò d'esperienza di questo tipo di film,si può anche indovinare,in sequenza,chi viene mangiato dagli squali,e chi si salverà.Al di là di questo,il film prende lo schema di "Distretto 13" di Carpenter,e lo miscela a quello dei mostri marini,con urlacci ed effetti gore abbastanza sostenuti:però l'idea di due piani narrativi complementari non è male,e la regia riesce nel non semplicissimo risultato di rendere il racconto fluido e non asfittico. Certo,è un intrattenimento che ha la sua bella dose di scontato,ma non è neanche un lungometraggio che,visionandolo,si prova l'irrefrenabile voglia di abbandonarne la visione.

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