martedì 11 settembre 2012


REAZIONE A CATENA (Ecologia del delitto)
(I,1971)
DI MARIO BAVA
Con CLAUDINE AUGER,LUIGI PISTILLI,Claudio Volontè,Leopoldo Trieste.
THRILLER
In una baia,sulla quale sorge un fitto bosco che a qualcuno farebbe gola sfoltire abbondantemente per costruirvi ville e residences,si comincia a morire malamente,strangolati,trafitti,decapitati o pugnalati,con una frequenza piuttosto impressionante,ed in pochissimo tempo:si comincia con l'anziana proprietaria del terreno attorno all'acqua,una contessa in sedia a rotelle,al cui collo srotolano un cavo e la strozzano,per poi,subito dopo,vedere quello che si suppone essere il suo assassino trapassato da una coltellata letale.Un rompicapo piuttosto movimentato,quello di "Reazione a catena",thriller di Mario Bava che anticipa spaventi ed orrori di molto cinema slasher,anche estero.Girato con perizia,come al solito,giocando anche con maligna ironia su stacchi di montaggio sapienti,il film è tuttavia abile a lasciare sensazioni ibride.Se da un lato si ammira,infatti,la mano di un regista che non aveva niente da invidiare a chi maneggiava budget considerevoli per mettere su costosi colossi con divi da nome a caratteri cubitali sui manifesti,anzi,ha insegnato a girare a molti registi non ancora tali ( e,purtroppo,viene ricordato sempre troppo poco questo autore di "B-Movie" che è stato tra i grandi fautori del cinema di genere all'italiana),c'è da dire che a livello di logica,di suspence,e di costruzione narrativa,"Reazione a catena" non risponde ad alcuna regola conosciuta del thriller,facendosi prendere la mano da una verve sanguinaria,che fa sembrare la celebre escalation di omicidi dell'argentiano "Tenebre",una raffinata gestione della tensione narrativa.Di un pessimismo solido e senza possibile soluzione positiva sulla natura umana,il copione ci dà dentro in efferatezze,trova il lupo in ogni agnello,e si chiude su una mossa beffarda di sceneggiatura e regia.Scombinato,anche sgangherato quanto estroso (la scena di Simone che si allontana dalla propria baracca mentre impazza l'orchestra con un brano adattissimo agli struggenti melò alla "Anonimo veneziano" dell'epoca....),per un cinefilo è una tappa quasi obbligata,ma c'è da capire anche chi possa terminare la visione con una considerevole perplessità.

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