lunedì 14 novembre 2011

DI ROMAN POLANSKI
Con NASTASSJA KINSKI, Peter Firth,Leigh Lawson,John Collin.
DRAMMATICO

Storia di una disgraziata che inciampa in ogni passo sbagliato possibile della propria esistenza,con l'unico pregio di una bellezza che tutti bramano,"Tess dei D'Urbevilles" viene portato sullo schermo da Roman Polanski prima di un lungo silenzio durato sette anni,fino a "Pirati",divertissement intellettuale con Walter Matthau:il racconto della contadinella che sbaglia spesso a chi donare virtù e cuore diviene il film più apertamente letterario dell'autore di "Rosemary's Baby",che con eleganza dipinge paesaggi a colori smorti sebbene densi,e narra una vana ricerca della felicità,alla quale nuoce una sostanziale mancanza d'intelligenza pratica.Vincitore di tre Oscar per la scenografia,fotografia e costumi,tutti e tre molto meritati,"Tess" è una lunga epopea ambientata in un'Inghilterra alle soglie della rivoluzione industriale,con attori poco noti,tranne appunto la bellissima protagonista,all'epoca emergente e già vista in "Così come sei" in Italia,una storia d'amore a troppe facce,contrassegnata dal pessimismo che vuole indirizzare al peggiore dei finali la poverella.Raccontato con gusto d'impaginatore e di intellettuale per una volta votato ad omaggiare i classici,il film è un melò senza ritegno,che evita di spingere sul versante-lacrime,ma evidenzia in tutta la sua miseria la crudeltà di un mondo classista al quale la Storia non ha mai imposto sconti.
DI ALESSANDRO GENOVESI
Con FABIO DE LUIGI,Cristiana Capotondi,Monica Guerritore,Alessandro Siani.
COMMEDIA
DI 

Non è la versione italiana di un film di successo estero,come "Benvenuti al Sud",ma quella di una sitcom di successo,inglese.La travagliata vigilia di un imbranato alle prese con la famiglia della futura sposa,un coacervo di persone poco simpatiche e di un'ostilità naturale,consiste in figuracce e guai vari che complicano ulteriormente la già pesantissima atmosfera:dal gulash nascosto in tasca e lanciato dalla finestra sulla serra di casa,il cane gettato nella betoniera,una robusta ed insistita tastata ai seni della bella suocera data per sbaglio,fino a mandare la nonna della fidanzata in coma,al povero De Luigi capita di tutto,e,ciliegina sulla torta,si porta dietro il collega napoletano Siani a combinare altri disastri.L'esordio di Paolo Genovesi,che si ritaglia la particina del prete pignolo,non è di quelli che mozzano il fiato:non riesce mai a dare il ritmo giusto ad una pellicola che proprio nella giusta scansione di scene e montaggio troverebbe uno dei suoi punti forti,la formula ereditata dalla sit-com non si sposa bene alla formula-film,perchè appunto ogni giorno corrisponderebbe ad una puntata della serie,e a livello consequenziale la storia è improbabile.Del cast il protagonista esagera con mossette ed espressioni facciali,Catania e la Guerritore sembrano fuori luogo e poco a loro agio,la Capotondi dona una giusta isteria di ritorno alla sua sposina in pectore,e Siani ha troppo poco spazio per risaltare.Difficile divertirsi davvero,più facile lasciarsi andare agli sbadigli.

giovedì 10 novembre 2011

LA PELLE CHE ABITO ( La piel que habito,ES 2011)
DI PEDRO ALMODOVAR
Con ANTONIO BANDERAS,ELENA ANAYA,Marisa Paredes,Blanca Suarez.
DRAMMATICO/THRILLER
Vincere l'Oscar non ha portato maggiori fortune a Pedro Almodòvar:nella decade successiva al meritatissimo trionfo agli Academy Awards con "Tutto su mia madre",il cineasta iberico ha realizzato una manciata di film che sempre di più hanno scontentato i fans e la critica solitamente favorevole al cinema dell'autore di "Legami!".E neanche la ricongiunzione con il divo che Almodòvar stesso scoprì e lanciò,Antonio Banderas,tornato a lavorare in una pellicola spagnola dopo anni di Hollywood,è riuscita a ricreare l'evento:gli incassi di "La pelle che abito",dopo l'interesse dei primi giorni,si sono rapidamente sgonfiati,e sui giornali i recensori hanno perlopiù mostrato il pollice verso.La storia,tratta dal romanzo noir ad un passo dall'horror "Tarantula",sfiora le corde grottesche tipiche del mondo almodòvariano,ma senza alcuna ironia a far da lubrificante:un chirurgo di non specchiata virtù rapisce il presunto stupratore della figlia,lo imprigiona e gli cambia sesso,divenendone in seguito l'amante,ma finisce tutto in tragedia e nel sangue.Si è parlato del mito frankensteiniano,dell'uomo di scienza che vuole sostituirsi a Dio,dei canali imprevisti delle passioni e della sessualità, ma più che altro la sceneggiatura di questo "horror dell'anima",come lo ha definito il regista,è scombinata fin troppo,procedendo per ellissi narrative,togliendo di mezzo personaggi alla brava,costruendo dal nulla un innamoramento per la "Creatura" da parte del perverso medico,andando a casaccio nella struttura a scatole cinesi che ormai contraddistingue il cinema dell'autore da "La mala educaciòn" in poi.Banderas fornisce una prova elegante ma senz'anima,Elena Anaya emana fascino sia nuda che vestita,ma il film non funziona,non è memorabile e non coinvolge,soprattutto,come molte altre pellicole dirette anni fa da questo regista che forse non ha più niente di molto interessante da dire.